Ambiente

Nucleare: a che punto siamo?

È stato pubblicato il World Nuclear Industry Status Report 2022. Lo abbiamo letto e riassunto per fornirti un quadro sulle centrali nel mondo, sulla loro costruzione e il loro smantellamento
Credit: Johannes Plenio
Tempo di lettura 6 min lettura
17 ottobre 2022 Aggiornato alle 09:00

Il nucleare oggi

Mentre gran parte del 2021 è stato dominato dalla pandemia Covid-19, la fine dell’anno ha visto l’inizio di una crisi energetica globale con livelli di prezzo del gas naturale e dell’elettricità senza precedenti che probabilmente avranno un impatto sul benessere di molti e sui sistemi economici per gli anni a venire.

La guerra in Ucraina ha esacerbato questa crisi e modificherà profondamente la geopolitica internazionale a lungo termine. Per la prima volta nella storia, impianti nucleari commerciali operativi sono stati attaccati direttamente e poi occupati da forze ostili durante una guerra su larga scala.

Il 5 ottobre è stato presentato il World Nuclear Industry Status Report 2022: il rapporto sullo stato dell’industria nucleare nel 2022, che fornisce un’analisi completa dei dati relativi alle centrali nucleari, comprese le informazioni su funzionamento, produzione, costruzione e smantellamento.

Il report, redatto da 9 esperti interdisciplinari provenienti da think tank di alto livello e da prestigiose istituzioni accademiche, valuta anche i programmi di nuova costruzione e, soprattutto, confronta lo sviluppo dell’energia nucleare con le energie rinnovabili a livello globale.

Nel 2021 la quota dell’energia nucleare per produzione di quella elettrica è scesa al 9,8%, per la prima volta al di sotto del 10%, il valore più basso degli ultimi 40 anni (il 40% al di sotto del picco del 17,5% raggiunto nel 1996). A metà del 2022 erano in funzione 411 reattori in 33 Paesi, 7 in meno rispetto al 1989 e 27 in meno rispetto al picco del 2002.

Le statistiche dell’International Atomic Energy Agency (Iaea) mostrano un totale di 437 reattori in funzione nel mondo alla fine del 2021, e comprendono 23 reattori che non hanno generato energia, ma che hanno continuato ad accresce il problema delle scorie nucleari, di difficile gestione specialmente negli Stati Uniti. Ciò nonostante, la produzione di elettricità nucleare nel mondo è aumentata del 3,9%, ma è rimasta al di sotto del livello del 2019.

Viene offerta un’interessante analisi nel ventennio 2001-2021: ci sono stati 98 avvii di nuovi reattori e 105 chiusure. Di queste, 50 sono state avviate in Cina, che continua a essere una grande potenza energivora, sul quale però incombe la previsione a ribasso di crescita del Pil della Banca Mondiale.

Tra gli altri capitoli, il rapporto sullo stato di Fukushima fornisce una panoramica delle sfide in corso dopo il disastro del 2011. L’autorità di sicurezza ha accettato di rilasciare oltre 1,3 milioni di metri cubi di acqua contaminata nell’oceano. La maggior parte dell’acqua dovrebbe essere trattata nuovamente prima di essere diluita e rilasciata, il che richiederebbe almeno 3 decenni: come scritto nel rapporto “il piano rimane ampiamente contestato, sia in Giappone che all’estero”.

Energia nucleare e guerra

Facendo riferimento alla situazione attuale, che ha portato a diverse situazioni inedite, il rapporto contiene un capitolo speciale sull’energia nucleare e la guerra, che tiene conto delle continue minacce su una possibile escalation nucleare.

Va ricordato che la centrale nucleare di Zaporizhzhia è sotto controllo russo da marzo, ed è la più grande d’Europa, per cui si ipotizzava una sua “santuarizzazione”. Come viene sottolineato nel rapporto, nessuna centrale nucleare al mondo è stata progettata per funzionare in condizioni di guerra.

Per quanto riguarda le centrali in Ucraina, la sfida principale consiste nel mantenere il raffreddamento continuo del nocciolo del reattore e della piscina del combustibile esaurito, anche dopo l’arresto del funzionamento del reattore. La mancata dispersione del calore può portare alla fusione del nocciolo con un potenziale rilascio di radioattività.

Il raffreddamento richiede una catena efficace di elementi che forniscano una fornitura affidabile di elettricità e acqua: da qui si comprendono chiaramente gli allarmi, lanciati più volte in questi mesi di guerra, quando si rincorrevano le notizie di interruzione di energia elettrica alla centrale di Zaporizhzhia.

La Russia, inoltre, domina il mercato internazionale nonostante la Cina abbia di gran lunga il maggior numero di reattori in costruzione, addirittura 21 a metà del 2022, ma non sta costruendo all’estero. Al contrario, la Russia sta realizzando 20 nuovi reattori, di cui 17 in altri 7 Paesi, anche se a oggi non è chiaro l’impatto delle sanzioni e di altri potenziali sviluppi geopolitici su questi progetti.

Ma dove sta costruendo Rosatom, l’azienda pubblica russa, questi nuovi reattori? Nel 2021 è iniziata la costruzione di 10 reattori, di cui 6 in Cina; degli altri 4, 2 sono stati realizzati in India, uno in Turchia e uno in terra russa. A metà del 2022 erano in costruzione reattori in due potenziali nuovi Paesi nucleari: Bangladesh e Turchia. Anche l’Egitto, poco dopo, ha iniziato la costruzione di un reattore.

Tutti questi progetti sono realizzati dall’industria nucleare russa Rosatom che non ha molti rivali al mondo: solo le aziende francesi e sudcoreane possono competere nella costruzione di centrali nucleari all’estero. Va sottolineato però che almeno la metà dei 53 progetti di costruzione sono in ritardo.

Le energie rinnovabili e il nucleare

Gli investimenti nelle energie rinnovabili non idroelettriche nel 2021 hanno raggiunto la cifra record di 366 miliardi di dollari. Nel 2021, l’eolico e il solare da soli hanno raggiunto una quota del 10,2% della produzione lorda di energia. Per la prima volta, hanno generato più del 10% dell’elettricità globale, superando il contributo dell’energia nucleare.

Nel 2021, in Cina, che in qualità di seconda potenza mondiale catalizza sempre l’attenzione, la produzione di energia da fonti rinnovabili è cresciuta più velocemente di qualsiasi altra fonte energetica. La produzione di energia eolica è aumentata del 40% e quella solare del 25%. Le turbine eoliche hanno generato il 71% in più di energia rispetto ai reattori nucleari, mentre l’energia solare è rimasta inferiore del 15% rispetto alla produzione nucleare.

Ma l’attenzione del rapporto si focalizza anche sul numero di reattori chiusi, che ha superato per la prima volta i 200 alla fine del 2021, raggiungendo le 204 unità a metà del 2022, 8 in più rispetto a un anno prima. Solo 22 reattori, pari all’11%, sono stati completamente smantellati: di questi, solo 10 unità, pari al 5% di tutti i reattori chiusi, sono stati riportati in siti verdi per un uso illimitato.

Sul fronte nucleare tutto può accadere e anche l’Italia, con il nuovo Governo che tra poco nascerà, dovrà prendere una posizione sul tema: certamente la vicenda è tutta da seguire, nella speranza di una svolta positiva per tutti, soprattutto per il pianeta

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