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Piccola guida sull’Algeria

Dall’aspetto energetico alla questione migratoria, fino alla guerra d’indipendenza. Viaggio alla scoperta delle relazioni italo-algerine negli anni
Enrico Mattei davanti al suo aereo con il simbolo dell'Agip
Enrico Mattei davanti al suo aereo con il simbolo dell'Agip
Tempo di lettura 9 min lettura
30 novembre 2022 Aggiornato alle 13:45

Algeria: l’aspetto energetico

Una delle conseguenze della rivoluzione Algerina (1954-1962) fu l’ottenimento di un rapporto più alla pari con l’Eni (Ente Nazionale Idrocarburi). Ma si faccia un passo indietro.

Enrico Mattei, nel ruolo di membro della democrazia cristiana aveva preso posizione contro legemonia delle compagnie petrolifere mondiali e in favore dellindipendenza dei popoli colonizzati. Questa idea la portò con sé nella carica di presidente Eni che detenne dal 1953 al 1962; nel 1957 al Centro Studi di Politica estera di Parigi disse: «Il petrolio è una risorsa politica per eccellenza, fin dallepoca in cui la sua importanza era più strategica che economica. Si tratta ora di utilizzarlo al servizio di una buona politica, senza ricordi imperialisti e colonialisti, che miri al mantenimento della pace e al benessere di coloro che, grazie alla natura, sono i proprietari di questa risorsa e di coloro che lutilizzano per il loro sviluppo economico.»

La proposta concreta per attivare una collaborazione con i Paesi produttori si basa su una formula tanto semplice quanto rivoluzionaria: la divisione del profitto tra produttori e Eni in una relazione 75%-25%.

La strategia energetica condivisa con il governo algerino in esilio a Tunisi fu il risultato della mediazione diretta dal giornalista de La Repubblica Mario Pirani, incaricato da Mattei stesso. Sui suggerimenti dati in vista dellarmistizio con la Francia, creò lOffice du Petrol Saharien, presieduto da un algerino e condotto da un direttore generale francese vicino a De Gaulle a diretto contatto con Pirani. Attraverso questa ufficio, lo stesso Pirani profetizzò che gli accordi tra Italia e Algeria potessero anche comprendere il gas naturale.

Quando, negli anni Sessanta, si iniziò a parlare di trattative di pace per porre fine alla guerra d’indipendenza, Enrico Mattei utilizzò la sua esperienza e il suo ruolo per supportare gli algerini nelle loro richieste per lo sfruttamento delle risorse petrolifere del sottosuolo shariano. Nel dossier proposto alla delegazione francese a Les Rousses l’11 febbraio 1962 veniva richiesto dall’Algeria, tra le altre cose, dopo il cessate il fuoco: nessuna nuova concessione di ricerca, sfruttamento o esplorazione poteva esser accordata; nessuna modifica del prezzo di riferimento del petrolio greggio, del gas “uscita pozzo” e delle tariffe di trasporto poteva essere apportata.

Vedendosi attaccato su un fronte di grande interesse, per l’appunto quello energetico, i servizi speciali francesi eliminarono Enrico Mattei, considerato il concorrente più temibile per gli interessi francesi in Algeria allindomani dellindipendenza.

Questi sono i passaggi fondamentali da ricordare per contestualizzare il contratto del 1977 che definì la messa in opera del Transmed, gasdotto che collega Algeria e Italia passando per la Tunisia, battezzato “Enrico Mattei”. E, con un balzo nel futuro: alla firma di un contratto, anche con Francia e Spagna, nel 2010 per l’esplorazione e sfruttamento del campo di gas South-East Illizi”; alla progettazione e inizio nel 2009 dei lavori, non ancora terminati, del “Galsi” (Gasdotto Algeria Sardegna Italia).

Risultato in numeri: nel 2020 i prodotti maggiormente riportati dall’Algeria in Italia sono stati il gas di petrolio liquefatto ($2.38 miliardi), il petrolio ($215 milioni) e il petrolio raffinato ($141 milioni). Al 2022 lItalia importa dallAlgeria il 29% del suo fabbisogno di gas (per 21 miliardi metri cubi di gas).

La questione migratoria

Leggendo i rapporti sul flusso migratorio dall’Algeria si nota che non c’è costanza: nel 2016 si è raggiunto il picco, con 1.225 sbarchi, il minimo risale al 2012 con 42. Nel mezzo si vedono cifre che spaziano dai 160 agli 828. Per questo non rientra nella top 10 dei Paesi di origine dei migranti sbarcati in Italia nel periodo in questione. Tra il 2008 e il 2016 la percentuale di decisioni positive sulla status di richiedenti asilo è stato del 4,5%. I dati aggiornati al 31 luglio 2022 - forniti dall’UNHCR (United Nations High Commissioner for Refugees) - riportano l’Algeria al quindicesimo posto per arrivi in Italia con 477 persone, il 1.2% del totale.

È interessante analizzare anche i dati del flusso al contrario, ovvero dall’Italia all’Algeria. Fin dall’occupazione francese negli anni ‘30 del 1800 alcuni italiani, specialmente lavoratori edili e di mare, iniziarono a trasferirsi in Algeria. Si possono stimare 1.122 italiani nel 1833, 1.845 nel 1836 e 8.175 nel 1846. I primi dati ufficiali di un censimento risalgono al 1866, e riportano 16.665 italiani in Algeria. Il picco si raggiunse nel 1886 con 44.315 italiani.

