Il Puppy Yoga in Italia è diventato illegale

In Italia non si può piùpraticare Puppy yoga. Lo ha deciso in una nota il Ministero della Salute. Esultano gli animalisti e gli amanti dello yoga, che da tempo sostengono che questa pratica non c’entri niente con il benessere dei cuccioli ma sia solo un momento da condividere sui social. La nota parla chiaro: “Configurandosi come intervento dalle finalità ludico-ricreative e di socializzazione volte al miglioramento della qualità di vita e al benessere della persona, e rientrando quindi nell’ambito delle Attività Assistite con Animali, […] la detta pratica prevede che gli animali coinvolti siano soggetti adulti, condizione necessaria per tutelare la loro salute e il loro benessere”. Al contrario,qualsiasi attività che coinvolge cuccioli, o animali troppo giovani, sarà daconsiderarsi illegale. Finisce così la rapida quanto tumultuosa parabola del Puppy yoga in Italia, la pratica arrivata dagli Stati Uniti e rapidamente diffusasi anche in Europache permette di praticare yoga in un luogo dove vengono liberati dei cuccioli dicane. Le autorità hanno precisato che la disciplina è da ritenersi un’attività lesiva“per la salute e il benessere degli animali oltre che per la sicurezza dell’utenza” e, per questo motivo, essa deve essere vietata su tutto il territorio delle Regioni. La decisione del Ministero è arrivata in seguito alladenuncia che la Lega Nazionale del Cane aveva depositato, pochi giorni fa, davanti al Tribunale di Milano, attraverso la quale si chiedeva alla giustizia milanese di fare chiarezza, in tempi brevi, su questo fenomeno. Nato negli Usa nei primi anni 2000 da un’idea dell’attrice Suzi Teitelmann, il Puppy yoga (o “Dog Yoga”/”Doga”, come in origine era chiamato)arriva in Europa nel 2004, lanciato dal celebre pet shop londinese ‘Pet Pavillion’. Da quel momento comincia a diffondersi anche in altri Paesi, raggiungendo il suo picco di popolarità in Francia. Ed è in Francia che, all’indomani delle chiusure degli anni della pandemia il Puppy yoga riprende a guadagnare consensi con ritrovato vigore, trovando terreno particolarmente fertile tra giovani e giovanissimi – earrivando a diventare una vera e propria moda per laGen Z. Definito da più parti come“il fitness trend da non perdere per il 2024”, secondo quanto riportato da molti siti di centri aperti recentemente in diverse città italiane, sarebbe ideale per “ridurre l’ansia favorendo la produzione di endorfine”, nonché in grado di unire “i benefici dello yoga all’amore per i cani e al ritrovato legame tra uomo e natura”. Ma le cose, evidentemente, non stanno così e a metterlo in dubbio era già stata un’inchiesta inglese volta a svelare il lato oscurodi questa tendenza cosìinstagrammabile.La pratica del Puppy yoga presenterebbe infatti una serie dicriticità severe in termini di etica animalee, invece di apportare i promessi “numerosi benefici fisici e mentali per praticanti e cuccioli”, andrebbe piuttosto acompromettere seriamente il benessere degli animalicomportando, in alcuni casi, anche diversi rischi per la salute umana. Questo perché, come riporta l’inchiesta, nella maggior parte delle lezionisono coinvolti soprattutto animali dipochissime settimane di vitaprovenienti da allevamenti che sostanzialmentesfruttano i cuccioli come “vetrina”del proprio business, mirando quindi più che al benessere canino, alla ricerca di nuovi potenziali clienti a cui vendere gli animali allevati. Così, con la scusa di “aiutare i cuccioli a trovare una nuova casa” – come si legge su alcuni dei principali siti di centri di Puppy yoga italiani -gli allevatori sottoporrebbero i cuccioli a sessioni di lavoro dai ritmi incessanti, lunghi viaggi in macchina per raggiungere i centri di volta in volta preposti, e attese di ore in spazi angusti e sporchi. Tutto ciò, in totale assenza di protocolli normativi, e in mancanza di qualsiasi controllo di tipo igienico o sanitario – con i conseguenti rischi per la salute dei praticanti, nonché in palese violazione dei diritti degli animali, secondo quanto sostenuto dagli esperti cinofili dellaRoyal Society for the Prevention of Crueltye del Kennel Club, dell’Animal Welfare Act. E in Italia, qual è la situazione? Ne ha parlato aLa SvoltaDunia Rahwan, educatrice cinofila e giornalistalaureata in scienze biologicheche da anni si occupa di divulgazione scientifica, e che per prima ha portato l’attenzione su questo fenomeno. «Stiamo parlando di unbusiness facile, veloce, ed estremamente agile dal punto di vista della gestione,e chi se ne occupa lo sa. Non si creda infatti che il Puppy yoga sia stato portato in Italia dal lavoro di alcuni isolati ‘benefattori amanti degli animali’ come talvolta si legge online. Al contrario, si trattava e si tratta di un business ben strutturato e pensato appositamente per creare profitti». Con conseguenze che, in Italia come nel Regno Unito, per i piccoli animali arrivano a essere pesantissime e che possono essere rischiose anche per le persone. «A volte capitava che i cuccioli, esausti per i ritmi del Puppy yoga(ricordiamoci che si parla di animali anche di soli 45 giorni, costretti a 4/6 sessioni di lavoro da un’ora circa l’una),svengano sui tappetinidelle stanze in cui viene praticata l’attività, o si addormentino stremati dalla mancanza di forze, acqua e aria. Tra una sessione e l’altra, infatti, in genere vengono rinchiusi in dei trasportini o kennel e stipati in stanze piccole, spesso troppo calde e senza nemmeno una finestra. Può capitare che vomitino, perché sono troppo stressati. Ricordiamoci che alle classi partecipano fino a 25/30 persone – e ognuna di queste è lì, e ha pagato per, praticare yoga accarezzando cuccioli. Questo vuol dire che, a fine giornata, ognuno può venire strapazzato da un totale di 180 persone. Centottanta umani sconosciuti che vogliono interagire con te.Sono tanti, decisamente troppi, per un cane di quarantacinque giorni». È importante ricordare che, oltre che per i cani,il Puppy yoga è rischioso anche per gli umani. Molto spesso, infatti, i cuccioli che vengono utilizzati sonotroppo piccoli per aver completato la profilassi vaccinale ed eseguito la sverminazione. Di conseguenza, spesso, hannola giardia(comunissima tra i cuccioli di cane), oparassiti intestinali che,è molto probabilepassino ai praticanti, dal momento che capita che i cuccioli defechino sui tappetini dello studio, puliti poi solo con acqua o un pezzo di carta. E tutto ciò, evidentemente, per meri fini economici. «Si stima che, per ogni cucciolo messo a disposizione, il guadagno sia di circa 10 euro l’ora. Quindi, a conti fatti, per un week-end di attività un allevatore può arrivare aguadagnare fino a 1.800 euro- che si sommano ai proventi delle vendite, reali e potenziali. Sono tanti soldi, se si pensa alla facilità con cui sono ottenuti. Poco importa, poi, se chi ci rimette è il cane». Grazie al lavoro di Rahwan e delle associazioni animaliste si è arrivati fortunatamente alla nota del Ministero della Salute che vieta il Puppy yoga su tutto il territorio nazionale. Pratica che, tuttavia, presumibilmente continueremo a vedere impazzare sui social dai profili degli utenti residenti in Paesi che, a oggi, non hanno ancora adeguato la propria normativa: come ricorda Rahwan, infatti, «fondamentalmente il Puppy yoga èun momento di puro egocentrismo da condividere sui social. Anche dando un’occhiata ai siti che lo promuovono, infatti, si capisce subito qual è il motivo del suo successo, e che del benessere animale, a chi lo organizza e a chi lo pratica tutto sommato importa poco. Si tratta di una pratica nata, esclusivamente, per essere ‘postata’ sul web. Per dare a star dei social, e aspiranti tali, la possibilità di condividere un video di yoga con graziosi cagnolini e accaparrarsi una manciata di likes. E il benessere dei cuccioli, evidentemente, non è pervenuto».