Ambiente

Mini-bus, maxi sostenibilità

Dalla fabbrica di Frosinone hanno conquistato le strade di mezzo mondo. Ora, dopo uno stop alla produzione, i full electric Gulliver - targati Tecnobus - sono pronti a ripartire
Credit: Via tecnobus.it
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 novembre 2022 Aggiornato alle 13:00

Se sei statə a Roma o a Firenze negli ultimi anni, ci sono buone probabilità che tu li abbia incontrati: sono i minibus elettrici Tecnobus, che assicurano la mobilità sostenibile in quasi 50 città europee. Dopo uno stop alla produzione, ora sono pronti per tornare a viaggiare. In modalità full electric, ovviamente.

Prodotti nel cuore della Ciociaria, questi piccolissimi autobus Made in Frosinone misurano 5,2 metri – non molto di più di un grosso Suv – ma possono ospitare fino a 30 persone. L’alimentazione elettrica e le piccole dimensioni ne fanno il mezzo più adatto alla circolazione nei vicoli dei centri storici. Il debutto di questi rivoluzionari minibus, però, è stato molto più glamour. Soprattutto, è stato pionieristico, in un’epoca in cui il diesel era il motore del momento e in cui parlare di “elettrico” sembrava ancora un miraggio.

Il primo progetto, infatti, risale al 1987, quando fu realizzato un mezzo di trasporto più piccolo per il Forte Village in Sardegna che, secondo l’azienda, è ancora in funzione. La prima città a vederne le potenzialità per gestire il traffico cittadino è stata invece Firenze, che li ha adottati già nel 1994. L’hanno seguita Roma e diverse città in giro per il mondo, non solo in Spagna, Germania, Inghilterra e Portogallo ma anche Canada e Taiwan.

Una storia di successi che, però, si è interrotta durante gli anni Duemila, fino allo stop del 2019. Oggi, però, la storia di Tecnobus riparte da Gulliver, il minibus che è già pronto per tornare in strada. Ad avviare il nuovo corso della mobilità elettrica 4.0 targata Frosinone è stato Paolo Marini, general manager di Icap, il gruppo che nel 2021 ha acquistato Tecnobus per rilanciarla.

«Ci avevano detto che sarebbero stati necessari un paio d’anni per ricertificare tutto e tornare operativi: abbiamo impiegato solo 8 mesi. E lo dobbiamo allo spirito di corpo del nostro personale. Sono tornati tutti, comportandosi come se la fabbrica fosse la loro. Non finirò mai di ringraziarli» ha spiegato Marini in occasione della cerimonia di pre-apertura.

Ora è tempo di guardare al futuro, non solo in termini commerciali – il piano di sviluppo prevede l’assunzione di 150 persone per produrre 250 mezzi l’anno in 5 anni – ma anche di sostenibilità. L’obiettivo è inserirsi nella transizione ecologica in corso, anche grazie a un dialogo con le università: «nel nostro territorio ci sono diversi poli universitari di spessore, come l’università degli studi di Roma, La Sapienza, e l’Università degli studi di Cassino. L’idea è quella di aprire un laboratorio che si interessi alla mobilità e che coinvolga anche la Regione Lazio».

Una spinta arriverà anche dal Pnnr, ma la domanda c’è, le difficoltà stanno nell’individuare le giuste competenze e professionalità per poter rispondere alle esigenze del mercato: «Stimiamo che grazie alla spinta del Pnrr si possa arrivare a un mercato di 500 mezzi all’anno. Una volta esaurita la spinta del Pnrr ci si attesterà sui 250 mezzi. Scommettiamo sulla sensibilità delle amministrazioni pubbliche: se ogni Comune si dotasse di un solo bus elettrico questo Paese abbatterebbe in modo sensibile le polveri sottili che lo soffocano. C’è tanto lavoro da fare. Rispetto alla domanda c’è poca capacità produttiva. La sfida si gioca su questo passaggio».

Leggi anche