Ambiente

La desertificazione compromette il 28% dell’Italia

L’Ispra lancia l’allarme per la giornata mondiale, indetta dalle Nazioni Unite, contro la siccità. Il Meridione è il più colpito, ma nemmeno il Nord ne esce indenne. Soprattutto il Veneto, il Piemonte e l’Emilia Romagna
Credit: Ines Ivkovic
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
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17 giugno 2022 Aggiornato alle 07:00

In occasione della Giornata mondiale per la lotta alla desertificazione e siccità, torna il progetto “Acqua nelle proprie mani” di Finish, in collaborazione con Future Food Institute. Dopo le attività svolte in Cilento nel 2020 e in Sicilia l’anno scorso, l’iniziativa si sposta in Puglia, dove il rischio di desertificazione sale fino al 57%.

L’obiettivo è quello di sostenere la coltivazione dell’olivo - pianta fondamentale per preservare l’habitat dal rischio di desertificazione - con la piantumazione in diretta di oltre 500 alberi resistenti al batterio del Xylella e il monitoraggio del sostentamento idrico su un totale di 500 ettari distribuiti nella provincia di Brindisi.

L’intervento assicurerà un risparmio annuale di oltre 150 milioni di litri d’acqua e verrà svolto con il supporto della Cooperativa Agricola Sociale di Comunità Borgo Ajeni di San Michele Salentino. Per il monitoraggio, verrà utilizzata la tecnologia Daiki di SmartIsland, in grado di rilevare dati climatici e idrici utili a verificare il fabbisogno idrico delle piante e a prevenirne le malattie.

A ben vedere, la desertificazione sta avanzando in tutto il pianeta: il 70% delle zone geografiche sgombre dai ghiacciai è stato alterato dall’intervento dell’uomo ed entro il 2050 potrebbe aumentare fino al 90%.

Sono le stime del Global Land Outlook diffuse dall’ISPRA – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale - in vista della Giornata Mondiale per la lotta a desertificazione e siccità indetta dalle Nazioni Unite per il 17 giugno. Nel corso di un webinar sull’argomento, sono state illustrate le azioni per il raggiungimento degli obiettivi di “Land degradation neutrality” (LDN), a cui hanno aderito 129 Paesi su 196.

Lo sfruttamento del suolo da parte dell’uomo ne causa il declino dell’utilità, della biodiversità e della fertilità. Un fenomeno di proporzioni enormi, che ha delle ricadute drammatiche su circa 3.2 miliardi di persone: in primis, rispetto alla sicurezza alimentare, che per essere garantita, necessita di una terra sana e fiorente.

Senza la disponibilità di queste risorse, aumenta la probabilità di capovolgimenti politici, ribellioni, conflitti e moti migratori. Ben 500 milioni di individui vivono in aree in cui la desertificazione ha raggiunto l’ultimo stadio, caratterizzato dalla perdita totale di produttività del suolo. Oltre a questo, la desertificazione sconvolge anche i modelli delle precipitazioni, aggravando le situazioni atmosferiche estreme, come la siccità o le inondazioni.

L’area più colpita è quella a sud del Sahara, in Africa: il 73% delle terre prima coltivabili, ora sono degradate o completamente desertificate. Ma, anche la situazione europea suscita un certo allarme. A novembre 2021 è stata presentata la Strategia Europea per il Suolo al 2030, con iniziative volte a conservare e ripristinare il terreno e garantire che vengano utilizzati in modo sostenibile.

In Italia, in particolare, i segni del processo di desertificazione sono evidenti nel 28% del territorio, soprattutto nel Mezzogiorno, dove le condizioni meteorologiche incidono sugli habitat, modificandone l’aspetto, a partire dalla lenta, ma costante erosione del suolo e dal rischio di frammentazione del territorio. Anche il Settentrione sta vivendo un significativo peggioramento, specialmente le regioni del Veneto, del Piemonte e dell’Emilia Romagna.

Per non parlare, poi, della siccità. La fotografia scattata sul nostro territorio è preoccupante: assenza di precipitazioni, che ha interessato non solo il Sud, ma anche le regioni Centro-settentrionali. Piemonte e Lombardia sono sottoposte, per esempio, a un forte stress idrico. Secondo l’ultimo resoconto dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale del Po (AdBPo), il più lungo fiume italiano sta attraversando “la peggior crisi degli ultimi 70 anni”.

Gli italiani sembrano aver preso coscienza della situazione: una recente ricerca IPSOS per Finish ha messo in luce che circa il 62% degli intervistati si ritiene preoccupato per i possibili sviluppi della desertificazione. Se viene ampliato l’orizzonte temporale di riferimento, questa quota sale all’83%. Nel primo caso, si focalizza principalmente sul meridione e sulle isole, ma nel lungo periodo include anche il Nord-Ovest.

Naturalmente l’impatto sul settore agricolo rischia di essere devastante. Infatti, il 25% delle persone interpellate ha manifestato una certa inquietudine per i fenomeni di prolungata siccità (+13% se paragonato ai timori sul presente), il 24% per lo scioglimento dei ghiacciai e il 19% per la presenza di fenomeni atmosferici intensi sempre più brevi e limitati ad alcuni periodi dell’anno.

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