Ambiente

Perché dobbiamo preoccuparci della wet-bulb temperature

Serve ad analizzare il caldo-umido e gli impatti sulle persone. Quando tocca i 35°C-umidi per periodi prolungati, nessun essere umano può sopravviverle. E alcune città indiane, nelle scorse settimane, l’hanno quasi raggiunta
Una ragazza si rinfresca nella fontana "Le quattro stagioni" all'interno del parco Valentino, a Torino
Una ragazza si rinfresca nella fontana "Le quattro stagioni" all'interno del parco Valentino, a Torino Credit: EPA/TONINO DI MARCO
Tempo di lettura 5 min lettura
17 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

La colonnina segna 35°C, riflettendo le luci del neon sull’asfalto ancora rovente un’ora dopo il tramonto. Al suolo la temperatura registra 43°C, causa assenza di alberi o di coperture.

Di fatto le pietre, l’asfalto, le auto sono accumulatori di calore che continuano a rilasciarlo anche quando l’accanimento dei raggi solari è cessato. L’umidità è elevatissima, quasi 100%. Sembra che l’acqua scomparsa dai corsi d’acqua e dai bacini sia tutta nell’atmosfera.

Sono giorni che situazioni come questa si stanno verificando in Nord America, Penisola Iberica, Pakistan, India e ora anche in Italia. Dati alla mano, tutti gli esperti sono concordi che ci stiamo avviando verso un’estate di temperature da record. E l’estate non è nemmeno iniziata.

Le ondate di calore, si dirà nella vulgata, ci sono sempre state. La canicola, che prende il nome dalla stella della costellazione del Cane, che sorge e tramonta con il sole dal 24 di luglio al 24 di agosto, dovrebbe per convenzione arrivare tra quaranta giorni.

Eppure, già da qualche settimana avvolge il mondo. Gli amanti del caldo salutano con piacere la calura anticipata. Ma delle ondate di caldo ne ignoriamo la pericolosità potenziale.

Le ondate di calore severe, come quella del 2003, possono causare decine di migliaia di morti, soprattutto morti premature tra gli anziani ma anche morti sul lavoro tra chi è costretto a operare all’aperto nelle ore più calde. La situazione può diventare catastrofica.

Esiste un concetto poco diffuso in Italia, quello di wet-bulb temperature. Tradotto come temperatura di bulbo umido, la wet-bulb tempererature è la “temperatura umida” dell’aria letta da un termometro coperto da un panno imbevuto d’acqua a temperatura ambiente. Serve a analizzare il caldo-umido e gli impatti sulle persone.

Anche chi si è adattato a temperature elevate non può rimanere all’aria aperta quando questa raggiunge i 32°C-umidi. Quando questo livello raggiunge i 35°C-umidi per periodi prolungati, nessun essere umano può sopravvivere, nemmeno all’ombra. Il corpo si surriscalda, si disidrata e in poche ore raggiunge il collasso.

Nelle settimane passate alcune città in India hanno quasi toccato la soglia critica dei “35°C-umidi”, gettando nel panico le autorità. Le zone più interessate da questi fenomeni sono le zone tropicali, specialmente il subcontinente indiano e il Sud-Est asiatico. Ma non sono escluse anche aree come il Mediterraneo che potrebbe tropicalizzarsi nei prossimi anni.

L’ondata di calore del 2003 si fermò “solamente” a 28°C-umidi, secondo un articolo del magazine Science. Ma il rischio di vedere un intensificarsi di questi fenomeni è concreto, al punto che per Colin Raymond, autore dell’articolo su Science, ci potrebbero essere fenomeni regolari di ondate di caldo-umido estreme (ovvero sopra i suddetti 35°C) già dalla metà del secolo. Attenzione però: non sono da escludere avvisaglie che potrebbero verificarsi in questi, come indicato del picco raggiunto in India.

Se numeri e scienza intorpidiscono la mente (specie con questo caldo), a offrire un’immagine cruda di cosa significa un’ondata di caldo-umido estrema riesce un libro di science-based fiction, romanzo d’immaginazione ma solidamente basato su informazioni scientifiche.

Nel capitolo di apertura di The Ministry for the Future, dello scrittore Kim Stanley Robinson, uno dei protagonisti affronta, una decina di anni da oggi, una wet bulb temperature prolungata in una rovente Lucknow, India. In una ventina di pagine degne di un romanzo dell’orrore, Stanley Robinson descrive il dramma di persone che iniziano a morire per strada, il collasso del sistema energetico a causa dell’eccessiva domanda di aria condizionata, l’impossibilità di sfuggire al solleone nemmeno in casa.

Non si trova refrigerio da nessuna parte nemmeno nelle acque del lago cittadino, dove solo il protagonista sopravvivrà con i livelli vitali sulla soglia della morte. Venti milioni di persone moriranno nel giro di due giorni per collasso e disidratazione. In un singolo evento.

L’accuratezza dei dettagli tecnici è tale che il romanzo è stato acclamato dal mondo scientifico per il rigore con cui gli eventi vengono trattati. La strage climatica nel libro darà avvio alla super struttura che dovrà affrontare radicalmente la sfida di fermare le fonti fossili e lavorare alacremente per adattare città e territori a un pianeta che inevitabilmente diventerà più rovente.

Indubbiamente la scena del libro The Ministry of the Future lascia il segno più di qualsiasi report scientifico. È vivida, cruda, e dannatamente possibile, anzi probabile già nei prossimi 20 anni.

La lettura di queste pagine sia consigliata a tutti coloro che ancora frenano sulla decarbonizzazione, in nome della di una improbabile “sicurezza economica”. Le conseguenze del cambiamento climatico sono devastanti, reali e possibili. Le toccheremo sempre più con mano.

Chi nega l’azione climatica faccia i conti con la sua coscienza e si adoperi a trovare soluzioni, non a creare problemi.

Leggi anche
Cambiamento climatico
di Riccardo Liguori 4 min lettura
emergenze
di Jacopo Gitti 3 min lettura