Diritti

Madonna sadomaso? Rideteci su

Lo scandalo suscitato dal manichino portato in processione al Pride di Cremona è fuori scala rispetto all’entità dell’offesa. A mancarci, come spesso accade, è il senso dell’umorismo
L'esibizione durante il Cremona Pride di una bambola a grandezza naturale travestita da Madonna, con i seni scoperti.
L'esibizione durante il Cremona Pride di una bambola a grandezza naturale travestita da Madonna, con i seni scoperti. Credit: ANSA/FILIPPO VENEZIA
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8 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

Sembra ieri che Pio e Amedeo raccomandavano alla comunità LGBTQ di prendere a ridere le offese che ricevono. Allora, come sempre, il dibattito si era polarizzato: o si era d’accordo con Pio e Amedeo, o si pensava che Pio e Amedeo fossero espressioni di un pensiero che normalizza l’oppressione e la riduce a un fenomeno inevitabile, a cui si può solo rispondere quando è avvenuta, a livello individuale.

Sembra ieri, dico, o sembra cent’anni fa, a seconda della vostra percezione del tempo che scorre. Sta di fatto che poco più di un anno dopo, al Pride di Cremona spunta un manichino a seno nudo – un manichino, ribadisco, non un essere umano – con due striscette di adesivo in croce lì dove ci dovrebbero essere i capezzoli, un velo in testa e uno intorno ai fianchi.

Una Madonna sadomaso, a occhio. Apriti cielo: titoloni sui giornali, showgirl scandalizzate su Twitter, strali e proteste e alti lai. Il tema ricorrente: se non dai rispetto non puoi pretendere rispetto.

Da dove partiamo? Dalle basi: la differenza fra il cartello medio anticlericale al Pride e quel manichino era esattamente zero, anzi, negli anni ho visto roba ben più radicale. Chissà perché proprio quella cosa lì ha colpito la stampa conservatrice, forse perché leggere i cartelli (o ascoltare gli interventi, non sia mai) del Pride è una fatica che nessuno ha voglia di fare.

Meglio aggrapparsi alla prima cosa strumentalizzabile e far scoppiare lo scandalo: durerà due minuti (come ogni scandalo sul Pride e non) ma è interessante analizzarlo perché come tutti gli scandali di questo tipo contiene moltitudini.

È innegabile che la Chiesa Cattolica abbia svolto e svolga tuttora un ruolo fondamentale nell’oppressione di donne e persone queer. Fra chiamare l’omosessualità “disordine oggettivo” e fare delle timide aperture alla comunità LGBTQ, che però non si spingono mai fino al pieno riconoscimento del loro diritto all’affettività e alla sessualità nella fede (e per estensione, nella società italiana che fatica a scrollarsi di dosso l’influenza del cattolicesimo), non c’è poi questa grande differenza.

È come dire: sì, per carità, siete un po’ sbagliati e scordatevi di godere dei più basilari diritti umani, ma ringraziate che non invitiamo la gente a darvi fuoco o lapidarvi come si fa in altri paesi. Il benchmark, insomma, è bassino.

La Chiesa Cattolica si aggrappa con forza a un’idea della sessualità e dell’identità di genere che è antistorica, antiscientifica e punitiva, e lo fa perché controllare la sfera sessuale delle persone è un ottimo modo per tenerle soggiogate.

Il Papa, i Cardinali e i Vescovi potrebbero decidere domani di rinnegare le loro posizioni omofobe e misogine, ammettere le donne alla carriera sacerdotale e liberare i fedeli da restrizioni che non hanno nulla a che vedere con il cuore del messaggio evangelico, che non è certo “Fate sesso rigorosamente senza contraccettivi da sposati e fra persone eterocis”.

L’ultima volta che ho controllato – ma era un bel po’ di tempo fa – “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi” era un concetto abbastanza ampio ma pure molto chiaro. O lo leggiamo come un invito a trascendere ogni differenza nel donare il proprio amore al prossimo, o dobbiamo pensare che Gesù la gente l’amasse poco, male e in maniera selettiva: tu sì tu no.

I cattolici indignati per un manichino pretendono per i simboli della loro religione un rispetto che non sono inclini ad accordare alle persone. La Madonna sadomaso era bruttina e di un gusto discutibile, e tanto per cambiare ha offerto il pretesto per vincolare il rispetto dei diritti e il riconoscimento della giustizia di una lotta alla mitezza, al non disturbare, al non essere visibili, al non offendere chi ti offende.

Dice il Vangelo di Matteo: Voi avete udito che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico: non resistete al malvagio, anzi se uno ti percuote sulla guancia destra, porgigli anche l’altra; e a chi ti vuol farti causa per toglierti la tunica, tu lasciagli anche il mantello.”

Chissà dove va a finire questa immensa tolleranza, questa pazienza sconfinata che Cristo raccomandava ai suoi seguaci, quando qualcuno reagisce a millenni di schiaffi (metaforici o effettivi) con un simbolo che può essere giudicato blasfemo.

Un manichino al Pride non è un’offesa alla persona, non è uno schiaffo, non è un tentativo di depredare il prossimo, è una metafora visiva (limitata e abborracciata) della ribellione a un potere millenario che priva le persone della loro libertà e le tratta come esseri fallati, che meritano pietà e perdono ma non uguaglianza.

Esseri umani che scelgono di “peccare”, non persone che amano, vivono, a volte sbagliano, ma non certo perché la loro espressione sessuale o la loro identità non rientrano fra le uniche due approvate dalla Chiesa.

Il Pride è una manifestazione politica, è un momento di comunione, ed è iniziato con una rivolta, non certo con Marsha P. Johnson e Sylvia Rivera che chiedevano scusa e per favore ai poliziotti che avevano fatto irruzione allo Stonewall Inn.

E anche se il Pride italiano è sempre stato più gentile e meno rivoltoso, rimane comunque un movimento che difende il diritto alla vita e al rispetto per le persone LGBTQ. C’è in gioco la loro pelle, letteralmente.

Se i cattolici mettessero nella difesa di questi diritti basilari la stessa foga che mettono nell’offendersi per una Madonna fetish, chissà, forse la storia potrebbe finalmente prendere un’altra piega.

Dite che sto esagerando? Che non posso dire ai cattolici come si dovrebbero sentire? Verissimo, la smetto subito, ma: che mancanza di senso dell’umorismo. Che suscettibilità esagerata. Davanti a questa provocazione non si poteva ridere? Buttarla in barzelletta? Alla fine, siete quello che siete e nessuno ve lo può togliere.

La vostra fede non dovrebbe essere così fragile. Di sicuro qui in Italia non vi espone al genere di discriminazioni e violenze che subiscono ogni giorno i manifestanti del Pride per il solo fatto di vivere in pace secondo la loro natura. Seguite il consiglio di Pio e Amedeo, rideteci su, i più forti siete comunque voi.

*(Grazie a Simone Alliva per l’aiuto e la disponibilità nel correggere la mia visione del Pride italiano, influenzata da una visione parziale della storia.)

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