Charlotte Turner Smith: la romanziera britannica che parlò di migranti e libertà

Il 4 maggio del 1749 nasceva a LondraCharlotte Turner Smith, che divenne con il tempouna delle più importanti scrittrici epoetessebritanniche dell’epoca romanticadi fine Settecento. Le sue opere furono apprezzate notevolmente da personaggi illustri del campo letterario come Sir Walter Scott e Jane Austen, che la ritenne un modello dal quale prendere ispirazione per la bravura e la costante tenacia nel perseguire i propri obiettivi e ideali. Proveniente da una famiglia molto benestante, sposòBenjamin Smith all’età di 15 annima poco dopo il marito venne incarcerato per la sua posizione fortemente debitoria. Questo fu solo uno degli eventi che resero il quotidiano di Charlotte Turner Smithcomplesso e a tratti sofferente e nel quale hanno avuto un grande peso alcune perdite che la segnarono profondamente:la morte della mamma quando era solo una bambina e dei suoi due figli. Nella maggior parte degli scritti di Smith riecheggia questo dolore, che la rese particolarmentesensibile verso gli altri.Un aspetto che emerge prepotentemente nelle sue opere, dove si può scorgere una certa attenzione ai piaceri ma soprattutto ai dolori delle varie personalità descritte. La scrittricedopo la Rivoluzione francese si prese cura degli immigrati, definiti altresì èmigrés, provenienti dalla Francia, un’azione che ispirò la scrittura del suo poema narrativo dal titoloThe Emigrantsda cui è tratto il “Frammento descrittivo delle miserie della guerra”. L’opera fu pubblicata per la prima volta nel 1793, quando la carriera letteraria di Smith stava prendendo una svolta più politica, colta già con la sua opera precedenteDesmond, dove affronta il tema dell’uguaglianza sociale e della posizione femminile che vigeva all’epoca. Considerata una scrittrice progressista, descrisse la povertà e l’isolamento degliimmigratiin Gran Bretagna, andando spesso contro alle molte posizioni xenofobe in voga in quel periodo. Scorrendo le pagine diThe Emigrants, redatte con uno stile inquieto ma saldo e senza troppi giri di parole, la scrittrice fa rifermento a “follie e disgrazie umane” e ancora “libertà distrutta”.Il poema è suddiviso in 2 libri: il primo è ambientato nel novembre del 1792 e il secondo nell’aprile del 1793. Nonostante i luoghi e i fatti raccontati siano differenti tra loro, in entrambi Smith si sofferma sullevicende umane di donne e uomini migrantiche da una parte sentono il bisogno di esiliarsi nel proprio dolore dovuto a svariate perdite familiari ed economiche subite; dall’altra, l’esigenza di riscattarsi, riprendere in mano la propria vita e immaginare un futuro migliore. Emozioni e desideri identici a quelli che provano oggi bambini e adulti che sbarcanonel nostro Paese ma non solo in cerca di una vita più stabile rispetto a quella che potrebbero fare nella propria terra d’origine. A tal proposito, risulta significativo citare la conclusione, quasi una preghiera, del secondo libroThe Emigrants: “Possa l’amabile libertà, nel suo fascino genuino, aiutata da una giustizia severa ma eguale, scacciare dalla terra l’orgoglio, l’oppressione, l’avarizia e la vendetta”.