Futuro

Polvere di Solein: si mangia, sa d’anidride carbonica

È il nuovo prodotto della Solar Foods, start-up finlandese attiva nell’alimentazione sostenibile. Eh sì, pare sia commestibile davvero
Credit: solarfoods.com
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14 settembre 2022 Aggiornato alle 17:00

Rendere ciò che mangiamo motore del cambiamento è, alla luce dei tempi che viviamo, una prospettiva sulla quale puntare nonché un’evoluzione inevitabile.

In un periodo storico in cui si valutano nuove alternative legate alla nutrizione e all’alimentazione, la vera sfida è creare - e quindi offrire - soluzioni attraenti agli occhi e al palato di chi dovrà consumarle.

La critica agli allevamenti intensivi, per esempio, messi in discussione per la crudeltà dei metodi e l’insostenibilità della filiera si scontra, troppo spesso, con il desiderio di non voler rinunciare a nulla, con il timore di doversi sacrificare anche a tavola.

La contraddizione è dietro l’angolo, si è combattuti tra la necessità, anche etica, di reinventarsi e l’attaccamento alle tradizioni, all’alimentazione intesa come piacere, più di mera e asettica sopravvivenza.

È in onore di questo binomio - in cui morale e desiderio vanno in collisione - che sempre più aziende e realtà attive nel food focalizzano la propria attenzione su prodotti che siano salutari conservando però l’illusione, o meglio l’apparenza, di ciò che si è già abituati a consumare.

Da qui il trend della carne a base vegetale, un mercato florido sul quale stanno investendo anche grandi del fast-food e gli articoli plant-based (anche nel beverage) che si fanno strada non più come triste ripiego, ma scelta principale di molte diete e regimi alimentari.

Una metamorfosi proteica e green che, secondo le stime della Boston Consulting Group (Bcg) nel 2035 potrebbe valere circa 290 miliardi di dollari.

Un settore tutt’altro che di nicchia, la cui espansione non farebbe solo bene all’ambiente ma strizzerebbe l’occhio anche al pianeta del futuro.

Più persone, più cibo, secondo il Dipartimento di Economia e Scienze Sociali delle Nazioni Unite, entro il 2050 saremo in 9,7 miliardi, un’eventualità da affrontare anche partendo dal cibo.

Ritornando al Nord Europa, è proprio in questo quadro che si posiziona l’azienda Solar Foods.

Fondata nel 2017, quest’ultima lavora a una tecnologia che sfrutta l’elettricità per creare idrogeno il quale, combinato a anidride carbonica, acqua e vitamine dà vita a una biomassa riproducibile all’infinito (con 10 litri di acqua si produce un 1 kg di prodotto, in qualsiasi laboratorio senza il bisogno di terra), non inquinante e soprattutto commestibile.

Solein è il risultato dell’esperimento, sfruttabile come ingrediente in qualsiasi ricetta, dal sapore neutro e dalle sorprendenti proprietà nutrizionali.

Solein contiene al 70% proteine, poi grassi (5-8%), fibre (15%) e minerali (3%). «Ciò che stiamo facendo, in realtà, è riavvolgere il nastro. Torniamo indietro di 200 anni, rivolgendoci agli organismi unicellulari», spiega Pasi Vainnika, amministratore delegato di Solar Foods.

Una tecnologia all’avanguardia ma che, in realtà, era stata identificata già dalla Nasa negli anni ‘60 per risolvere un dispendioso problema: trovare un alimento durevole e riproducibile per gli astronauti in missione. La materia, ripresa e perfezionata, non è mai stata approfondita però dall’agenzia statunitense. «Tesla non ha inventato l’auto elettrica. Eppure quelle che abbiamo adesso sono molto diverse dal primissimo veicolo, 150 anni fa», aggiunge Vainnika, rivendicando l’originalità di Solein.

Per ora, a prescindere dalla sua genesi, la proteina è stata accolta con entusiasmo in Finlandia e in tutta la Scandinavia: chissà che si tratti solo dell’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia collettiva, quella della nutrizione umana, in cui i cibi green possano essere finalmente protagonisti.

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