Questi numeri rappresentano, per lo meno parzialmente, la presenza di manodopera non qualificata che fu fondamentale per la costruzione di diverse infrastrutture. In totale tra il 1881 e il 1899 arrivarono in Algeria 27.503 italiani. Questa tendenza a cercare lavoro in Algeria andò scemando come conseguenza di 2 leggi sulla cittadinanza approvate nel 1888 e 1889 che ostacolavano chiunque non fosse francese, per esempio non permettendo lesercizio della pesca. Poi, in un pattern che si può rilevare in altri Paesi dellAfrica settentrionale, durante le guerre mondiali, il numero di italiano allestero si è ridimensionato e stabilito come conseguenza delle limitazione imposta sia dallentrata in guerra dellItalia e, più avanti, di un sentimento nazionalista delle colonie.

Si aggiungano a questi numeri che, nel 1915, il 5% dei rimpatriati per la leva dall’Africa proveniva dall’Algeria e Tunisi; si parla di 303 italiani. Tra le 2 guerre, si trovano nell’Algeria francese tra i 20.000 e i 30.000 cittadini italiani.

Nel dopo indipendenza, la maggior presenza di italiani (circa 8.200) è datata tra il 1980 e il 1984. Solo il 5% del quale è ricollegabile ala prima emigrazione, la restante parte fu definita “nuova emigrazione tecnica e intellettuale”.

La guerra d’indipendenza algerina

In realtà, prima che il Paese fosse travolto dalle primavere arabe, l’Italia aveva già partecipato al destino dell’Algeria da dietro le quinte. Nel contesto dell’intreccio di alleanze formatesi prima della prima guerra mondiale, l’Italia aveva stabilito con la Germania che la Francia non sarebbe dovuta intervenire in Tripolitania, regione sulla quale l’Italia aveva mire coloniali.

Questa premura era nata dal consolidamento della posizione del governo francese in Algeria, che da li non avrebbe fatto fatica a comprometter il piano italiano, vista anche la debolezza dell’Italia. Al contempo, in segreto, l’Italia si era accordata con la Francia stessa per assicurarsi che non avrebbe risposto a un attacco italiano a Tripoli in cambio di un atteggiamento di non intervento dell’Italia in Algeria.

Di fronte alla guerra d’indipendenza algerina (1 novembre 1954 – 19 Marzo 1962), l’Italia si è trovata a dover bilanciare il sostegno all’indipendenza algerina con la necessità di non compromettere le relazioni con la Francia. Da una parte, quindi, appoggia la Francia nell’idea che l’Onu non possa intervenire in Algeria visto che si tratterebbe di eventi interni al Paese. Dall’altra, soprattutto dal 1955, non manca di sottolineare alla Francia la necessità di negoziare. Non solo, a Roma si tengono alcuni incontri fondamentali, come le trattative tra giugno e settembre 1956 per un cessate il fuoco, e, secondo fonti francesi, i combattenti algerini sarebbero riforniti di armi dall’Italia.

In questo contesto, grazie a incontri con personaggi rilevanti della scena algerina, tra cui Tayeb Boulahrouf, rappresentante del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN) a Roma, e Abdelhafid Boussouf, leader del FLN durante la guerra d’indipendenza, Enrico Mattei ottenne che l’Italia divenisse il paese europeo dove il FLN aveva le maggiori facilitazioni e il maggior sostegno per dispiegare la propria azione politica e diplomatica.

Almeno altri 2 politici vanno nominati per il loro impegno verso l’Algeria: Fanfani, dal luglio 1958 al febbraio 1959 contemporaneamente Presidente del Consiglio, Ministro degli Affari Esteri e Segretario Generale della Democrazia Cristiana, e il sindaco di Firenze Giorgio La Pira. Entrambi appoggiarono e furono appoggiai da Mattei.

Questo schieramento politico venne poi anche riflesso nei canali d’informazione e nell’opinione pubblica, che iniziò a simpatizzare con la causa algerina. In questo ambito 2 curiosità: la documentazione FLN della Federazione di Francia (volantini, comunicati, dichiarazioni e giornale) era riprodotta e diffusa da Livio Maïtan a partire da Milano; allo stesso tempo, leditore Feltrinelli pubblicò diverse opere censurate in Francia.

Un rapporto economico

Nel periodo tra il 1994 e il 2021, il picco di import dall’Italia all’Algeria è stato raggiunto nel 2008 con un fatturato di 7.586.507.644 euro, e il minimo nel 1999, 938,313.817 euro. Per l’import nel verso contrario invece, con dati tra il 1992 e il 2017, nel 2013 si è arrivati a 4.239.522.217 euro di scambio e nel 1997 a 675.541.901 euro.

Negli ultimi 25 anni, l’export dell’Algeria verso l’Italia è aumentato a un tasso annuale di 1,74%, passando da 2.1 milioni di dollari del 1995 a 3.23 milioni di dollari nel 2020.

Rispetto allo stesso periodo del 2021, c’è è stato un incremento nel primo quadrimestre di quest’anno sia dell’export (515 milioni di euro, +14,5%) sia dell’import (2285 milioni di euro, 101,1%). Nello specifico di quest’ultima voce, salta all’occhio la percentuale 75,8%, equivalente a 754.454,9 milioni di euro, riferita all’import di gas naturale.

Per semplificare la lettura di questi dati, basti ricordare che nel 2020 l’Italia occupava il quarto posto nella lista dei paesi di provenienza dell’import algerino, e il primo nella stessa lista riferita però all’export.

Dal punto di vista italiano, l’Algeria nel primo trimestre del 2022 si è posizionata al quattordicesimo posto per l’import e al quarantaquattresimo per l’export. E, per avere una visione giù pratica, la banca dati reprint contava 131 imprese italiane in Algeria, in particolare operanti nel settore costruzioni, commercio all’ingrosso e al dettaglio, industria manifatturiera e industria estrattiva che impiegano 6624 addetti con un fatturato complessivo di 1501 milioni di Euro. Questo secondo dati del 2017, aggiornati poi al 2022.

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