Uk: il degrado ambientale causerà una contrazione del 12% del Pil entro il 2030

Lacrisi climaticaporterà a numerosi cambiamenti nella vita di tutti i giorni. Oltre alle conseguenze sociali, molto spesso si tendono a dimenticare leimplicazioni economiche. Quest’ultimo aspetto è sottolineato dall’ultimo report diGreen Finance Institute. Ildegrado ambientalee la continua distruzione degli habitat nelle zone urbane e ruralipotrebbe causare nel Regno Unitounacrisi economica peggiore di quella del 2008e di quella registrata durante la pandemia da Covid-19. La ricerca delGreen Financepunta a valutare quanto sono rilevanti irischi climaticiin ambito finanziario ed economico. Allo studio hanno collaborato diversi ricercatori e istituzioni, tra cui l’Università Ca’ Foscaridi Venezia, l’Università di Oxford eUnep, il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente. A fine analisi emerge che i danni all’ecosistema inglese provocherebbero un rallentamento nell’economia e unariduzione del prodotto interno lordo. Le conseguenze dell’inquinamento, dei guasti ai sistemi idrici, dell’erosione del suolo e della minaccia di nuove malattieporterebbero il Pil britannico a ridursi del 12% lungo il 2030. La crisi del 2008 aveva determinato una riduzione del 5%, mentre il periodo della pandemia aveva ridotto il prodotto interno lordo dell’11%. Il report è stato realizzato prendendo in considerazione tre diversi scenari. Il primo riguarda i principali rischi nazionali derivanti dal degrado ambientale, come l’erosione del suoloe l’inquinamento atmosferico. Questi fattori porteranno ondate di calore e siccità, con il pericolo di numerosi incendi. Il secondo scenario tratta delle conseguenze per le catene di approvvigionamento inglesi, in particolare dellaperdita di biodiversitàin partner commerciali fondamentali per il Regno Unito. Il terzo capitolo del report analizza le conseguenze economiche di un’ipotetica nuova pandemia globale. In ambito internazionale, le principali minacce provocate dal degrado ambientale sono rappresentate dal fallimento nell’approvvigionamento di grano e dalle guerre commerciali. Ilsettore agricolo è quello più a rischioin termini percentuali, ma per quanto riguarda l’economia sarebbero i servizi e il settore manifatturiero a risentire maggiormente della crisi degli ecosistemi. Il ministro inglese per il clima e l’ambienteRichard Benyon, intervistato dalGuardian, afferma che la responsabilità della preservazione degli habitat “riguarda tutte le categorie della società. In particolare, lafinanza sostenibileha un ruolo fondamentale. Spero che il report possa far capire ai direttori di aziende e alle istituzioni l’importanza di proteggere il nostro pianeta per le generazioni future”. La minaccia della crisi finanziaria potrà essere contrastata con un’efficace transizione verso un’economia a zero emissioni, sia all’interno del Regno Unito che a livello globale. Il settore finanziario green è attualmente in crescita. Nel 2022 ilGreen Finance Instituteha registratoun incremento del 317% in misure finanziarie sostenibili. Direttive verso un sistema economico più green sono state introdotte in 109 Paesi del mondo. Tra le maggiori iniziative nel Regno Unito che promuovono un’azione concreta verso la salvaguardia dell’ambiente si inserisceNature ReturnsdiNatural England, l’organizzazione che svolge consulenza climatica al governo britannico. Lanciato nel settembre 2023, l’obiettivo del progettoNature Returnsèfavorire la cooperazione tra il governo britannico e i settori privati, per capire il modo migliore con cui affrontare la crisi climatica e salvaguardare gli ecosistemi. Con la collaborazione di numerosi partner locali, i membri diNature Returnssi occupano di monitorare gli habitat naturali inglesi nelle diverse fasi di sviluppo. Dalla cattura di carbonio al sostegno della biodiversità,Nature Returns puntaa collezionare dati sul campo per poter investire in modo efficace nella preservazione della natura.