Ambiente

Il mega impianto da sci nel deserto che non piace a nessuno

I Giochi invernali asiatici 2029 si terranno in una stazione sciistica dell’Arabia Saudita che ancora non esiste ma che fa già molto discutere. A preoccupare è soprattutto l’impatto su ambiente e clima
Credit: Wikimedia Commons/ Tello schraf world
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11 ottobre 2022 Aggiornato alle 15:00

Il dio denaro promette l’impossibile: gare di sci in mezzo al deserto.

Quando però è troppo è troppo: né gli atleti né gli ambientalisti sembrano aver apprezzato la vittoria, come candidata ai Giochi invernali asiatici del 2029, della stazione sciistica di Trojena in Arabia Saudita.

Una stazione che ancora non esiste ma che fa già molto discutere: che impatto avrà sull’ambiente?

C’era davvero bisogno di portare sci, snowboard, hockey e altri sport nel deserto?

Da pochi giorni il Consiglio olimpico asiatico ha assegnato infatti l’evento dei Giochi 2029 all’Arabia Saudita che promette, con un piano iniziato nel 2017, di realizzare una città del futuro, con tanto di montagne, nel Golfo arabo, per la cifra di 500 miliardi di dollari.

La città del progetto Noem sarà realizzata entro il 2026 grazie e promette di essere una realtà sostenibile (con fonti rinnovabili) e una esperienza futuristica “unica e innovativa”.

Non la pensano così però diverse associazioni ambientaliste, tra cui Greenpeace che sta guidando una campagna in cui mette in dubbio la sostenibilità dell’iniziativa e non solo.

«Quando cambi un ecosistema naturale si possono avere molti effetti negativi. Se si cambia qualcosa in un posto, potrebbe cambiare qualcos’altro in un altro posto, e così via e avere un impatto sugli ecosistemi vicini», ha detto Ahmed El Droubi di Greenpeace criticando il resort che sorgerà sulle montagne di Sarawat (con neve artificiale), a soli 50 chilometri nell’entroterra del Mar Rosso.

Secondo Greenpeace l’impianto «dovrà essere costantemente alimentato con acqua e quindi continuerà a utilizzare enormi quantità di energia a lungo termine. Anche se è alimentato da fonti rinnovabili, è uno spreco di energia e questo non lo rende sostenibile o rispettoso dell’ambiente» ribadendo oltretutto come l’intera città sarà solo a vantaggio della “élite ricca”, così come c’è preoccupazione per il futuro della tribù al-Huwaitat, che viveva nelle zone destinate al grande progetto.

Una scelta, quella dei Giochi invernali asiatici 2029, criticata anche dai grandi campioni dello sci. Per l’italiana e campionessa Sofia Goggia è infatti una decisione che lascia senza parole: «stanno costruendo questa cattedrale nel deserto. Questo è qualcosa di irreale e surreale», mentre il due volte medaglia olimpica Aleksander Aamodt Kilde ha affermato senza mezzi termini che la decisione va «contro ogni sforzo per combattere il cambiamento climatico».

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