Economia

Stipendi dei docenti? Ancora troppo bassi

Lo sono - secondo i dati Ocse - in relazione al contributo medio che un insegnante guadagna negli altri Paesi Ue e alle altre professioni esercitate dai laureati italiani
Credit: Ron Lach
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14 ottobre 2022 Aggiornato alle 09:00

A rilanciare l’argomento, tema fortemente dibattuto da diversi anni, ci ha pensato l’ultimo rapporto Ocse, in occasione del meeting Education at elegant 2022. Da un lato ha evidenziato il discostamento medio, in termini di retribuzione annua lorda, che un professore arriva a guadagnare in Italia in confronto al guadagno medio di uno che opera in un altro Paese europeo; dall’altro ha marcato la discrepanza che sussiste in rapporto ai livelli salariali appartenenti alle altre mansioni svolte all’interno della Pubblica Amministrazione italiana.

La svolta al problema - proposta dal nuovo governo Meloni - consiste nel rinnovo del contratto nazionale che, oltre a essere scaduto da 3 anni, rappresenterebbe il primo aiuto ai fini del raggiungimento dell’obiettivo: parificazione salariale del Paese, grazie al contributo economico di 2,3 miliardi di euro messi a disposizione dall’esecutivo uscente.

Nel dettaglio, il report rilasciato dall’Ocse, esposto a Roma il 3 ottobre, ha dedicato grande attenzione al tema dei livelli retributivi di chi svolge la professione di docente in Italia. In primis, la critica mira a sottolineare che i salari oltre a essere bassi sono poco dinamici a tal punto da rendere la stessa mansione di docente poco attrattiva, in prospettiva di crescita personale e professionale.

Per quantificare le critiche esposte, i salari nei Paesi dell’Ocse mantengono una media di 42.000 dollari per il livello primario e di 53.500 per chi ricopre la professione nelle scuole superiori. In Italia, gli stessi ruoli sono valorizzati rispettivamente di: 40.000 e 46.000 dollari. Dal 2015 a oggi, se da una parte gli stipendi Ocse sono aumentati del 6%, dall’altra in Italia sono incrementati solamente dell’1%.

Il confronto con le altre professioni, svolte in Italia mediamente da persone con titolo di laurea, mostra come un professore delle scuole medie recepisce il 27% in meno del guadagno di un altro lavoratore a tempo pieno; nell’Ue lo stesso confronto registra una differenza salariale del -11% rispetto alla media del continente.

Prospettive future? Mentre si aspetta di capire se le condizioni di carriera per i docenti andranno a migliorare, su un input pianificato dal Pnrr dell’Unione Europea, sicuramente la soluzione migliorativa, più immediata ed efficace, è quella del rinnovo di contratto nazionale, che coinvolgerebbe 850.000 docenti.

Le trattative all’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni), avviate prima di luglio 2022, garantirebbero un aumento medio lordo di 90 euro per l’intera categoria e il ministro uscente dell’istruzione, Patrizio Bianchi, è intenzionato a destinare per l’intera contrattazione collettiva nazionale oltre 300 milioni finalizzati alla valorizzazione dei docenti rispettivamente all’ultima manovra.

Non è tutto. Un altro input potrebbe arrivare all’operazione taglio al cuneo e il governo uscente prevede fino alla fine del 2022 un taglio complessivo del 2% per lavoratori subordinati con Ral (Retribuzione annua lorda) fino a 35.000 euro. Rassicura la nuova maggioranza che ha già espresso la volontà di voler approvare l’intervento, che per reiterare nel 2023 il taglio del cuneo al 2%, stima che in totale serviranno 3,5 miliardi.

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