Diritti

I vigili non corrono

In due comuni del torinese è stato chiesto un test di gravidanza negativo per entrare a far parte dei Vigili Urbani. Una storia di discriminazione sul lavoro che ne nasconde un’altra. Dai risvolti surreali
Credit: Illustrazione di Rocco di Liso
Tempo di lettura 4 min lettura
15 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

La notizia è confezionata per creare indignazione istantanea fin dal titolo, anzi, solo dal titolo, che poi è l’unica cosa che si legge: nessuno apre mai gli articoli, se non chi è affetto da pignoleria acuta e trova che “Test di gravidanza negativo per entrare nei Vigili Urbani: è polemica nel torinese” sia una storia che vada approfondita, prima di farsi partire un embolo.

Quella che ho riportato è la versione del Corriere, ma la maggior parte delle testate punta sulla discriminazione e conseguente denuncia del sindacato, che minaccia di ricorrere alla Procura.

Insomma, sembra un caso da manuale di discriminazione ai danni delle donne, e in parte lo è. Se non che questo caso di trattamento discriminatorio nasconde un doppio fondo, una specie di botola che si apre precipitandoci in un mondo parallelo.

Ok, vado al punto: sì, è vero, è successo. Nei comuni di Vigone e Torre Pellice, entrambi in provincia di Torino e che distano circa mezz’ora di auto l’uno dall’altro, è stato richiesto un test di gravidanza negativo alle donne che volevano partecipare al concorso per entrare nei Vigili. Perché? Perché fra le prove del concorso ce n’è anche una atletica: le candidate devono correre un chilometro in meno di 6 minuti e 30 secondi. Fattibile, ma forse un po’ faticoso per chi aspetta un bambino. Da cui la richiesta.

La gravidanza non è di per sé un ostacolo all’attività fisica, e non è sicuramente l’unico fattore che può rendere complicato correre quel chilometro senza farsi prendere un coccolone. Il sovrappeso grave, un problema cardiaco, una carenza di ferro: tutte caratteristiche o disturbi trasversali ai generi. Anzi, le patologie cardiovascolari incidono sulla mortalità femminile in maniera maggiore rispetto a quella maschile, anche se nelle donne si presentano più tardi e sono (purtroppo) meno studiate.

Eppure, quello che viene richiesto non è un certificato di buona salute o un elettrocardiogramma, ma un test di gravidanza: dato il clima che si respira in Piemonte intorno ai diritti riproduttivi, il sospetto che l’obiettivo di una richiesta del genere non sia tutelare le donne ma conservare le gravidanze è del tutto giustificato.

Però, più ci penso più mi sembra surreale: voi avete mai visto un Vigile che corre? La preparazione atletica può essere utile, se non proprio indispensabile, per un agente (o un’agente, genere femminile) della Squadra Mobile, che può trovarsi a dover inseguire malviventi, ma i compiti del Vigile sono di tutt’altra natura. Multe, problemi di schiamazzi, scartoffie, ogni tanto un incrocio da gestire a colpi di fischietto: questo fanno i leggendari pizzardoni romani, questo fanno pure Guido e Mariella nella Napoli di Un posto al sole.

Io non sono mai stata a Vigone, per cui magari ci sono cose che non so: tipo che i Vigili locali mettono le multe a passo di corsa come i Bersaglieri, la criminalità è a livello Southside di Chicago e fra i circa cinquemila abitanti si annida un covo di vandali veloci come Dash degli Incredibili. Da quello che ho capito, invece, si tratta di un posto piccolo, di quelli in cui se dal municipio cominci a correre, in un chilometro finisci fuori dal centro abitato e da inseguire ti rimangono al massimo le galline.

Sono invece stata a Torre Pellice, che è grande all’incirca come Casarsa, dove sono cresciuta, però con la metà degli abitanti. Torre Pellice è deliziosa, ma dopo le dieci di sera ha la stessa vitalità del bosco della Bella Addormentata: se ci sono dei malviventi da inseguire, dormono anche quelli.

Chissà che cosa lega fra loro questi due piccoli comuni del torinese: forse un’oscura presenza che cova nell’ombra e perseguita i loro Vigili Urbani, rendendo necessaria non tanto la capacità di inseguire quanto quella di darsela a gambe. Materia per occultisti e sceneggiatori di serie televisive.

Sì, chiedere di fornire test di gravidanza per un concorso pubblico è discriminatorio, perché la gravidanza non è un impedimento al lavoro e il settore pubblico non può discriminare le donne incinte. Fa benissimo il sindacato a denunciare la cosa e a segnalare il surrealismo della prova d’esame.

Ma scusate, io ormai sono qua che penso ai Vigili di Vigone e Torre Pellice che peperepeppe pereppeppeeeeppe trotterellano in giro per il centro storico a coppie di due, belli sudati vigorosi e tonici contro le forze del Male.

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