Futuro

La nuova moda si chiama “Solarpunk”

La letteratura fantascientifica ha immaginato un futuro possibile attraverso l’energia pulita del “sole”, metafora di convivenza felice tra genere umano e natura
Credit: Elia pellegrini/Unsplash
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14 settembre 2022 Aggiornato alle 21:00

“Distopia o Utopia questo è il dilemma”, potremmo dire parafrasando il motto dell’Amleto di William Shakespeare.

Oggi la fantascienza si dibatte tra questi opposti.

La letteratura fantascientifica distopica è quella che ha dominato la scena per decenni.

Da Orwell a Gibson il nemico è sempre uno: il sistema. A volte sono le corporation tecnologiche, che sostituiscono gli umani con i replicanti, come in Blade Runner di Philip Dick, altre volte è il totalitarismo della politica, che si trasforma in un Grande Fratello che controlla sadicamente la vita delle persone, come in George Orwell.

Dalla fantascienza apocalittica al cyberpunk, alle distopie fantapolitiche il futuro viene rappresentato in modo cupo, senza speranza, dominato da un potere cieco nel quale gli esseri umani sono alla mercé di èlite senza scrupoli.

Non è un caso che le distopie siano strumenti di propaganda dei movimenti populisti, che dicono “no” al sistema dominante.

George Orwell ci aiuta a indignarci, Philip Dick a dubitare del progresso tecnologico, William Gibson a capire che le nostre vite sono minacciate da simulazioni di cui non siamo consapevoli.

Ma chi ci aiuta a immaginare e costruire un futuro migliore? La differenza tra il populismo e una vera proposta politica o sociale è tutta qua: progettare qualcosa, partendo da ciò che non va nel sistema, per migliorarlo, evolverlo, anche smontarlo completamente. Ma pur sempre sostituendo il “no” della protesta, al “sì” che equivale alla proposta di qualcosa.

Il movimento Solarpunk è esattamente questo: letteratura fantascientifica che prova a immaginare un futuro possibile, utopistico e migliore di quello attuale. Non si ferma a dire ciò che non va. Ma si sforza di pensare un nuovo mondo.

I capisaldi del Solarpunk sono il “sole” come simbolo di energia pulita e di una convivenza felice tra l’uomo, le altre creature e la natura. I padri ispiratori del movimento sono invece lo scienziato James Lovelock, ideatore della teoria di Gaia e dell’unità del cosmo.

La teoria di Gaia sviluppata da Lovelock e altri scienziati negli anni 70 dello scorso secolo partiva da un presupposto molto chiaro: le forme di vita del nostro pianeta formano un’entità unica, che cresce, si evolve e progressivamente si perfeziona. Una sorta di organismo cosmico che si evolve nel tempo.

Anche se i presupposti mitologici non piacciono a tutti, oggi stiamo di fatto entrando nella grande epoca di Gaia.

L’economia green e il movimento ecologista non è solo animato dal pragmatismo di salvare il pianeta per il nostro naturale tornaconto in quanto suoi abitanti.

A questo naturale istinto di sopravvivenza si aggiunge il movimento per i diritti degli animali, il desiderio di vivere in modo più conforme alla natura, la preservazione delle specie, l’idea di ecosistema.

Insomma, sempre di più viviamo in un mondo dominato dalla dea Gaia, la principessa mitologica della Grecia antica.

L’altro punto di riferimento teorico del Solarpunk è l’autore Cory Doctorow, autore canadese che unisce fantascienza e anticapitalismo, in una forte critica al sistema.

Nei libri di Doctorow, i protagonisti lottano per spodestare l’attuale modello capitalistico e creare nuove forme di economia. Non è però il ritorno alla natura, o il comunismo la soluzione. Ma un sistema più equo. Il solarpunk fa proprie queste teorie e allo spirito di Gaia aggiunge la visione di un futuro animato da un’economia meno alienante, con meno ingiustizie, meno maschilista e più local.

In Italia il movimento solarpunk ha il proprio quartier generale sul sito Solarpunk.it. Gli autori pubblicano sul sito racconti, idee e manifesti teorici. Questo è un tema importantissimo. A differenza della letteratura fantascientifica distopica che si limitava a dire: “no”, il solarpunk non si limita nemmeno al dire “sì”. Va oltre. È attivismo sociale e politico.

È l’utopia che vuole esistere, come si legge su Solarpunk.it

Le community di Solarpunk nel mondo non si limitano a condividere racconti. Alcune di esse si sono organizzate in Dao (decentralized autonomous organization), organizzazioni che raccolgono fondi per creare progetti di solarpunk nel mondo.

W3st è una Dao che raccoglie fondi e lancia iniziative per creare una meta-nazione solarpunk. Non è un progetto campato per aria.

L’obiettivo dei founder è quello di creare regioni - con un qualche tipo di riconoscimento internazionale - governate secondo i principi del solarpunk, ovvero: produzione basata solo su energie rinnovabili, sistema economico post capitalistico, diritti degli animali, parità totale tra i sessi, community autonome auto organizzate.

In Italia ci sono diversi autori che sviluppano questo genere e anche interessanti raccolte per avvicinarsi al filone.

Assalto al sole è la prima raccolta degli autori solarpunk italiani. Un’altra antologia molto interessante è Distopia vs Utopia, che riassume perfettamente il percorso di questi autori: dalla contestazione sociale alla progettazione del futuro.

Nel mondo dei social network, dove le distanze “tra il dire e il fare” sono state definitivamente abbattute, pensare che la letteratura solarpunk sia soltanto narrativa è una grande ingenuità. Tanto più che oggi abbiamo un drammatico bisogno di immaginari e modelli di società per costruire il futuro.

Curiosamente, molti filosofi ritengono che il nostro futuro sia proprio in bilico tra utopia e distopia. Da un lato c’è una distopia ambientale che dobbiamo evitare e dall’altro quella sociale legata a concentrazioni di potere sempre più enormi e crescenti ingiustizie sociali.

Il Solarpunk ci aiuta a guardare da un altro lato ancora, quello dell’utopia, della pacifica convivenza con le altre specie viventi e a un sistema sociale più democratico. Buona lettura.

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