Ambiente

Marmolada: una tragedia annunciata

Nonostante anni di allarmi e parziali distacchi, in uno dei momenti in cui il ghiacciaio era più frequentato, domenica si è staccato un seracco vicino a Punta Rocca, scatenando una valanga scesa a valle per oltre 500 metri, travolgendo tutto. Causando morti e feriti

Un elicottero sorvola la zona della valanga per cercare le persone ancora disperse sul ghiacciaio della Marmolada a Canazei, il 04 luglio 2022
Un elicottero sorvola la zona della valanga per cercare le persone ancora disperse sul ghiacciaio della Marmolada a Canazei, il 04 luglio 2022 Credit: ANSA/ANDREA SOLERO
Tempo di lettura 4 min lettura
4 luglio 2022 Aggiornato alle 10:46

Poco tempo prima di quella che appare come una tragedia annunciata, il gestore del Rifugio Capanna Punta Penia sulla Marmolada, Carlo Budel, in un video mostrava le condizioni estreme del ghiacciaio: «Quest’anno - diceva - sarà una batosta».

Le sue erano parole di chi conosce profondamente la metamorfosi di un ghiacciaio destinato - di questo passo - ad avere ancora “15 anni di vita” come spiegavano soltanto nel 2020 i glaciologi dell’Università di Padova, spaventati per le condizioni di un luogo sempre più caldo, sciolto e mutato dalla crisi climatica in corso.

Purtroppo, nonostante anni di allarmi per la situazione della Marmolada, e nonostante si fossero già verificati parziali distacchi, proprio domenica in uno dei momenti in cui il ghiacciaio era più frequentato, all’improvviso una gigantesca massa di ghiaccio e materiale roccioso è venuta giù alla velocità di 300 chilometri all’ora scendendo a valle per oltre 500 metri, travolgendo tutto.

Il bilancio è pesantissimo: sono sei le vittime accertate, numero drammaticamente destinato a salire. Sarebbero infatti quasi una trentina i possibili dispersi, sia tenendo conto delle persone che a quell’ora si trovavano nella zona e di cui non si hanno notizie, sia per sospetti legati a una serie di veicoli ancora parcheggiati ai piedi della montagna e che potrebbero appartenere a escursionisti.

Attualmente i soccorritori continuano con le operazioni di ricerca superstiti, sia in elicottero sia muovendosi a piedi sul versante dove però tutto appare estremamente pericoloso e si potrebbero verificare altri crolli. Al lavoro, anche i droni per cercare di scovare dall’alto possibili segni di vita.

Dalle prime informazioni a perdere la vita sarebbero almeno tre italiani, un cecoslovacco, un uomo e una donna non ancora identificati e purtroppo si teme anche per la scomparsa di un bambino di nove anni.

A Canazei, oltre ai parenti delle vittime già arrivati sul posto, anche la presenza del premier Mario Draghi accorso in mattinata, presidente che farà il punto insieme al capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio. Mentre arrivano messaggi di cordoglio da Sergio Mattarella, politici e capi di stato di altre nazioni, come sempre a tragedia avvenuta ci si continua a interrogare perché non fosse stato chiuso l’accesso al ghiacciaio.

Erano note infatti sia le condizioni di sofferenza che perdurano da tempo per la Marmolada, che ha già perso oltre l’80% del suo volume, e da giorni le temperature del gigante bianco delle Dolomiti avevano toccato punte estreme, con addirittura 10 gradi in vetta proprio il giorno prima del crollo del seracco.

Dalle prime ricostruzioni e dai video girati da alpinisti, così come da biker e altre persone che hanno ripreso da altri punti il crollo, il distacco si sarebbe verificato a circa tremila metri d’altezza nei pressi di Punta Rocca lungo l’itinerario di salita della via normale per raggiungere la cima.

Probabilmente il distacco del saracco (parte del ghiacciaio a forma di torre in un crepaccio) è stato causato dall’impatto delle temperature elevate che a loro volta hanno favorito lo scioglimento che ha portato allo scorrere dell’acqua in profondità. Già da tempo infatti c’erano ormai veri e propri torrenti d’acqua che scorrevano sotto il ghiacciaio portandolo a possibili condizioni di instabilità.

Alcune stime sostengono che fossero circa trenta le persone presenti lungo il cammino proprio in quei momenti di totale instabilità del ghiacciaio, e per qualunque informazione (relativa solo al mancato rientro di amici e familiari) il Soccorso Alpino ha diffuso il numero 0461/495272 da contattare per segnalazioni.

Se lo stesso Carlo Budel ha ribadito a più riprese come l’accesso andava chiuso (ora è chiaramente tutto vietato), al momento ci sono nuove situazioni di pericolo che spaventano: una parte consistente del ghiacciaio è ancora attaccata alla montagna ma potrebbe cadere.

Si tratta di un fronte di ghiaccio di circa 200 metri con un’altezza di 60 metri e una profondità di 80 metri, una “massa” pari a due campi da calcio colmi di ghiaccio, esposti a una pendenza di 45 gradi.

«Il rischio di altri crolli è alto», ha ribadito anche Walter Cainelli, presidente del Soccorso alpino e speleologico del Trentino, per cui tutta l’area resterà off-limits. Su questa tragedia annunciata, è stata aperta ora un’inchiesta che tenterà di far luce sull’esatta dinamica della vicenda.

Leggi anche