Lavoro: l’Ue valuta il diritto alla disconnessione

Lavoro: l’Ue valuta il diritto alla disconnessione

 

LaCommissione europeaha avviato laprima fase di una consultazione delle parti sociali europeein vista di un possibile intervento per garantire ildiritto alla disconnessione per i telelavoratori.L’ultimo accordo sulle regole comuni relative al telelavoro in Europa risale al 2002, ma negli ultimi anni il numero degli smart workers è aumentato insieme alle richieste di aggiornare la normativa sul telelavoro equo. Secondo il sondaggio sulla forza lavoro dell’Unione europea,la quota di persone che lavorano da casa è più che raddoppiatanegli ultimi anni, passando dal 11,1% del 2019 (prima della pandemia di Covid-19) al20% nel 2022.Alcune ricerche, comequelladella fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoroEurofound, hanno messo in luce come il lavoro da remoto abbiaintensificato la connessionecostante dei dipendenti, portandoli a lavorareore aggiuntive e spesso non retribuite. Lo studio diEurofoundrivela che coloro che lavorano regolarmente a distanza utilizzando le tecnologie dell’informazione e della comunicazione hanno maggiori probabilità dilavorare più a lungo di quanto richiesto da contratto.In particolare, oltre l’80% delle persone intervistate ha riferito di aver ricevutocomunicazioni di lavoro al di fuori dell’orario di lavoro contrattualedurante una tipica settimana lavorativa. Quasi tre quarti dei telelavoratori hanno inoltre riferito di esserecontattati dai colleghi fuori orario ogni giorno o in alcuni giorni,mentre il 67% viene contattato dai propri manager. La stragrande maggioranza (quasi 9 su 10) degli intervistati ha risposto a queste comunicazioni, con1 lavoratore su 4 che ha risposto a tutte le chiamate e ai messaggi ricevuti fuori orario. Dal punto di vista dellasalute, i lavoratori di aziende senzadiritto alla disconnessionehanno affermato di aver sperimentato più spesso problemi come mal di testa, stress e ansia. Tra i motivi più citati che spingono i dipendenti a rispondere a comunicazioni legate al lavoro fuori orario: l’82% perché si sente responsabile dei propri compiti, il 75% perché vuole rimanere “al passo con le cose” (ma anche perché così è previsto a livello aziendale), mentre il 61% risponde per timore di unimpatto negativo in caso di mancata rispostae il 50% per l’aspettativa di avanzamento dicarriera. Nel2021, a seguito di una consultazione, il Parlamento europeo ha chiesto una legge comune che consenta ailavoratori da remoto di disconnettersi durante le ore non lavorative senza conseguenzee standard minimi per il lavoro a distanza, ma finora queste richieste non hanno avuto seguito. Così, nei Paesi Ue le norme restano variegate. Sanzioni e divieti sono in vigore in Francia, Belgio e Spagna, dove è sancito il diritto dei lavoratori a non rispondere a mail, messaggi e telefonate fuori dal proprio orario di lavoro, ma i dettagli sul tema devono essere discussi durante la contrattazione aziendale. InPortogalloè in vigore invece una norma che vieta ai superiori di inviare mail e messaggi fuori dall’orario di lavoro, mentre inItaliauna legge del 2021 stabilisce che la disconnessione“non può avere ripercussioni sul rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.