Economia

Melonomics: la visione economica di Giorgia Meloni

A metà tra protezionismo e liberismo. Vediamo 3 dei suoi cavalli di battaglia: fiscalità, reddito di cittadinanza e Pnrr
La leader di Fdi Giorgia Meloni durante il comizio di chiusura della campagna elettorale a Napoli, 23 Settembre.
La leader di Fdi Giorgia Meloni durante il comizio di chiusura della campagna elettorale a Napoli, 23 Settembre. Credit: ANSA/CESARE ABBATE
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
27 settembre 2022 Aggiornato alle 06:30

La chiamano Melonomics, è la visione economica del programma di Giorgia Meloni, un misto di protezionismo e liberismo.

Com’é noto, Meloni e la sua coalizione hanno stravinto le elezioni del 25 settembre, colorando di blu tutto il Paese, in una congiuntura complessa a dir poco, tra l’invasione russa in Ucraina, l’inflazione alle stelle, la crisi energetica alle porte. A cui si aggiungono le debolezze strutturali del Paese (su tutte, un debito pubblico pari a 2.700 miliardi di euro). Per aiutare le lettrici a far chiarezza sulle prospettive future, approfondiamo allora tre dei punti nodali della politica economica che verrà (quantomeno, stando alle piattaforme programmatiche presentate).

La fiscalità

Tra i pilastri del programma presentato dal centrodestra, uno dei cavalli di battaglia, come sempre, è legato al carico fiscale. Il fattore comune ai tre partiti vincitori è la riduzione della pressione fiscale, anche se mentre Forza Italia e Lega propongono la flat tax (al 15% la Lega, al 23% per Forza Italia), Fratelli d’Italia rimane più tiepida, prediligendo invece una flat tax limitatamente all’incremento di reddito rispetto agli anni precedenti.

Tema molto caro ai partiti vincitori anche la rottamazione delle cartelle esattoriali e il saldo a stralcio che, stando ai dati rilasciati dallOsservatorio Cpi dell’Università Cattolica di Milano, potrebbero dare un gettito pari a 30 miliardi di euro in un arco temporale di 5 anni. Famiglia e natalità si intersecano con il tema fiscale, dal momento che il programma propone l’aumento dell’importo dell’assegno unico universale e l’introduzione del quoziente famigliare (più figli fai, meno tasse paghi).

Il reddito di cittadinanza

Se alcuni partiti hanno costruito la loro fortuna sull’istituzione del reddito di cittadinanza, i partiti che hanno vinto le elezioni hanno invece spinto molto sulla sua abolizione. Questo non significa che le famiglie più fragili verranno abbandonate, ma che il reddito di cittadinanza sarà sostituito da misure maggiormente efficaci. Si prevede poi il potenziamento dei percorsi di formazione e delle politiche attive del lavoro, tema sul quale molti governi si sono spesi, senza però conseguire risultati memorabili. Un tema degno di nota, l’istituzione dell’indennità di disoccupazione dei lavoratori autonomi, che dovrebbe essere equiparata a quella dei lavoratori dipendenti.

Pnrr

Le tensioni dell’Europa in risposta ad alcune recenti esternazioni di Meloni possono aver destato preoccupazione in molti (insieme al monito di Ursula Von Der Leyen di qualche giorno fa).

Ricordiamo che il nostro Paese è il principale beneficiario in Europa dei fondi di Next Generation Eu, stanziati dalla Commissione europea per controbilanciare gli effetti negativi che la pandemia da Covid-19 ha portato con sé.

Meloni propone di aggiornare e rimodulare i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza, strumento che effettivamente i governi nazionali hanno a disposizione a fronte di fattori interni o esterni che ne determinino la necessità.

Ma su questo, bisognerà andare al dialogo con l’Europa, ricordando che il nostro Paese da un lato non può permettersi di rinunciare all’ammontare imbarazzante di denaro previsto dal piano e dall’altro, per poter ottenere i finanziamenti dalla Ue, deve rispettare i vincoli stabiliti. E che se l’Italia non sarà in grado di rispettare gli impegni presi con il Pnrr, i fondi europei verrebbero bloccati.

Per Giorgia Meloni e il suo partito, che nel 2018 aveva raccolto il 4% delle preferenze, sarà la prima volta al governo, dopo aver vinto una competizione elettorale molto incentrata su un posizionamento ideologico-valoriale e molto meno su una definita strategia economica.

Ed ora è arrivato il momento di gestire il Paese da una posizione di governo, con tutta la complessità che ne consegue.

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