Ambiente

Fermiamo l’allevamento dei polli a rapido accrescimento

La nuova inchiesta di Animal Equality condotta all’interno di un maxi-allevamento del Made in Italy mostra la sofferenza a cui questi animali sono sottoposti
Credit: Niklas Hamann/unsplash
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16 luglio 2022 Aggiornato alle 06:30

Raccontare cosa accade all’interno degli allevamenti intensivi è una sfida quotidiana che si intensifica quando i livelli di degrado e sofferenza a cui gli animali sono sottoposti sono spesso sconosciuti al grande pubblico e ampiamente nascosti dalle pubblicità (spesso fuorvianti) dell’industria. È il caso della nuova inchiesta realizzata dal team investigativo di Animal Equality, che svela un sistema di forte incuria all’interno di un allevamento esemplificativo delle condizioni che riscontriamo in molte aziende produttrici di carne di pollo simbolo del Made in Italy.

Le immagini documentate da Animal Equality in un allevamento intensivo di polli a rapido accrescimento raccontano lo sfruttamento di un tipo di animale che, oltre a soffrire per le condizioni in cui si trova a vivere, nasce già predisposto a subire malformazioni, fratture e gravi patologie cardiovascolari a causa della selezione genetica operata proprio dai produttori.

Gli avicoli di cui stiamo parlando sono infatti ibridi commerciali selezionati geneticamente nel tempo per raggiungere delle caratteristiche funzionali alla vendita per il consumo umano al costo più basso possibile. Questi animali raggiungono un peso abnorme in poco tempo però (in soli 40 giorni circa, quando sono ancora di fatto dei pulcini troppo cresciuti - passato questo brevissimo tempo in allevamento vengono mandati al macello), portando a gravi danni allo scheletro, che geneticamente rimane invece quello di un pulcino in fase di crescita e quindi finisce per essere schiacciato dal peso, con gravi ferite e fratture agli arti.

Dei circa 80.000 polli per ciclo produttivo presenti nei capannoni dell’impianto, la maggior parte è inoltre incapace di assumere una posizione di riposo naturale e di camminare adeguatamente. Molti di loro infatti rimangono in quella che è definita posizione dello “splay leg”, con gli arti divaricati, per via del peso eccessivo della muscolatura, che schiaccia lo scheletro dei polli e rende impossibile per questi delicati animali alcun movimento naturale.

In questo modo, per i polli a rapido accrescimento anche raggiungere gli abbeveratoi e le mangiatoie risulta spesso problematico e ciò aggrava ulteriormente il loro stato di salute, causando in alcuni casi una morte prematura di stenti.

Una delle problematiche principali che abbiamo riscontrato è proprio l’alto tasso di mortalità: abbiamo trovato numerosi polli morti sulla lettiera, nonché altri in decomposizione abbandonati in cumuli insieme agli animali ancora vivi, a volte perfino nei pressi delle mangiatoie. Anche le celle frigorifere erano piene di cadaveri di animali in tutte le fasi di crescita della loro breve vita. Questi ritrovamenti dimostrano un rischio sanitario e batteriologico elevato, oltre che grave indifferenza nei confronti del benessere degli animali.

Le nostre indagini hanno permesso di rilevare un alto tasso di ammoniaca contenuto nella pollina - ovvero la mistura di lettiera e deiezioni assorbite -, nonché un sistema di aerazione incapace di arieggiare adeguatamente la struttura. Questi due fattori, uniti al livello di sporcizia riscontrato nei capannoni, aumentano il rischio di diffusione di virus e malattie all’interno dello stabilimento.

I risultati emersi da questa investigazione ribadiscono l’urgenza di sensibilizzare i cittadini su cosa accade realmente negli allevamenti intensivi per la produzione di carne di pollo, spesso venduta come sana e sostenibile, e la necessità da parte delle istituzioni di intervenire per porre fine all’allevamento dei polli a rapido accrescimento. Per questo Animal Equality ha lanciato una petizione rivolta al Ministro per le Politiche Agricole e al Ministro per la Salute per chiedere di supportare a livello europeo la messa la bando delle razze a rapido accrescimento e di disporre l’abbandono totale di tali razze in Italia.

Ma non solo. Abbiamo anche deciso di depositare una denuncia presso la Commissione europea contro tutti gli Stati Membri, rilevando come la condizione dei polli allevati per la loro carne sia in netto contrasto con la legislazione UE che regola il benessere animale (Direttiva 98/58/CE).

Su tutto il territorio dell’Unione europea si possono infatti allevare polli a rapido accrescimento ma, come gli studi scientifici dimostrano, non è tuttavia possibile assicurare a queste razze una vita priva di sofferenza e dolore e quindi di rispettare intrinsecamente le norme di benessere animale previste proprio dall’Unione europea e adottate anche in Italia.

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