Gli scimpanzé muoiono per i nostri raffreddori

Gli scimpanzé muoiono per i nostri raffreddori

 

Una splendida e timida signora si affaccia titubante davanti a migliaia di spettatori dal palco delConcertone del Primo MaggioalCirco Massimo di Roma. ÈJane Goodalle ha trascorso gran parte dei suoi 90 anni di vita fragli scimpanzé, sicuramente immersa nella natura. Il suo discorso parla di Tarzan, di scimmie che prima di dormire sembrano quasi cantare, di speranza, futuro e ambiente. Il suo esempio “ispirante” per i giovani è ancora più importante in un momento in cui propriogli scimpanzé e i gorilla, già a rischio estinzione, sono in grosse difficoltà. Stanno morendo a causa degli stessi virus che negli esseri umani provocano semplicementeil comune raffreddoree che si stanno diffondendo sempre più, forse per via del turismo. Secondo gli esperti, per gli animali, questa tipologia di nemicoè più devastantedellaperdita di habitate persino delbracconaggio, come ha dimostrato un recente studio pubblicato suNatureall’inizio di quest’anno. Un campanello d’allarme risuona in particolare,come ha riportatoancheThe Guardian, tra gli oltre 200 esemplari che per settimane nelparco nazionale diKibale, inUganda, hanno letteralmente tossito e starnutito, fino a stare molto male, cominciando a morire. L’epidemiologo dell’University of Wisconsin-MadisonTony Goldberg, attento studioso della fauna selvatica americana, ha analizzato insieme a un team i resti di una femmina adulta del peso di 45 chilogrammi. L’autopsiaha portato alla luce un accumulo di liquido nella cavità toracica e intorno al cuore, mettendo inoltre in evidenzaun tessuto polmonaredi colore rosso scuro, consolidato e marcato da lesioni. Sono i segnali della presenza di una sorta dipolmonite. Il colpevole sarebbe quindiil metapneumovirus umano (Hmpv), un gruppo di virus che è responsabile proprio del comune raffreddore nelle persone e che è capace di scatenare pericolose epidemie tragli scimpanzé. Per l’esattezza questo fenomeno si chiamazoonosi inversa, colpisce diverse specie in tutto il mondo e consiste nella possibilità che gli animali contraggano malattie dagli esseri umani: si va dalle cozze contaminate dal virus dell’epatite A alla tubercolosi trasmessa agli elefanti asiatici. Male grandi scimmiesono più soggette a gravi conseguenze per la loro vicinanza evolutiva agli uomini. È stata proprioJane Goodalla registrare i primi casi dizoonosi inversenelle grandi scimmie.Gli scimpanzéhanno raffreddore e tosse “abbastanza spesso” e “possono contrarre le stesse malattie contagiose degli esseri umani”: la primatologa britannica l’ha scritto addirittura nel 1986. La prova definitiva chegli scimpanzévengono infettati dall’uomo è arrivata poi nel 2008 quandoFabian Leendertz, direttore dell’Istituto Helmholtz for One Healtha Greifswald in Germania, insieme al suo staff ha utilizzato strumenti molecolari per dimostrare che i virus umani erano alla base di un decennio di gravi epidemie di malattie respiratorie negli scimpanzé nel parco nazionale di Taï inCosta d’Avorio. «Le popolazioni digrandi scimmienon possono permettersi questo tipo di perdite – ha dichiaratoGoldberg -Le loro popolazioni sono già così piccole, frammentate e in declino che non hanno la capacità di riprendersi o adattarsi». In teoria i gruppi turistici nei parchi dovrebbero essere di dimensioni limitate, i visitatori dovrebbero indossare mascherine sul viso, le persone dovrebbero restare ad almeno sette metri di distanza dagli animali e, se non si sentono bene, dovrebbero evitare di partecipare alle escursioni. Il problema è chequesti regolamenti non vengono rispettati.