Diritti

C’è bisogno di un nuovo piano per accogliere i migranti

Al vertice Med-5 di Venezia, i ministri dell’Interno di Italia, Cipro, Grecia, Spagna e Malta chiedono una risposta europea alla possibile crisi migratoria dall’Africa
Decine di migranti a bordo di un gommone nelle acque del Mediterraneo al largo della costa nord-orientale della Libia, 27 aprile 2021
Decine di migranti a bordo di un gommone nelle acque del Mediterraneo al largo della costa nord-orientale della Libia, 27 aprile 2021 Credit: EPA/Flavio Gasperini / SOS MEDITERRANE
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
8 giugno 2022 Aggiornato alle 11:00

Italia, Cipro, Grecia, Malta e Spagna hanno chiesto a gran voce una redistribuzione più equa dei migranti che non pesi solo sui Paesi in cui avvengono gli sbarchi.

Lo hanno fatto al termine del summit che si è svolto a Venezia il 3 e 4 giugno 2022 tra i cinque del Med-5, un vertice che da 4 anni riunisce i rispettivi ministri dell’Interno, «parte di un processo di confronto e di coordinamento che da tempo abbiamo sviluppato come Paesi mediterranei dell’Unione europea più esposti ai flussi migratori», ha detto Luciana Lamorgese, che ha presieduto l’incontro.

Al centro dei colloqui del Med-5, che in precedenza si erano tenuti a Atene, Malaga e Roma, ci sono state le possibili ondate di profughi provenienti dall’Africa e diretti in Europa meridionale. Il motivo? Fame e carestia causate, oltre che dai cambiamenti climatici e dai conflitti interni, anche dal blocco delle esportazioni di grano dall’Ucraina dopo l’invasione russa.

Secondo il ministro dell’Interno cipriota Nicos Nouris, è necessaria una politica europea solida e comune in materia di immigrazione: «La solidarietà non è uno slogan, né può essere priva di sostanza», ha detto ai giornalisti.

In passato le politiche di accoglienza in Unione europea (dettate dal sistema di Dublino e da altre norme che prevedevano che ogni Paese membro potesse offrirsi di ricevere una parte delle centinaia di migliaia di migranti giunti sulle coste più esposte alle rotte migratorie) si sono rivelate inefficaci: molti Stati hanno schivato la possibilità e non si sono fatti avanti. Questo ha creato uno squilibrio non da poco, perché il criterio per l’accoglienza si poggiava esclusivamente sulla solidarietà dei singoli Paesi.

Il ministro Nouris ha fatto notare che a diversi anni di distanza dall’apertura di Cipro ai migranti, il 5 % della popolazione è composta da richiedenti asilo. Secondo l’Eurostat, infatti, nel 2020 nell’isola è stato registrato il più alto numero di richiedenti asilo per milione di abitanti: 8.448. Il più basso, invece, in Ungheria, con 9 richiedenti per milione di abitanti, seguita da Estonia, Polonia e Slovacchia.

Durante l’incontro non è stato affrontato il tema profughi ucraini, che secondo le stime dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, l’Unhcr, sarebbero stati accolti in particolare da Polonia, Germania, Ungheria, Moldavia e Romania.

Il numero di migranti in crescita pone l’attenzione sul modo in cui vengono e verranno accolti in Europa, tra i timori che il numero di persone gravemente affamate possa aumentare a causa della siccità in Africa e dell’aumento dei prezzi dei generi alimentari, un fenomeno antecedente all’invasione in Ucraina.

Ora, a causa del conflitto a Kyiv che, insieme a Mosca, produce un terzo del grano e dell’orzo globali – in gran parte venduti ai Paesi africani -, è diventato impossibile spedire il prodotto in Somalia, Tanzania, Senegal ed Egitto, che importano grandi percentuali del loro fabbisogno dalla zona colpita dal conflitto.

Si stima che nel Sahel, sotto il deserto del Sahara, 18 milioni di persone stiano affrontando una grave carestia, con gli agricoltori che stanno affrontando la peggiore stagione di produzione e raccolto da oltre un decennio.

La ministra dell’Interno italiana Luciana Lamorgese ha posto l’accento su ulteriori accordi di rimpatrio con i Paesi da cui le persone fuggono per cercare un futuro migliore in Europa, respinti perché fuggono solo dalla povertà e non da guerre o persecuzioni.

L’omologo greco Notis Mitarachi ha espresso sostegno in favore di percorsi legali per l’immigrazione: anche se le domande di asilo falliscono, spesso i richiedenti rimangono nei Paesi di destinazione accettando lavori illegali o ricorrendo all’accattonaggio. «Non possiamo lasciare che siano i trafficanti a decidere chi viene a vivere in Europa», ha detto ai giornalisti.

Il governo italiano sta lavorando su procedure accelerate per gli ingressi legali nel Paese e nel decreto flussi 2022, a cui sta lavorando la presidenza del consiglio dei ministri, sono previsti più dei 70.000 posti dello scorso anno, perché manca personale in settori specifici: «La crisi ucraina ha evidenziato la capacità dell’Europa di essere compatta e di esprimere la solidarietà alle persone in fuga», ha detto Lamorgese.

Le Ong chiedono nuovi corridoi umanitari sul modello di quelli realizzati per accogliere i migranti in fuga da Kyiv.

Leggi anche
solidarietà
di Alberto Casti 6 min lettura
analisi
di Eleonora Luna 6 min lettura