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Leghista ante litteram: chi è Massimiliano Romeo?

Breve biografia del capogruppo della Lega Nord al Senato
Il leader della Lega Matteo Salvini (D) con i colleghi senatori Massimiliano Romeo (S) e Roberto Calderoli (C) durante il voto di fiducia sul decreto fiscale al Senato, Roma, 17 dicembre 2019
Il leader della Lega Matteo Salvini (D) con i colleghi senatori Massimiliano Romeo (S) e Roberto Calderoli (C) durante il voto di fiducia sul decreto fiscale al Senato, Roma, 17 dicembre 2019 Credit: ANSA/ RICCARDO ANTIMIANI
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21 ottobre 2022 Aggiornato alle 19:00

In Senato se non parla Salvini, parla lui.

Massimiliano Romeo è stato rieletto capogruppo dei senatori leghisti.

Il suo percorso è quello da leghista della prima ora. Sempre fedele al partito e al suo leader, Matteo Salvini.

Nato a Monza nel 1971, Romeo si avvicina da giovanissimo alla Lega.

Nel 1994, a 23 anni, è già coordinatore federale del Movimento giovani padani, carica che ricopre fino al 1997.

La prima esperienza nella politica nazionale è una delusione: candidato alla Camera nel 2006 non viene eletto.

Si rifà alle Regionali del 2010 dove è eletto consigliere per la provincia di Monza Brianza, ruolo riconfermato nel 2013.

Da consigliere è tra i promotori del referendum che punta all’abrogazione della Legge Merlin che nel 1958 aveva abolito le case chiuse. «È ora di dire basta a certa ipocrisia e far emergere questo mercato sommerso», è il leit motiv della Lega di quegli anni. Della proposta non si saprà più nulla mentre Romeo resta in corsa e nel 2018 è eletto al Senato diventando capogruppo nell’estate dello stesso anno.

Le sue posizioni sono sempre in linea con quelle del suo leader Matteo Salvini. Romeo ne difende anche le scelte più contestate come quella di fare cadere il primo governo Conte nell’estate del 2019 oppure le sue idee “morbide” sulle sanzioni contro la Russia. «Alcune sono da eliminare per il bene di tutti», fa sapere durante l’ultima campagna elettorale.

Quattro anni sotto i riflettori guadagnandosi la fama di punto di riferimento nel complicato universo leghista. Un’unica battuta d’arresto nel 2021, quando la Corte d’Appello di Milano conferma la sua condanna per peculato, con sospensione condizionale e non menzione nel casellario giudiziale, nell’ambito dell’inchiesta sulle “spese pazze” dei consiglieri regionali in Lombardia.

Durante la campagna elettorale suona la grancassa leghista. Accusa la sinistra di essere “nervosa” e alla continua ricerca di divisioni nel centrodestra.

Propone la pace fiscale e la flat tax e annuncia che con il suo partito al governo «spariranno mascherine e green pass».

Alle elezioni del 25 settembre viene eletto al Senato e a ottobre è confermato capogruppo.

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