Ambiente

Cara Premier Meloni, aiuti ad “aiutarli a casa loro”

La mia speranza è che la presidente del Consiglio, in Egitto il 7 e l’8 novembre per la Cop27, promuova il Loss&Damage, iniziativa che permetterà di governare l’immigrazione. E la crisi climatica
Credit: EPA/REHAN KHAN
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4 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Cara Premier Meloni,

il Pakistan sta vivendo uno dei peggiori disastri ambientali degli ultimi anni. Un terzo del Paese è rimasto sott’acqua per settimane a causa di acquazzoni fuori scala, 1.325 persone sono morte e 33 milioni sono state colpite forzate ad abbandonare le proprie abitazioni dalle piogge torrenziali che hanno inondato il sud del Paese.

Una valutazione su perdite e danni stima a 14,9 miliardi di euro gli impatti su abitazioni e infrastrutture e in 15,2 miliardi di euro le perdite economiche legate allo stop alla produzione specie nel settore agroalimentare.

16,3 sono i miliardi necessari per ricostruire in maniera resiliente le infrastrutture per fare fronte a futuri shock ambientali. Cifre da capogiro per una nazione in rapido sviluppo, ma ancora economicamente debole come il Pakistan.

Agricoltura, allevamento e i settori dei trasporti e delle comunicazioni hanno subìto i danni più significativi, rispettivamente 5,6 miliardi di euro, 3,7 miliardi di euro e 3,3 miliardi di euro.

Il Sindh è la provincia più colpita con quasi il 70% dei danni e delle perdite totali, seguita da Balochistan, Khyber Pakhtunkhwa e Punjab.

In queste regioni si stima che centinaia di migliaia di abitanti diventeranno profughi interni.

Di questa massa di sfollati, chi ha la possibilità di tentare la sorte all’estero, vedendo il proprio futuro sfumare a casa propria, diventerà un rifugiato climatico e prenderà la rotta della disperazione verso l’Europa o magari i Paesi del Golfo.

Donne e bambini entreranno nel vortice della tratta, chi venduto per lavoro, chi per sesso o in moglie, andando ad allargare i profitti criminali, come avviene spesso dopo ogni tragedia, un fenomeno che ho raccontato in passato per altri disastri come il terremoto del Nepal.

Nel caso del Pakistan, come in quello di tante altre nazioni, dal Corno d’Africa allo Yemen, il responsabile centrale di questi disastri è il cambiamento climatico che ha reso più vulnerabili proprio quei Paesi che meno hanno contribuito alle emissioni complessive di gas serra.

Lunedì 7 novembre inizia la Cop27, la conferenza Onu sul clima che ha l’obiettivo di creare meccanismi di mitigazione delle emissioni e di adattamento ai fenomeni oramai evidenti del clima. Sul piatto ci sono tantissimi punti da affrontare: il miglioramento degli impegni di ridurre le emissioni dei Paesi (Nnd, attualmente insufficienti secondo l’UN Gap Report 2022 per raggiungere gli obiettivi che la scienza ritiene sicuri), il miglioramento dei meccanismi di trasparenza del reporting, un obiettivo globale sulle emissioni fuggitive di metano (potentissimo gas serra), il potenziamento delle risorse economiche per l’adattamento e in generale la debolezza della finanza climatica, che non ha fatto passi avanti rispetto all’ultimo incontro di Glasgow.

Meno noto ai non addetti ai lavori è il meccanismo del Loss&Damage, in italiano perdite e danni, una facilty economica finalizzata a compensare i Paesi più vulnerabili dei danni e le perdite subite a causa del clima – come il Pakistan – con il sostegno di quei Paesi ricchi che hanno costruito la propria ricchezza e lo sviluppo emettendo ingenti quantità di CO2 e CH4.

Il Loss&Damage venne proposto nel 1991, dall’Aosis, il gruppo dei piccoli stati insulari, con l’obiettivo di creare un pool assicurativo internazionale per “risarcire le piccole isole più vulnerabili e i Paesi in via di sviluppo costieri bassi per le perdite e i danni derivanti dall’innalzamento del livello del mare”.

Nella proposta iniziale, il contributo di ciascun Paese a questo pool sarebbe determinato dalla propria quota di emissioni globali proporzionata al prodotto nazionale lordo globale, una formula modellata sulla “Convenzione supplementare di Bruxelles del 1963 legata responsabilità civile in settore dell’energia nucleare”.

