Natalità: -1,1% nei primi 4 mesi del 2023

 

A poco più di un mese dagliStati Generali della Natalità, lasituazione demografica italiananon sembra mostrare miglioramenti. L’ultimo aggiornamento relativo alla natalità prodotto daIstat e riferito al 2022evidenziava un fortecalo delle nasciteche, per la prima volta dall’Unità d’Italia, faceva crollare il livello di nuovi nati alnumero più basso di sempre, con circa393.000 unità. Un dato che si allinea alla tendenza che il Paese vive da anni senza trovare soluzioni, passandodal 2008 al 2022 ad avere 184.000 nascite in meno, 27.000 delle quali concentrate proprio negli ultimi anni. Il dato delprimo quadrimestre 2023si limita a confermare ulteriormente questo trend, connascite diminuite dell’1,1%rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Parliamo dioltre 1.300 nuovi nati in menoche, calcolando la differenza tra nascite e morti, delinea una popolazione totale che si aggira intorno alle58.800.999 persone,circa 70.000 unità in meno rispetto ai dati di dicembre. Il cosiddettoinverno demograficodomina le statistiche italiane senza che alcun provvedimento o incentivo riesca a raggiungere concretamente i propri obiettivi. Avvicinandosi ai dati in maniera più settoriale, si può notare una situazione leggermente più incoraggiante nelSud Italia, che vede invece un piccoloaumentodi nascitenei primi mesi del 2023rispetto all’anno scorso (32.432 contro 32.245) conPuglia e Campaniain cima alla classifica. Fra le cause principali del bilancio in negativoche, tuttavia, si nota allargando il quadro al Paese intero,il demografo ed ex presidente Istat Gian Carlo Blangiardo ipotizza un nuovo«atteggiamento culturale» che domina le scelte dei giovanidi oggi, rendendola «unagenerazione non sta accettando di passare dalla condizione di figli a quella di genitori». La “colpa”, quindi, sarebbe di una parte del Paese che non sfrutta le proprie capacità di fecondazione e senza fare alcun «salto di mentalità» si lascia sorpassare dai cittadini più in là con gli anni (Blangiardo si riferisce precisamente alle donne «mature») che tuttavia soffrono di una capacità riproduttiva inferiore per via dell’età. A concludere la sua lettura dei dati c’è, poi, il sempre più crescente desiderio di «autorealizzazione professionale» che porta le «giovani donne» a dedicarsi ad ambiti diversi e totalmente contrapposti allagenitorialità. Uno scenario così amaro per lanatalità, che porta conseguenze non indifferenti a livello economico e produttivo nel Paese – secondo Blangiardo- vedrebbe tra le sue fonti principali un fattore culturale, che in qualche mododistrae le nuove generazionidalla “produzione” di figli. Sono termini asettici, duri e tutti rivolti a una categoria sociale che forse più di tutte soffre molti più limiti economici, precarietà e impedimenti, se comparata alla generazione precedente di coetanei: problematiche la cui complessità supera di gran lunga la facilità di puntare il dito contro atteggiamenti culturali sempre esistiti e cheforse non rilevanole possibili motivazioni che spingonosempre meno persone ad avere figli. Il contesto del convegnoDemografica. Popolazione, persone, natalità: Noi domani, tenutosi pochi giorni fa, ha visto l’intervento della presidente del Consiglio GiorgiaMeloni, che in unmessaggioha parlato dell’inverno demograficocome una sfida da vincere,ambiziosa ma necessaria. “Il Governo c’è ed è pronto a fare la sua parte” attraverso tutti i provvedimenti adottati finora: “dall’aumento dell’assegno unico alle norme sui mutui per le giovani coppie, dal rafforzamento delcongedo parentalefino all’inserimento della composizione del nucleo famigliare e dei costi sostenuti per la crescita dei figli nei principi delladelega fiscale”. Ma anche qui il dito non smette di essere puntato contro la cosiddetta “cultura dominante” che per decenni avrebbe eroso le impalcature valoriali della popolazione più giovane, tanto da spingere la Premier a voler “restituire agli italiani una Nazione nella quale essere padri non sia più considerato fuori moda ed essere madri non sia vista una scelta solo privata”.

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