Futuro

Satispay e i segreti del nuovo unicorno italiano

La scaleup nata a Cuneo nel 2013 ha raccolto 320 milioni di euro e conta oltre 3 milioni di iscritti. L’idea vincente dei fondatori? Eliminare la necessità del portafoglio, grazie allo smartphone
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29 settembre 2022 Aggiornato alle 16:00

Giornate piene d’orgoglio oggi in Italia nel dinamico mondo dell’innovazione. Un po’ come se avessimo vinto i mondiali, anzi gli europei.

Nei giorni scorsi, la scaleup Satispay ha raccolto 320 milioni con una valutazione superiore al miliardo di euro, che tecnicamente significa essere diventata un Unicorno - ovvero un’azienda innovativa non quotata con una valutazione ad almeno nove cifre.

Satispay è dunque il nuovo unicorno italiano. E per l’innovazione tricolore è davvero un buon motivo per festeggiare.

In effetti la soddisfazione deve essere immensa per i tre fondatori: Alberto Dalmasso, Dario Brignone e Samuele Pinta.

Partiti da Cuneo alla conquista del mondo, i tre ragazzi hanno fondato Satispay nel 2013 con un’idea allora rivoluzionaria: eliminare la necessità del portafoglio e trasformare lo smartphone in uno strumento di pagamento.

L’idea era avveniristica.

Non c’era ancora Apple Pay. Il cellulare al momento era pieno di app e sempre connesso. Ma era scollegato dal mondo offline.

Alberto, Dario e Samuele avevano un obiettivo preciso: collegare i due mondi. E così, funzionalità dopo funzionalità, hanno costruito un ponte tra il settore dei pagamenti digitali e i negozi fisici.

Satispay consente all’utente di pagare direttamente con il proprio smartphone in oltre 200.000 negozi, che sono stati convenzionati nel corso degli anni.

L’app consente anche di ricaricare il cellulare, pagare bollettini postali, pagare online e utilizzare i servizi di PagoPA.

La tecnologia è un elemento fondamentale di Satispay e questo ha permesso ai 3 ragazzi di Cuneo di ottenere la fiducia degli investitori, che hanno visto nell’azienda solidità e grande valore patrimoniale. Complessivamente in questi 9 anni di storia, Satispay ha raccolto 450 milioni di euro, inizialmente da visionari business angel privati, poi da banche e fondi di investimento.

In questo ultimo round sono entrati investitori internazionali e americani, tra cui il venture capital Addition.

L’ingresso di Vc dell’altra sponda dell’Atlantico è il chiaro segno che qualcosa di molto grande sta per avvenire. «Useremo il capitale per aumentare il team con l’obiettivo di passare da 300 a 600 dipendenti e anche per entrare in altri mercati europei», ha dichiarato Dalmasso, Ceo dell’unicorno tricolore.

Satispay appartiene al mondo delle fintech, aziende che trasformano la finanza con la tecnologia.

La forza di Satispay, a livello commerciale, è stata quella di offrire commissioni bassissime agli esercenti, da sempre titubanti in Italia sui pagamenti digitali. E agli utenti ha offerto un’esperienza d’uso molto semplice, vincente. L’aver investito su ricerca, innovazione e tecnologia ha ripagato i 3 fondatori.

L’app oggi ha più di 3 milioni di iscritti e nel 2021 ha generato transazioni per quasi un miliardo di euro. Sono numeri importanti. Impressionanti, se guardati nel contesto del mercato italiano. La società trattiene una piccola parte di queste transazioni come propria commissione. In questo consiste principalmente il modello di business aziendale.

Satispay non richiede le carte di credito.

Infatti è molto usata dai giovanissimi, che hanno il cellulare, non hanno la carta di credito e possono ricevere sul proprio wallet dell’app i soldi che i genitori altrettanto regolarmente gli possono inviare, sempre tramite Satispay.

Nei grandi equilibri finanziari Satispay riporta l’ago della bilancia dalla parte delle banche rispetto a quello dei gruppi che stanno dietro le carte di credito. In effetti sin da subito, vari gruppi bancari hanno investito nella scaleup.

Questa è una caratteristica tipica del fintech europeo, digitalizza in maniera soft. Si muove all’interno di equilibri complessi.

Non è “disruptive” come il fintech americano e asiatico che invece nasce con il preciso intento di scardinare completamente i modelli esistenti. Lo vediamo con la crescita della blockchain, delle

criptovalute e delle app di finanza decentralizzata.

L’approccio più organico del Fintech europeo è croce e delizia di questo modello di innovazione. Si sviluppa e cresce senza gli scossoni delle startup americane ma a volte lascia indietro problemi che avrebbe dovuto o potuto risolvere. Non è il caso di Satispay che da nove anni cerca di costruire modelli win win per tutte le parti: le banche, gli esercenti, gli utenti.

Dalle dichiarazioni dei fondatori si evince che il capitale raccolto verrà utilizzato anche per acquisire altre startup che operano in settori affini a quelli di Satispay.

E questa è un’altra potenziale buona notizia per l’ecosistema delle startup in Italia.

Il mondo dell’innovazione è un mondo dove successi straordinari si accompagnano a miriadi di piccoli e invisibili fallimenti. Quello delle startup è un settore che segue le leggi di Pareto, in cui pochi soggetti accumulano la maggior parte delle risorse.

È dunque positivo che Satispay voglia espandersi sia in termini di assunzioni di personale che di acquisizioni.

Per altri giovani imprenditori potrebbe essere vicino il momento di un traguardo positivo e dell’entrare a far parte di un vascello che ormai ha lasciato il porto delle startup per entrare in un mondo più grande.

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