Diritti

Lula VS Bolsonaro: sfida all’ultimo ballottaggio

Il 30 ottobre i brasiliani torneranno alle urne per scegliere definitivamente il nuovo presidente. Ma, con ancora un mese di campagna elettorale, molti attivisti temono possibili scontri
Luiz Inácio Lula da Silva durante un incontro con i leader dei movimenti sociali nel maggio 2022
Luiz Inácio Lula da Silva durante un incontro con i leader dei movimenti sociali nel maggio 2022 Credit: EPA/Fernando Bizerra
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4 ottobre 2022 Aggiornato alle 11:15

Dopo un’intensa e alquanto tesa campagna elettorale, nella giornata di domenica 2 ottobre si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali brasiliane, le quali hanno visto come vincitore il candidato dell’opposizione di centro-sinistra Luiz Inácio Lula da Silva, che però ha mancato di poco l’elezione al primo turno non avendo superato la quota del 50% dei voti.

Per conoscere il futuro presidente del Brasile bisognerà aspettare altre 4 settimane di campagna elettorale, quando si svolgerà il ballottaggio fra Lula e il presidente uscente e candidato di estrema destra Jair Bolsonaro, che ha conquistato una quota di voti superiore a quella pronosticata dai sondaggi. Un ulteriore confronto politico che sta destando profonde preoccupazioni negli osservatori internazionali e nella società della più grande nazione del Sud America.

Negli ultimi mesi il presidente Bolsonaro ha deliberatamente messo in dubbio più volte la legittimità del sistema elettorale copiando le tattiche usate da Donald Trump nel 2020, alimentando allo stesso tempo un clima di estrema tensione con numerosi episodi di violenza.

Secondo l’Osservatorio sulla violenza politica ed elettorale in Brasile negli ultimi 2 anni c’è stato un aumento del 23% delle violenze contro i candidati alle elezioni, con circa 214 casi accertati, inclusi 45 presunti omicidi: «Questo non è così comune in Brasile. Sebbene si abbia sempre avuto violenza politica in prossimità delle elezioni, essa era molto frammentata e riguardava più questioni locali che motivazioni nazionali. Penso che la sfida debba ancora arrivare. Dipenderà da come i bolsonaristi reagiranno a una probabile vittoria di Lula e da come reagiranno la polizia e l’esercito in caso di rivolte. La nuova polarizzazione politica che abbiamo ora in Brasile e gli attacchi contro le istituzioni sono molto pericolosi per il sistema politico», ha ammonito Feliciano Guimarães, direttore del Centro brasiliano per le relazioni internazionali (CEBRI) a Rio de Janeiro.

L’aumento delle tensioni è il frutto avvelenato degli ultimi anni, i quali hanno visto la disastrosa gestione della pandemia da parte di Bolsonaro, l’accelerazione della distruzione della foresta amazzonica, l’ascesa di molteplici forze reazionarie e le violente polemiche su gli scandali che hanno coinvolto lo sfidante Lula, perseguito e condannato dal giudice federale Sergio Moro (successivamente nominato ministro sotto il governo Bolsonaro) e poi scagionato dalla Corte Suprema.

Un clima di veleni, cospirazioni e sospetti, alimentati ad arte dal governo in carica, che hanno consentito a Bolsonaro di mantenere una solida base elettorale, anche grazie al fortissimo supporto degli evangelici che stanno diventando la più potente forza elettorale conservatrice del Paese.

Con ancora un mese di campagna politica all’orizzonte molti attivisti temono il dilagare di ulteriori scontri, tanto che negli ultimi tempi hanno tenuto un profilo basso per paura di subire violenze da parte degli avversari: «Non ho mai provato questo tipo di paura. Dalle ultime elezioni la gioia del periodo elettorale è stata sostituita dalla paura», ha dichiarato Sheila Campello, un’insegnante in pensione della capitale brasiliana.

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