Futuro

Mastodon: il nuovo Twitter?

I piani di Elon Musk per il social dell’uccellino stanno facendo fuggire molti utenti verso una piattaforma che esiste da molti anni. Sarà quella la nuova frontiera della conversazione globale?
Credit: Muhammad Ata/IMAGESLIVE via ZUMA Press Wire
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8 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Twitter sta morendo, ma non si sa ancora bene di cosa e come e quando. Ci sono delle ipotesi, tutte abbastanza affidabili, e gli utenti storici ci stanno dentro come Leonardo DiCaprio e Kate Winslet sulla poppa del Titanic che sprofonda nell’oceano. Sanno che succederà a momenti, e da lassù fissano l’acqua scura, che sciaborda contro il corpo della nave spezzata nella quiete ingannevole che precede la formazione di un gorgo infernale.

Scusate se sono drammatica, è che sto su Twitter da quindici anni, Twitter è – senza dubbio – la mia piattaforma social preferita, e i piani che Elon Musk ha annunciato negli ultimi giorni non possono che portare alla sua disintegrazione. Sempre che poi li segua: Musk non sembra avere proprio una strategia precisa. Questo se non contiamo che ha finito per comprarsi tutta la baracca solo perché costretto da un contratto capestro, e che – da proprietario unico – non ha idea di come gestire il complesso intreccio di utilità pubblica e rendita privata che rende Twitter un caso unico e di difficile soluzione anche per i molto esperti (e per i suoi stessi fondatori).

Non vi voglio tediare con le mie opinioni sul personaggio e sulla fine che rischia di fare Twitter nelle sue mani, ne hanno parlato in tanti e l’opinione condivisa è che la piattaforma diventerà in breve una landa desolata, perché non tutti possono fare tutto, e forse qualcuno avrebbe dovuto dirlo a Elon Musk prima che si convincesse di essere un genio di livello assoluto, capace di salvare il mondo, la libertà di parola e anche di far fruttare una piattaforma in perdita. È un lutto che dovrò elaborare in qualche modo, e come molte altre persone sono salita sulla navicella di salvataggio offerta da Mastodon, una piattaforma abbastanza simile a Twitter ma anche completamente diversa.

Noterete che non ho messo un link. Il motivo è che Mastodon non è una piattaforma, in senso stretto, ma una federazione di comunità (instances in inglese, tradotto in italiano con un falso amico, “istanze”), ognuna con le sue regole, i suoi argomenti, la sua gente, la sua lingua. Un sistema che esiste da diversi anni, con una comunità piccola ma affezionata e che finora ha vissuto in pace. Se la rete fosse una galassia, gli utenti di Mastodon sarebbero un po’ come gli Ewok, o i Wookiee: hanno il loro pianeta e si fanno i fatti loro. Qualche pianeta è più bellicoso di altri? Nessun problema, la federazione (si chiama veramente così!) lo esclude dalle rotte galattiche. Se vuoi ci puoi pure andare, ma sei isolato. Fuor di metafora: ti parli addosso.

Io sono atterrata sul pianeta più popoloso, Mastodon Uno, semplicemente perché non sapevo dove altro andare e ‘me piace da chiacchiera’, come diceva Sabrina Ferilli in quella famosa pubblicità. Nel giro di pochi giorni ho scoperto che nell’istanza che ho scelto non si possono postare link tracciabili dai social commerciali (ok), non si possono dire parolacce (già più difficile, per me) e l’uso di lingue diverse dall’italiano è fortemente sconsigliato. Se non ti piace vai altrove, mi dicono i moderatori (non con queste parole, ma il senso è quello). Se ti sposti, però, tutto il contenuto che hai generato si perde. Devi ricominciare da capo. Poco male, a questo stadio, mi dico. Ma dove vado?

Ammesso e non concesso che riesca a prendere una decisione: in due giorni di uso semi-intensivo non ho ancora capito come si cambia istanza, e mi pare di avere almeno superato il livello di comprensione “timeline locale vs timeline federata”. Mi sto già scontrando con il secondo gigantesco problema di Mastodon, che poi è il primo: non si capisce niente (non posso dire parolacce neanche qua, mi sa). O meglio, chi ci sta dentro da prima ti dice cose sul funzionamento della piattaforma in una lingua che sembra italiano, ma che non comunica alcun contenuto comprensibile. Forse è wookiee, e il motivo per cui non li capisco è che non ho frequentato abbastanza gli amici di Chewbacca. Immagino che se ci resterò e imparerò a usarla, prima o poi anche io mi esprimerò in questa lingua misteriosa, e dirò a tutti i nuovi arrivati “È facile!” di cose che non sono facili per niente, o quantomeno non molto intuitive. E comunque i tweet qui si chiamano “toot”, e se nell’intenzione degli sviluppatori quello era un riferimento al barrito dell’elefante, forse qualcuno dovrebbe far notare che in inglese toot è un modo per dire “puzzetta”. Insomma, ogni volta che posti… vabbe’. Ci siamo capiti.

Insomma, se vieni da Twitter è come tornare a Windows 95 su un Pc del 2002 essendo un utente Mac aggiornato almeno a OS Monterey. O per i non tecnologici: scendere da una Harley Davidson e salire su una Graziella del ’75. La lentezza – dovuta al sovraccarico dei server per l’afflusso improvviso di tutti questi scappati di casa – è il problema minore: Twitter ci ha abituati a una serie di funzionalità a cui è difficile rinunciare. I thread, per esempio, che servono a fare ragionamenti lunghi scrivendoli in maniera ordinata e pubblicandoli tutti in una volta, così che anche nella timeline altrui compaiano raggruppati a partire dal primo tweet. Ma pure le GIF, che per noi simpaticoni dell’internet sono un linguaggio corrente. La possibilità di citare un tweet aggiungendo un commento. Ma pure, tristemente, la meravigliosa funzionalità di traduzione dei tweet che mi permette di leggere cose in lingue che non conosco, e afferrarne quantomeno il senso generale.

Mastodon è un gioco di scatole in cui tutto è pensato per minimizzare la meravigliosa casualità che ti porta a scoprire persone, cose, argomenti nuovi solo perché li seguono le persone che segui. Con poche centinaia di persone che seguo, mi mancano tutte le community che mi facevano divertire, mi fornivano informazioni preziose e occasioni di scambio. Mancano giornalisti, politici, testate. E dato che ognuna di queste scatole è progettata proprio per proteggere le persone al suo interno, manca la permeabilità a mondi non proprio vicini al mio, ma che voglio continuare a sapere che esistono.

Insomma: manca Twitter, perché Mastodon è un’altra cosa e Twitter forse non ci sarà più, almeno non come lo conosciamo. È la fine di un’epoca e forse l’inizio di un’altra, ancora non lo sappiamo, ma non provate a chiederlo a Elon Musk. Perché è chiaro che non lo sa neanche lui.

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