Ambiente

L’ultima mossa di Cingolani: 9,5 GW di rinnovabili

Il MiTe ha risposto a dubbi e critiche sui ritardi burocratici con un nuovo provvedimento, prima di passare la palla al prossimo governo
Credit: Jan Van Der Wolf
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14 ottobre 2022 Aggiornato alle 14:00

Nel tentativo di fare chiarezza sulle accuse di ritardi ed eccessiva burocrazia nello sbloccare le rinnovabili, il Ministero della Transizione ecologica ha dato una buona notizia: 9,5 GW di impianti verranno messi in esercizio nei prossimi mesi e nel 2023.

Si tratta di una cifra importante dato che, come ci chiede l’Europa anche e soprattutto per smarcarci dalla dipendenza delle fonti fossili, l’Italia per centrare gli obiettivi del pacchetto Fit for 55 deve installare 70 GW di nuova capacità rinnovabile entro il 2030.

L’annuncio del Ministero guidato da Roberto Cingolani arriva dopo una serie di critiche da parte del mondo dell’impresa e degli ambientalisti per eccessivi ritardi nell’agevolare la rivoluzione dell’energia pulita.

Dopo un 2020 quasi fermo a causa del Covid, il bilancio del 2021 sulle rinnovabili - secondo il Renewable Energy Report 2022 del Politecnico di Milano - non è stato buono: dal rapporto si legge infatti che abbiamo aumentato la nostra capacità produttiva di poco rispetto al 2019, quasi “un anno sprecato” dato che nel 2021 la nuova potenza da rinnovabili installata è stata di 1.3 GW (va ricordato che molti fondi destinati agli incentivi sul fotovoltaico, 1,5 miliardi, furono tagliati per far fronte al caro bollette). Ritardi che associazioni come CittadinanzAttiva denunciavano sottolineando che “a distanza di 9 mesi dalla pubblicazione del decreto legislativo di recepimento della Direttiva europea RED II, manca ancora, da parte del MiTe, il decreto attuativo per l’aggiornamento dei meccanismi di incentivazione”.

Adesso però, pochi giorni prima della conclusione del governo Draghi, il MiTe spiega di aver finalmente sbloccato circa 11 gigawatt di nuovi progetti per fonti rinnovabili di energia.

La maggior parte (9,5 GW), secondo i dati Terna, verrà appunto messa in esercizio nei prossimi mesi.

Precisamente il MiTe “ha emanato 63 provvedimenti per 8,2 GW di nuove fonti rinnovabili, e ne sta predisponendo altri 19, per ulteriori 1,1 GW: un totale di 82 provvedimenti per 9,3 GW.

La Commissione tecnica presso il MiTe, inoltre, si è già espressa su 49 progetti (corrispondenti a 2,9 GW), per i quali ora “si attende il parere del Ministero della Cultura” fanno sapere dal Ministero.

“Si tratta di dati in forte controtendenza rispetto al passato - commenta il MiTe - gli impianti entrati in esercizio nel 2021 raggiungevano soltanto 1,3 GW, e nel 2020 non avevano neppure superato gli 0,8 GW. ll governo Draghi dalla sua costituzione ha adottato più di 100 norme per implementare le rinnovabili”.

Se si sommano anche le richieste presentate negli anni precedenti si è arrivati a un totale di 900 istanze che il MiTe sta processando e che “si trovano in differenti stati di avanzamento” e per esse “è necessario il coinvolgimento di numerosi attori (a partire dalle Regioni e dal Ministero della Cultura) e la consultazione del pubblico. Spesso le istanze presentate sono incomplete e i proponenti forniscono le integrazioni richieste in fase di verifica documentale, causando una dilatazione delle tempistiche”, fanno sapere da Roma ricordando che a impantanare nella burocrazia le autorizzazioni sono “più attori”.

Altro tema caldo è quello delle comunità energetiche rinnovabili (Rec) che attualmente in Italia sono poco più di una ventina ma che dovranno diventare migliaia in pochi anni per sfruttare a pieno i vantaggi dell’autoproduzione e autoconsumo da fonti pulite come il solare.

Da tempo si attende ancora una mappa chiara - tanto auspicata per il 2023 - che possa aiutare i cittadini a capire in base all’indirizzo dell’abitazione se e dove si potrà costituire una Rec.

Attualmente Arera (Autorità regolazione energia reti e ambiente) sta sviluppando questa futura mappa, ma c’è ancora da aspettare.

Nel frattempo però il Ministero specifica che sono in corso le consultazioni tecniche per definire gli incentivi per gli impianti di comunità energetiche con potenza fino a 1000 kW e che il nuovo decreto amplierà il campo di applicazione di quanto già previsto per le comunità più piccole.

“I cittadini, le autorità locali e le piccole e medie imprese possono già realizzare comunità energetiche e accedere agli incentivi previsti per impianti a fonti rinnovabili fino a 200 kW, realizzati nell’ambito di comunità energetiche o configurazioni di autoconsumo collettivo”.

Riferendosi al decreto aree idonee il MiTe spiega inoltre che “le richieste di connessione alla rete elettrica e le autorizzazioni all’installazione di impianti non dipendono in alcun modo dall’entrata in vigore del decreto sulle aree idonee, di prossima emanazione. Questo non solo è quanto è stabilito dalla legge che definisce il concetto di aree idonee (d.lgs 199/2021), ma è anche dimostrato dai numeri. La stessa legge ha già previsto un’ampia serie di zone considerate immediatamente idonee, che dunque sono già oggi operative e utilizzabili”.

Infine, come chiosa rispondendo alle critiche Roberto Cingolani, è bene “ricordare che le procedure che riguardano le rinnovabili richiedono il coinvolgimento di numerosi soggetti, il bilanciamento di differenti interessi e bisogni e approfonditi studi tecnici. Sono tutte attività complesse, che richiedono tempo e che non possono essere tralasciate o piegate per soddisfare pretese dettate da facili ideologismi”.

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