Diritti

Cos’è il lavoro per i giovani cooperatori sociali?

Un ambiente equilibrato, sano e stimolante: ecco cosa chiedono le nuove generazioni nell’ambito della cooperazione sociale secondo l’indagine AICCON Il lavoro come opera
Credit: Tan Xiao / Studio Ten
Tempo di lettura 4 min lettura
1 agosto 2022 Aggiornato alle 15:15

In Italia il tema del lavoro è già di per sé un tema caldo. Diventa bollente nel momento in cui si prova a creare il binomio lavoro-giovani e si tenta un’indagine nei legami e nei rapporti tra due mondi che, a oggi, sembrano essere davvero tanto lontani.

Eppure esiste una realtà, quella della cooperazione sociale, in cui lavoro e ragazzi non sono poi così distanti, grazie anche a ricerche che hanno cercato di analizzare le aspirazioni e le aspettative dei giovani e a un rapporto dialogico redditizio, che ha permesso uno scambio di informazioni ed esigenze tra vecchie e nuove generazioni, al fine di cercare il giusto compromesso per accorciare le distanze.

AICCON (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit) ha voluto indagare il rapporto tra i giovani cooperatori sociali under 35 e il lavoro con una ricerca, raccolta nello short paper Il lavoro come opera, in cui si evidenzia come per le nuove generazioni questo sia il risultato di un mix costituito da compenso e senso.

Per i giovani d’oggi è importante in primis lavorare in un ambiente sano e positivo, che possa garantire serenità e tranquillità con colleghi e colleghe, che possa permettere di raggiungere un giusto equilibrio tra vita professionale e vita privata, ma soprattutto che sia orientato alla soddisfazione personale per la mansione svolta.

Le nuove generazioni, dunque, mirano all’autorealizzazione sul posto di lavoro (il senso, appunto) che per i cooperatori sociali si traduce spesso in un desiderio di essere parte del cambiamento e della trasformazione sociale. Diventa perciò fondamentale costruire per i ragazzi di oggi ambienti di lavoro che puntino alla continua stimolazione dei loro desideri e delle loro aspirazioni, nel tentativo di tenerli vivi e non lasciarli spegnere con il passare del tempo.

Il “senso” del lavoro, però, non può distogliere lo sguardo dal “compenso”, nonostante quella della retribuzione sia una preoccupazione secondaria per i giovani, che acquisisce rilevanza solo dopo aver posto le basi per un ambiente stimolante, sereno e mirato alla realizzazione personale.

Stando a quanto emerso dall’indagine condotta da AICCON, durante la ricerca di un lavoro i ragazzi non danno molta importanza all’aspetto stipendiale (se non in un’ottica di futuro), a patto che ci sia equilibrio e supporto da un ambiente lavorativo che gratifica in toto il “senso”.

Ancora un gradino sopra la dimensione economica (che su un podio ideale di importanza si classifica all’ultimo posto per i giovani cooperatori) esiste la dimensione formativa. Per una realtà come quella delle cooperative sociali che si caratterizzano per essere organizzazioni knowledge intensive, cioè organizzazioni con un elevato capitale di conoscenza, la formazione è imprescindibile e i risultati emersi dall’indagine non possono che confermare questa certezza.

Con le nuove sfide del mondo digitale, i nuovi bisogni sociali e il conseguente adattamento degli ambienti lavorativi, diventa sempre più importante mantenere aggiornato il proprio pacchetto di conoscenze e accrescerlo con le novità, per stare al passo con l’evoluzione sociale e tecnologica.

Esiste, poi, un ingrediente fondamentale per creare la perfetta armonia nel binomio giovani-lavoro che, però, non può essere frutto di nessuna formazione: l’imprenditorialità. Nel lavoro bisogna sapere essere imprenditori e per essere giovani imprenditori servono intraprendenza e ambizione, caratteristiche spesso innate in ognuno ma che devono essere coltivate ed educate.

I giovani cooperatori sociali dimostrano di possedere entrambe le skills: il 40% dei partecipanti alla survey, infatti, ha risposto positivamente alla volontà di costruire una carriera nel settore della cooperazione sociale e di ricoprire ruoli di alta responsabilità. Quello che manca, dunque, è un’educazione all’imprenditorialità che può essere impartita solo tramite l’esperienza. O meglio, tramite chi l’esperienza già la possiede. Ritorna qui quel dialogo redditizio tra generazioni che ha permesso uno scambio di informazioni e che, a questo punto, si rivela il collante più forte tra il mondo del lavoro e il mondo dei giovani cooperatori sociali.

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