Italia senza sportelli BANCOMAT: milioni di cittadini senza banca. Ma non è tutto perduto

Bancomat chiuso (canva) lasvolta.it
In sei mesi, 261 bancomat chiusi e 34 nuovi comuni senza filiali. Ma alcune realtà resistono, e qualcosa può ancora cambiare.
Spariscono silenziosamente, ma l’effetto è assordante: 261 sportelli bancari chiusi solo nei primi sei mesi del 2025.
A farne le spese non sono solo i numeri, ma le persone: oltre 4,7 milioni di italiani oggi vivono in comuni senza alcuna banca.
Si tratta di un fenomeno sempre più diffuso, che colpisce territori già fragili, aumentando isolamento e divario digitale.
Eppure, nonostante la tendenza inarrestabile, qualche segnale incoraggiante inizia a farsi strada. Ecco cosa sta succedendo.
Una rete che si restringe, un Paese che cambia
La chiusura degli sportelli bancomat è un fenomeno che da anni ridisegna la geografia finanziaria dell’Italia, ma nel primo semestre del 2025 ha registrato un’accelerazione preoccupante. Sono 261 le filiali scomparse tra gennaio e giugno, con un’impennata nel secondo trimestre. Friuli-Venezia Giulia e Marche guidano la classifica delle regioni più colpite, seguite da Sicilia, Veneto e Basilicata. Il dato percentuale sembra modesto (1,3%), ma l’impatto reale è molto più profondo.
Oggi il 43,2% dei comuni italiani, cioè 3.415 su circa 7.900, è completamente privo di una banca. Questo significa che milioni di cittadini devono affrontare spostamenti sempre più lunghi anche solo per operazioni basilari. Aumentano le difficoltà per anziani, piccoli imprenditori, persone con scarsa dimestichezza col digitale o prive di connessione stabile. L’abbandono non è solo fisico: è sociale, economico e culturale.

Desertificazione bancomat: numeri, cause e qualche segnale di speranza
Secondo l’Osservatorio della Fondazione Fiba di First Cisl, l’Italia al 30 giugno 2025 conta 34 comuni in più senza sportelli rispetto a fine 2024. I residenti coinvolti superano ora i 4,7 milioni (+1,8%), mentre 11,2 milioni di italiani vivono in territori totalmente o parzialmente desertificati dal punto di vista bancario. Le imprese colpite, nello stesso periodo, sono cresciute di oltre 6.000 unità.
Questo trend si inserisce nel più ampio processo di digitalizzazione e concentrazione bancaria: le fusioni tra istituti ridisegnano la mappa dei gruppi presenti nei territori, e i piccoli centri pagano il prezzo più alto. In questo contesto, alcune realtà provano a fare resistenza. Le banche di credito cooperativo continuano a garantire un presidio locale, mantenendo vivo il legame con i territori. Cassa Centrale Banca, ad esempio, ha aperto nove sportelli nel semestre. Non si tratta solo di nostalgia per il passato: il rischio di esclusione finanziaria è concreto, soprattutto per le fasce più deboli. Solo il 55% degli italiani usa l’internet banking (contro una media UE del 67,2%), e tra gli over 65 la percentuale scende drasticamente al 33,9%.
Le province del Sud risultano tra le più colpite: Caserta, Benevento, Reggio Calabria, Vibo Valentia e Isernia presentano alti livelli di desertificazione. Ma alcune aree, come Barletta‑Andria‑Trani, Ferrara e Reggio Emilia, mostrano maggiore resilienza, anche grazie a iniziative pubbliche e private che puntano su infrastrutture e reti. Il messaggio che emerge è chiaro: la digitalizzazione del sistema bancario non può prescindere da politiche di inclusione, accesso e prossimità.