Culture

Cambiare musica, come Angela Merkel

Scelte rock, inaspettate e la consapevolezza che occorre capire quale posto occupare, al momento giusto
Cristina Sivieri Tagliabue
Cristina Sivieri Tagliabue direttrice responsabile
Tempo di lettura 2 min lettura
4 dicembre 2021 Aggiornato alle 10:08

Cose belle del 2021. Cosa salvare di quest’anno ormai al termine.A parte la serie “Strappare lungo i bordi” di ZeroCalcare, direi la felicità di stare bene dopo la prima, la seconda (e per qualcuno, magari) dopo la terza dose. Mamma mia e i successi internazionali dei Maneskin - da Monteverde a Los Angeles sola andata - e la serie La Città dei Vivi di NicolaLagioia, ascoltata, credo, almeno 3 volte. Poi, la fine della didattica a distanza nelle scuole. Il discorso dei “costruttori” - e delle costruttrici - di Mattarella di inizio anno. Lo sbarco su Marte del rover Perseverance. Le Olimpiadi e Paralimpiadi di Tokyo, con la conquista del titolo di campioni d’Europa di calcio, e le vittorie europee del volley. Appena terminata, la manifestazione del 27 novembre a Roma organizzata da Non una di Meno, dove l’affluenza è stata incredibile.

E poi, inaspettatamente, lei. Angela Merkel. L’affidabilità fatta persona. Inamovibile, inafferrabile. La definiresti solida e regolata, e lei ti chiude il 2021 con una scelta punk, forte. Azzardata quasi. Angela, che avresti detto amante della musica classica, ti sceglie un brano ribelle degli anni Settanta per il suo addio alla carica di Cancelliera. Un brano, Du hast den Farbfilm vergessen (tradotto: hai dimenticato la pellicola a colori) di Nina Hagen, che - forse - era una velata critica alla Repubblica Socialista (la DDR).

Angela dalle scelte “oculate”, che a fine mandato impone il lockdown a chi decide di non vaccinarsi.

C’è chi - una volta assunto un ruolo di potere - lo interpreta stando indietro, rispetto a se stessə. Lo fa per rispetto dell’istituzione che rappresenta e lo fa per mantenere equilibri che facilmente salterebbero. Lo fa anche per non essere troppo criticatə, per non sottoporsi a inutili giudizi di merito. E c’è chi invece non si vergogna di mettere se stessə davanti a tutto. Mi vengono in mente tanti politici italiani che hanno privilegiato “il corpo del capo” rispetto al “ruolo del capo”. Ecco, del 2021, mi resta questo: scelte rock, inaspettate e la consapevolezza che occorre capire quale posto occupare, al momento giusto.