Diritti

Il versante “impegnato” di Venezia 79

Con due eventi diversi, il festival si mostra solidale con chi rischia la vita per documentare quanto succede nei propri Paesi. Dove la libertà si paga spesso a caro prezzo
Solmaz Panahi, attrice e figlia di  Jafar Panahi, mentre accetta il Best Screenplay Award per il film "3 Faces" al Festival di Cannes 2018.
Solmaz Panahi, attrice e figlia di Jafar Panahi, mentre accetta il Best Screenplay Award per il film "3 Faces" al Festival di Cannes 2018. Credit: EPA/CLEMENS BILAN
Alessia Ferri
Alessia Ferri giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
2 settembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Il regista dissidente iraniano Jafar Panahi è in concorso alla 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il film Kehrs nist (No Bears) ma purtroppo non potrà essere presente alla manifestazione. A tenerlo lontano dal Lido non è un precedente impegno ma una condanna ingiusta inflittagli dal governo di Teheran, a causa della quale si trova attualmente rinchiuso nel carcere Evin della capitale.

Fortemente ostile al regime dell’allora presidente Mahmud Ahmadinejad, nel 2010 si era apertamente schierato a favore della rivoluzione verde che protestava contro la sua rielezione ed era poi stato arrestato con l’accusa di lavorare a un film anti regime.

All’epoca aveva scontato circa tre mesi dei sei anni di prigione previsti, prima di essere liberato su cauzione e costretto alla libertà condizionata, revocata quest’anno dopo la sua partecipazione a un’ulteriore manifestazione di protesta, questa volta per la carcerazione di altri registi iraniani, Mohammad Rasoulof e e Mostafa Aleahmad, impegnati contro la violenza verso i civili in Iran.

A lui e a tutti gli altri cineasti attualmente perseguitati, arrestati, tenuti prigionieri o minacciati nel mondo, il Festival dedicherà due eventi organizzati in collaborazione con ICFR-International Coalition Filmmakers at Risk e voluti per sensibilizzare media, governi e organizzazioni umanitarie mondiali e invitare tutti a non spegnere i riflettori sulle sorti di chi rischia la vita per raccontare storie che qualcuno vorrebbe celare.

Il primo appuntamento è un panel internazionale che si svolgerà sabato 3 settembre alle 15.30 al Palazzo del Casinò, dal titolo Cineasti sotto attacco: fare il punto, agire, focalizzato sulle possibili azioni che il mondo del cinema e non solo può concretamente intraprendere per aiutare i molti artisti sotto scacco nel mondo.

Oltre alla delicata situazione iraniana, si parlerà di quella turca, con particolare riferimento al caso della produttrice Cigdem Mater, arrestata insieme ad altri colleghi e condannata a 18 anni di prigione per aver partecipato nel 2013 alle proteste di Gezi Park Recep contro il presidente Tayyip Erdoğan, e aver cercato finanziamenti per un documentario, mai realizzato, proprio su quei moti.

Non meno difficile, soprattutto alla luce dello scoppio della guerra, la vita e l’operato dei registi ucraini e russi che si oppongono alle politiche di Vladimir Putin, per i quali è stato stanziato un fondo da parte dell’ ICFR che, oltre a loro, aiuta i cineasti in difficoltà in ogni angolo del globo, come la produttrice Ma Aeint, condannata a tre anni di carcere con lavori forzati da un tribunale di Yangon, in Myanmar.

Il secondo evento di sensibilizzazione sarà invece un flash-mob sul red carpet del Palazzo del Cinema, in programma venerdì 9 settembre alle 16.30, al quale sono invitati a partecipare tutti gli addetti ai lavori e le altre personalità della comunità del cinema presenti in laguna.

Data e orario di questa performance non sono stati scelti a caso visto che poco dopo, alle ore 16.45, ci sarà la prima proiezione in Sala Grande del film di Jafar Panahi.

Questo flash-mob sicuramente d’impatto, che prenderà vita a pochi passi da red carpet blasonati e patinati, vuole essere una forte dimostrazione della grande solidarietà del mondo del cinema nei confronti del regista e di tutti i colleghi che si trovano nella sua situazione. Artisti, persone libere delle quali si parla spesso solo in presenza di fatti estremamente gravi come incarcerazioni, violenze o, peggio ancora, morti.

Accendere i riflettori su di loro in quei momenti però è quasi sempre troppo tardi e, proprio per ricordare al sistema di non lasciarli soli quando sarebbe ancora possibile fare qualcosa, Venezia ha deciso di di accantonare per qualche attimo lustrini e paillettes e porsi al loro fianco nella lotta per la democrazia.

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