Diritti

Spiaggia libera cercasi

In Italia, a causa del numero record di concessioni balneari, della poca trasparenza e svendita dei litorali, alcune regioni italiane hanno riempito le coste di stabilimenti. Riducendo gli spazi free dove farsi baciare dal sole
Credit: Clement Chen/Unsplash
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2 agosto 2022 Aggiornato alle 17:00

“Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia, stesso mare” recita una celebre canzone degli anni Sessanta.

Più di sessant’anni dopo, l’offerta delle spiagge gestite è decisamente cresciuta in Italia, mentre trovare un angolo di costa libero lungo lo Stivale sta diventando un’impresa.

Le concessioni balneari - racconta il report “Spiagge 2022” di Legambiente - ormai toccano quota 12.166. Quasi la metà delle coste sabbiose (il 46%) oltretutto è soggetta ad erosione, mentre il 7,2% è interdetto alla balneazione per inquinamento, il tutto in un contesto sempre più complicato per chi va a caccia di spazi “liberi”.

Nel tempo, tra concessioni permesse con troppa facilità e pezzi di litorale svenduti, alcune regioni italiane hanno riempito le coste di stabilimenti a tal punto da lasciare pochissimi spazi liberi: in Liguria, Emilia-Romagna e Campania quasi il 70% delle spiagge è occupato da stabilimenti balneari, percentuali da record a livello europeo.

Addirittura, fa sapere il report, nel Comune di Gatteo, in provincia di Forlì e Cesena, tutte le spiagge sono in concessione.

A Pietrasanta (LU), Camaiore (LU), Montignoso (MS), Laigueglia (SV) e Diano Marina (IM) la quota è oltre il 90% e rimangono liberi solo pochi metri spesso in prossimità degli scoli di torrenti in aree degradate.

Il problema, oltre a una mancata trasparenza anche a livello di documenti, è che «non esiste una norma nazionale che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione» spiegano da Legambiente.

«Nel Belpaese - sostengono dal Cigno verde a pochi giorni dall’approvazione del Ddl concorrenza che pone fine alla proroga alle concessioni balneari fissando l’obbligo di messa a gara dal primo gennaio 2024 - è sempre più difficile trovare una spiaggia libera dove prendere il sole. A pesare un mix di fattori: la crescita in questi anni delle concessioni balneari e l’aumento dell’erosione costiera, con i tratti di litorale soggetti a erosione triplicati dal 1970».

Fra le criticità di questa Italia balenare tutta occupata da ombrelloni e lettini, c’è anche la questione di «canoni per buona parte ancora irrisori, la non completezza dei dati sulle aree demaniali e soprattutto l’assenza di un regolare e affidabile censimento delle concessioni balneari e in generale di quelle sul Demanio marittimo».

A oggi, nonostante le novità che grazie al nuovo ddl partiranno dal 2024, «sono ancora molti gli ostacoli da superare per garantire una gestione delle coste attenta alle questioni ambientali» ribadisce l’associazione ambientalista.

Ecco perché servono 5 passaggi chiave, secondo Legambiente, «affinché nella prossima legislatura si arrivi ad avere finalmente una legge nazionale per garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge e allo stesso tempo un quadro di regole e un quadro di regole certe che premino sostenibilità ambientale, innovazione e qualità».

Quali sono questi passaggi? «Garantire il diritto alla libera e gratuita fruizione delle spiagge, premiare la qualità dell’offerta nelle spiagge in concessione, ristabilire la legalità e fermare il cemento sulle spiagge, definire una strategia nazionale contro erosione e inquinamento e un’altra per l’adattamento dei litorali al cambiamento climatico. Sarà fondamentale per questo dare gambe ai decreti attuativi del Decreto Concorrenza per far sì che le prossime procedure di affidamento delle concessioni siano finalmente trasparenti».

Tra tante cose che non vanno, ci sono però anche buone notizie.

Alcuni stabilimenti stanno infatti virando verso una impronta green necessaria per il bene dell’ambiente, soprattutto nella lotta all’erosione costiera.

Tra questi alcuni impianti in Sardegna si stanno impegnando nel riforestamento della posidonia nel Golfo degli Aranci oppure c’è il Piano Comunale delle Coste di Lecce che prevede il monitoraggio permanente dell’erosione costiera, la protezione e ricostruzione dei cordoni dunali.

Oppure a Rimini il Parco del Mare, dove si tentano di rigenerare le coste, o in Veneto l’Associazione Unionmare Veneto porta avanti percorsi virtuosi che interessano le spiagge di Bibione, Jesolo, Caorle, Venezia, Eraclea, Sottomarina e Rosolina.

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