Diritti

Julien Bayou e le molestie psicologiche compromettenti

L’ex leader del partito dei Verdi francese, dimesso lunedì dalla guida del partito dopo essere stato accusato di vessazioni dall’ex compagna, ha definito la situazione «grottesca» e «insostenibile»
Credit: EPA/YOAN VALAT
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
28 settembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Julien Bayou non è più segretario nazionale di Europe Ecologie-Les Verts né Presidente del gruppo ambientalista in parlamento.

Accusato di violenza psicologica da parte di un’ex compagna, il leader quarantaduenne dei Verdi francesi si è dimesso lunedì 26 settembre dalle cariche istituzionali, pur essendo ancora deputato.

La decisione è arrivata dopo giorni di comunicati, accuse e risposte, dopo che il 19 settembre decine di attiviste femministe avevano contestato sui social network EE-LV a causa dei mancati progressi delle indagini relative a una segnalazione presentata contro Bayou in luglio dall’ex compagna al comitato che dentro il partito si occupa di molestie e violenza di genere.

«Poche righe alla fine di un articolo di Figaro a luglio e poi… niente per più di due mesi. Fino a questo lunedì, alla fine del pomeriggio, quando attiviste femministe di sinistra impegnate nel movimento NousToutes, hanno deciso di sollevare il caso Julien Bayou, segretario nazionale dell’Europa Ecologie-les Verts. Il nuovo deputato di Parigi è oggetto di una denuncia all’unità per le violenze sessuali e sessiste del partito ambientalista (VSS), informazione che è passata sotto i radar fino all’affare Adrien Quatennens, ora oggetto di un’indagine preliminare per violenza domestica, come confermato dalla procura di Lille».

Dopo che il coordinatore di La France Insoumise ha ammesso di aver schiaffeggiato la moglie, infatti, è nato un movimento di quasi 200 femministe – tra cui la promotrice di #MeTooThéâtre, Marie Coquille-Chambel e la co-fondatrice dell’Osservatorio della violenza sessuale e sessista, Mathilde Viot – che, con l’hashtag #Relèveféministe, si è rivolto apertamente a EE-LV su Twitter, chiedendo perché, dopo le accuse di violenze rivolte a Julien Bayou dalla sua ex compagna, non fosse stata intrapresa alcuna azione.

Più che l’appello delle attiviste sui social, però, a far scoppiare la bolla sono state le parole di Sandrine Rousseau al programma C à toi su France 5.

Interrogata su queste accuse e sulla mobilitazione social, ha ammesso di aver parlato con l’ex compagna di Bayou, definendola «molto depressa», al punto che «ha tentato il suicidio poche settimane dopo».

Non solo: Rousseau ha pubblicamente accusato in diretta televisiva il segretario nazionale di «comportamenti idonei a infrangere la salute morale delle donne» e ha assicurato che il partito si sarebbe occupato della questione. «Non c’è niente di penale», ha specificato poi, ma la mediatizzazione delle accuse ha spinto il partito a chiedere un passo indietro a Bayou.

In un comunicato, il partito ha confermato che nei suoi confronti era stata depositata una denuncia nel luglio 2022.

Non si tratta di una denuncia penale, come ha chiarito anche Rousseau, ma di una segnalazione interna al partito.

Nondimeno, EE-LV ha respinto le accuse di lentezza riguardo al processo o l’idea che il segretario nazionale sarebbe intoccabile, riaffermando il sostegno alle vittime di violenza: «Vogliamo assicurare [coloro che accusano la formazione politica di non agire abbastanza rapidamente] del sostegno dell’EE-LV alle vittime della violenza di genere e sessuale, vorremmo ricordare l’importanza di accogliere, ascoltare e proteggere la loro parola e vorremmo riaffermare che l’unità investigativa e sanzionatoria deve continuare il suo lavoro in completa autonomia e serenità» hanno spiegato in un comunicato.

Contemporaneamente, era arrivata la sospensione dalla presidenza del gruppo parlamentare dei Verdi e l’invito, da parte di Yannick Jadot, collega di partito e candidato alle presidenziali del 2022, affinché si dimettesse dalla sua funzione di segretario.

Già dopo l’articolo pubblicato in luglio da Le Figaro, Bayou aveva spiegato che i fatti contestati erano la conseguenza di «una rottura dolorosa e difficile», assicurando che la denuncia non avrebbe riguardato, secondo lui, «in nessun modo violenze sessiste o sessuali». Bayou vedeva in queste

accuse «risentimento» per il fatto che la sua ex compagna «aveva scritto chiaramente, tre giorni dopo aver sollecitato la commissione interna di EE-LV: «Preoccupati. Tornerò e forte. […] La caduta sarà dolorosa. Purtroppo, questa è una storia che finisce nel dolore e una rottura che arriva con minacce appena velate in una forma strumentale che posso solo deplorare», aveva concluso.

Ora, dopo il passo indietro obbligato e la visibilità mediatica delle accuse, è tornato a definire la situazione «grottesca» e «insostenibile», parlando di un «contesto deleterio [che] sembra impedire ogni discernimento, in un momento in cui la società è in bilico e cerca un punto di equilibrio per questa così necessaria rivoluzione femminista».

Non solo: ha assicurato che non lascerà il suo ruolo da deputato e che non ha alcuna intenzione di mettere in discussione il suo impegno «presente e futuro» all’interno dei Verdi.

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