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Social network: chi inquina di più?

Essere connessi ha un costo in termini ambientali. Compare The Market ha stilato la sua classifica. E ce n’è per tutti
Credit: Conttonbro/pexels

I social network e l’inquinamento hanno una stretta correlazione tra loro. Utilizzarli, girare dei video, pubblicarli, commentare, interagire coi nostri followers, ha sempre una ricaduta sull’ambiente. Questo perché per essere attivi sui nostri profili è necessario attingere a fonti di energia, ai nostri smartphone e personal computer, ai tablet e tutto questo ha un costo in termini di emissioni di CO2.

Perché i social inquinano?

Ovviamente, nell’avere degli effetti in termini di consumo energetico, i social network sono in buona e abbondante compagnia. Non è possibile pensare di non utilizzare energia per le azioni che riguardano la nostra quotidianità. Ogni giorno (e per pratiche più importanti rispetto all’utilizzo dei social network) si fa uso dell’elettricità.

Nell’impossibilità di avere un impatto zero, il tentativo deve quindi essere quello di ridurre il più possibile le emissioni, rientrando in un range di sostenibilità a cui stanno puntando le associazioni che si battono per la salvaguardia della Terra e (pur con diverse difficoltà, soprattutto a livello di attuazione) le politiche nazionali e internazionali.

Restando nell’ambito dei social, esistono alcuni strumenti che riguardano proprio questo settore specifico. Il sito Compare The Market ha lanciato un portale nel quale vengono riportate le emissioni di anidride carbonica durante l’utilizzo dei social. Uno strumento che permette non solo di verificare quanto sia il consumo a livello globale ma che, calcolando i minuti trascorsi ogni giorno sui vari profili, ti farà capire qual è il tuo impatto a titolo personale in un determinato periodo di tempo.

«Sebbene un rapido scorrimento di Facebook non causi gravi danni all’ambiente, trascorrere 5 minuti su ciascuna delle dieci principali piattaforme di social media ogni giorno equivale a oltre 20 kg di carbonio all’anno, pari a guidare 84,5 km (52,5 miglia), che può causare molti più danni, soprattutto considerando il numero di utenti dei social media in tutto il Pianeta», ha dichiarato Brett Mifsud, Direttore Generale dell’Energia di Compare the Market.

TikTok inquina più di tutti

In cima alla classifica dei social più inquinanti c’è TikTok, una delle piattaforme più utilizzate dai giovanissimi, di quella che è ormai conosciuta come la Generazione Z. L’impatto di questo social è infatti di 2,63 grammi di emissioni per ogni minuto di scorrimento. Meno conosciuta in Italia, ma con un valore stimato nel 2021 attorno ai 10 miliardi di dollari e presente sul mercato ormai dal 2005, è Reddit, una piattaforma a metà tra sito, intrattenimento e forum, che ha grande diffusione negli Stati Uniti e “costa” all’ambiente 2,48 grammi di emissioni al minuto.

Terzo in classifica Pinterest, che resta comunque molto distante dai primi due posti. Il dato rilevato è infatti di 1,30. Scendendo in quarta posizione si arriva ai social network più utilizzati in Italia, come Instagram, la cui diffusione è esplosa negli ultimi anni e che fa parte della galassia Meta. Si trova ai piedi del podio con 1,05 grammi di emissione per minuto di scorrimento.

Un’altra piattaforma che ha avuto grande successo tra i giovani, in particolare fino a qualche anno fa, è Snapchat. È la prima tra le realtà raggruppate nella classifica di Compare the market che scende sotto il livello dell’1,00. Il valore si attesta infatti a 0.87. Quinta posizione per Facebook, uno dei primi social network a grandissima diffusione, portato sul mercato da Mark Zuckerberg e che nonostante l’avvento di tantissimi concorrenti resta uno dei mezzi più utilizzati per la condivisione dei propri pensieri online. Il suo livello di emissione è di 0,79 grammi al minuto.

Non troppo lontano c’è Linkedin, utilizzato soprattutto nel mondo del lavoro: il tasso di inquinamento è di 0,71. Nelle ultime tre posizioni ci sono invece Twitter a 0,60, poi due piattaforme che funzionano molto con video e streaming, ovvero Twitch a 0,55 e Youtube a 0,46, al momento in decima posizione e che quindi vince la palma del social media meno inquinante tra quelli più utilizzati al mondo.

Youtube e la sua politica green per ridurre le emissioni

A rendere Youtube meno impattante sull’ambiente rispetto agli altri social network non è il mancato utilizzo da parte degli utenti: parliamo di una delle piattaforme più conosciute, di milioni di streaming e visualizzazioni. Se ai vertici non facessero delle scelte in favore dell’ambiente, si avrebbe un impatto devastante in termini di emissioni (un video ad alta definizione equivale, se guardato per dieci minuti, all’impatto che può avere un forno elettrico da 2.000 watt a piena potenza per tre minuti).

Quel che fa la differenza è quindi la politica improntata sull’utilizzo delle energie rinnovabili, che Youtube sfrutta per il 56%. Secondo Greenpeace, giusto per fare una comparazione con altre piattaforme (che non fanno parte del mondo dei social ma sono entrate ormai nelle nostre vite quotidiane) lo stesso dato per Netflix o Amazon Prime è al 17%.

Da un lato, quindi, le possibilità che hanno le grandi realtà per combattere le emissioni di anidride carbonica sono appunto da ricercare nelle politiche da attuare, nel cercare di utilizzare il più possibile le fonti rinnovabili e magari (vista la vasta diffusione che hanno soprattutto tra le generazioni più giovani) attuare delle campagne di comunicazione che educhino al rispetto delle politiche ambientali, al riutilizzo, ad avere comportamenti responsabili.

Emissioni da social network: cosa possiamo fare noi utenti?

Dall’altro lato, le risposte devono arrivare direttamente da noi, che ogni giorno usiamo i social network. Per lavoro, oltre che per svago, è impossibile ormai pensare a un mondo in cui non si faccia ricorso ai social, che spesso sono ottimi strumenti per diffondere l’educazione al rispetto dell’ambiente.

Uno dei modi in cui si può impattare meno è certamente la cura dei materiali attraverso cui si postano video, foto, riflessioni, articoli. Dare una vita più lunga agli smartphone, piuttosto che ai personal computer, vuol dire non dover fare ricorso allo smaltimento in termini di rifiuti, che per quanto riguarda la telefonia o in generale la tecnologia ha raggiunto livelli altissimi.

Secondo i dati diffusi dal Global E-Waste Monitor, parliamo di 50 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici ogni anno, di cui solo 385.000 tonnellate in Italia nel 2021, gestite dal Centro di Coordinamento RAEE e con una crescita del 5,3% rispetto all’anno precedente. Di questo passo le tonnellate diventeranno 74 milioni in tutto il mondo entro il 2030, a meno che davvero non si riesca a fare un passo indietro.

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di Giovanni Calderone 3 min lettura