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Dov’è finita Elnaz Rekabi?

Dopo la partecipazione ai campionati asiatici della Federazione Internazionale di Arrampicata Sportiva, l’atleta iraniana che ha gareggiato senza l’hijab era scomparsa. Ma stamattina ha pubblicato una storia su Ig
Credit: Mickael Chavet via ZUMA Wire
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
18 ottobre 2022 Aggiornato alle 17:00

Ha scrutato la parete grigia per qualche secondo, poi si è appesa alla sporgenza gialla e ha iniziato a scalare. Ma, per la prima volta in una competizione, Elnaz Rekabi l’ha fatto senza l’hijab, mostrando la sua chioma di capelli scuri raccolta in una coda di cavallo.

Il suo gesto ha fatto il giro del mondo e non è passato inosservato né alla Repubblica islamica né a chi protesta da settimane contro il regime di Teheran. Per questo i suoi familiari si sono preoccupati quando, lunedì, hanno perso le sue tracce: l’ultima volta che l’avevano sentita, aveva detto di essere con un funzionario iraniano. Ma stamattina, dopo ore di silenzio, si è fatta viva su Instagram.

Ha pubblicato una storia sul suo profilo personale intorno alle 10 (ora italiana): con un breve testo in lingua persiana, bianco su sfondo nero, la campionessa classe 1989 si è scusata “per le preoccupazioni che ho causato”, ha spiegato in poche righe che il problema con il suo hijab sarebbe avvenuto “non intenzionalmente” e ha detto che tornerà in Iran con la sua squadra “come prestabilito”.

Queste parole confermerebbero quanto dichiarato dall’Ambasciata iraniana a Seul: “La signora Elnaz Rekabi ha lasciato Seul per l’Iran la mattina di martedì 18 ottobre, dopo la fine della competizione di arrampicata su roccia del Campionato asiatico che l’ha vista conquistare il quarto posto. L’Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Iran in Corea del Sud nega con forza tutte le notizie false, le bugie e le informazioni errate sulla signora Elnaz Rekabi”. Ma le preoccupazioni rimangono.

La legge iraniana impone alle atlete di indossare l’hijab durante gli eventi sportivi e la regola vale anche al di fuori dell’Iran quando le donne rappresentano ufficialmente il paese all’estero. Bbc Persian, il canale televisivo britannico che trasmette in persiano e ha dato per primo la notizia della scomparsa di Rekabi, teme che possa essere portata in prigione al suo rientro in Iran. E non in un carcere qualsiasi, ma in quello di Evin, dedicato ai prigionieri politici, lo stesso in cui è detenuta Alessia Piperno, la trentenne romana arrestata a Teheran il 28 settembre. Lo ha rivelato anche IranWire, il sito d’informazione gestito da giornalisti dissidenti iraniani. Secondo l’emittente televisiva in lingua persiana con sede a Londra Iran International, il volo di ritorno sarebbe già arrivato a Doha, in Qatar, e atterrerà all’aeroporto Khomeini di Tehran stanotte, intorno alle 3:40.

Ieri, 17 ottobre, l’emittente britannica ha riferito che erano stati confiscati sia il passaporto che il cellulare della campionessa. Dopo aver contattato il Garden Seul Hotel, dove alloggiava insieme alla squadra, Bbc Persian ha appreso che l’intera squadra aveva lasciato la Corea del Sud con un giorno di anticipo: secondo il programma il ritorno era previsto per mercoledì.

Elnaz Rekabi è diventata in poche ore un altro simbolo delle proteste che infuocano l’Iran dal 13 settembre, giorno in cui la ventiduenne Mahsa Amini è stata arrestata dalla polizia morale per non aver indossato correttamente il velo e poi è morta dopo tre giorni di coma. Ufficialmente, secondo il rapporto pubblicato dalla Commissione parlamentare la settimana scorsa, Amini non è stata oggetto di alcun tipo di percosse durante la detenzione e “coloro che hanno fatto commenti frettolosi sulla sua morte e fatto il gioco dei rivoltosi saranno perseguiti”.

Rekabi, come Amini, rischia gravi ripercussioni per aver deciso di non indossare l’hijab. Gli attivisti e gli utenti social stanno acclamando il suo gesto di sfida, alcuni stanno anche organizzando un grande raduno per darle il benvenuto. L’anno scorso Rekabi era stata la prima donna iraniana a vincere una medaglia ai Mondiali di arrampicata. In un’intervista a Euronews, nel 2016, aveva parlato delle difficoltà di indossare il velo durante le gare: «L’hijab è molto fastidioso quando fa caldo. […] Ma abbiamo fatto del nostro meglio per trovare vestiti con l’hijab adatti a questo sport».

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