Dopo molti anni di melina, a COP27, la prima conferenza Onu sul clima in Africa da 12 anni, si torna infine discutere seriamente di questo meccanismo. Per i Paesi più ricchi è ovviamente uno spauracchio, dato che come dice John Kerry, significherebbe «sborsare migliaia di miliardi di dollari», in un momento storico che molti Stati sono alle prese con gli effetti della guerra, con l’inflazione e un nuovo stallo economico.

Eppure non lavorare per creare una facilty per trovare soluzioni innovative e omnicomprensive a questo problema significa condannare numerosi Paesi della fascia tropicale al default economico, insicurezza sociale e infine a ondate migratorie sempre più imponenti verso altri Stati, inclusa l’Europa. Oggi si parla di linea dura sui migranti, di chiusura dei porti, di nuovi meccanismi oltremare per valutare le richieste di asilo, evitando le rotte della paura tra Balcani, Spagna e Mediterraneo. Ma in situazioni di collasso e di failed state, queste soluzioni potrebbero essere risibili.

Oggi, quindi, oltre nuovi meccanismi finanziari per la mitigazione e adattamento (carbon tax globale, ampliamento dei prestiti da parte delle banche multilaterali di sviluppo, nuovo ruolo di Fmi e Banca Mondiale, emissione di nuovi Special Drawing Rights, etc), serve creare questa facility per il Loss&Damage e finanziarla, cercando soluzioni innovative per erogare soldi con efficacia. Per esempio, rendendoli condizionali solo per quei Paesi che mettono in piedi strutture anticorruzione o riescono a rendere più efficiente lo stato di diritto nei propri confini (favorendo quindi investimenti in mitigazione, come gli impianti di rinnovabili, o in adattamento).

A Cop27 nei primi giorni di lavori parteciperanno le più alte cariche degli Stati Membri Onu per presentare nuovi e più ambiziosi impegni nazionali e dare la linea politica ai lavori della Conferenza delle parti.

Oltre agli impegni di riduzione delle emissioni e ai piani di adattamento (questi speech sono una sorta di linea programmatica a cui i politici dovranno attenersi nel proprio mandato), i capi di Stato potranno esprimersi sull’importanza di iniziative specifiche. Come il Loss&Damage.

Dunque l’appello per il premier Giorgia Meloni è di sostenere nel suo discorso ufficiale la creazione di un percorso istitutivo della facility del Loss&Damage che possa aiutare i Paesi vulnerabili colpiti da eventi catastrofi e ridurre la necessità dei cittadini e cittadine di migrare, dando la possibilità di ricostruire la propria vita nei luoghi di appartenenza.

Per reperire le risorse serviranno nuovi meccanismi finanziari innovativi, che sia una tassa sui bitcoin oppure una riduzione del debito dei Paesi colpiti, oppure prestiti da parte delle banche multilaterali a tasso minimo, condizionati a riforme governative per migliorare la gestione del rischio (sulla linea della struttura del Pnrr e di NextGenEu), oppure un contributo del mondo assicurativo globale.

Ci si doti di una timeline, puntando a rendere operativa la facilty per il Loss&Damage rendendola operativa non oltre il 2030.

Si tratta di creare un meccanismo per proteggere tutti, Stati vulnerabili e Stati ricchi. Basti pensare a nazioni come Libia, Egitto, Bangladesh, con cui l’Italia ha importanti scambi commerciali, e che sono terra di partenza di molti migranti in cerca di fortuna o di asilo nel nostro Paese. Ulteriore instabilità in queste nazioni danneggerebbe inevitabilmente anche l’Italia e renderebbe ingovernabili i flussi.

Speriamo quindi che l’Italia possa farsi promotore del Loss&Damage, iniziativa che si può dire allineata agli interessi di questo governo di preservare l’identità italiana del Paese e di governare i fenomeni migratori dall’estero. Sostenendo nuovi schemi di finanziamento per la mitigazione e l’adattamento, specie nei Paesi più poveri e vulnerabili si contribuirà altrettanto alla stabilità geopolitica che necessitiamo per prosperare a livello planetario. La devastazione climatica porta solo criminalità, violenza, instabilità politica, terrorismo, collasso economico, migrazioni incontrollate (160 milioni i rifugiati climatici stimati a fine secolo).

Cara Presidente del Consiglio, il suo discorso sarà rivelatore di che Italia aspettarsi nei prossimi anni: la sicurezza passa da qua. L’Italia supporti il Loss&Damage.

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