Usa, AirTag utilizzato per lo stalking: cosa sappiamo della class action contro Apple

Non è un buon periodo per Apple. Il dipartimento di Giustizia degliStati Unitie i procuratori generali di16 stati americani hannofatto causaalla societàper aver creato un monopolio dell’iPhone sul mercato degli smartphone.È l’azione legale più aggressiva contro il colosso tecnologicoche ha una valutazione di mercato di circa 2,7 trilioni di dollari e un fatturato maggiore rispetto alPil di oltre 100Paesi. Su un altro versante che non riguarda le regoleantitrust, ma i temi della sicurezza e della privacy individuali,la società di Tim Cookdeveaffrontare anche una class action che contesta l’uso degliAirTagda parte degli stalker per seguire le proprie vittime. Quando sono statilanciati sul mercato nel 2021, questi dispositivi eranostrumenti di localizzazione degli oggetti, diventati utilissimi a chi perde facilmente le chiavi e il portafoglio o non ricorda dove ha parcheggiato la macchina. Ma il costo ridotto, le piccole dimensioni e la facilità di utilizzo hanno consentito al prodotto di essere sfruttato anche per finalità diverse, come appunto seguire gli spostamenti di una persona senza il suo consenso. Come ha detto allaBbcEva Galperin, direttrice del team di cybersecurity dellaElectronic Frontier Foundation: «Sei crei un oggetto utile per rintracciare gli oggetti rubati, hai anche creato uno strumento perfetto per lo stalking». La class action è stata intrapresa nello Stato dellaCaliforniaa dicembre 2022 dadecine di donne e uominiche hanno sostenuto di essere staticontrollati e pedinati grazie alla presenza di unAirTagnascosto tra i propri oggetti personali. Secondo le vittime, Apple non avrebbe adottato sufficienti misure di sicurezza per proteggerle da questi rischi. Il giudice distrettuale di San Francisco Vince Chabria ha rifiutato la richiesta della società di archiviare la class action. Nonostante molte richieste siano state respinte in quanto “non adeguatamente formulate”, per 3 di queste il giudiceha ordinatolaprosecuzione della causa per possibile “negligenza e responsabilità oggettiva” della società. In questi casi, i tracker sarebbero stati posizionati all’interno della macchina della vittima da ex partner o altre persone con conseguenze negative dal punto di vista psicologico e finanziario.Secondo la difesa, Apple non avrebbe alcuna responsabilità per l’utilizzo improprio dei suoi prodotti da parte degli stalker. Il funzionamento dell’AirTagè semplicissimo: grazie alla tecnologia bluetooth il tracker invia unsegnale privato che consente di rilevare la sua posizione a qualsiasi dispositivo Apple nelle vicinanzetramite l’applicazioneDov’è. Tutto avviene informa anonima e con crittografiaend-to-end: in questo modo è possibile otteneresoltanto informazionisugli oggetti smarriti e non sull’identità del proprietario. Negli ultimi anni, dopo le denunce sui possibili usi criminali degliAirTag,Apple ha adottato alcunemodifiche anti-stalking al sistema: oggi chiunque possieda uniPhone aggiornatoa iOS 14.5 dovrebbe ricevere una notifica ogni volta che unAirTagsconosciuto rimane nelle vicinanze per un periodo di tempo prolungato e a distanza dal suo proprietario. Stando a quanto riportato nei documenti a supporto della class action,all’epoca dello stalkingle vittime avrebbero ricevuto le notifiche sui loro telefoni in modo poco chiaro o non tempestivoo non avrebbero potuto disabilitare l’AirTaguna volta rilevato, permettendo così ai loro stalker di prolungare le attività di tracciamento. È ancora presto per fare pronostici sul possibile esito del processo. Come ha scritto il giudice Chhabrianell’ordinanza: “Alla fine Apple potrebbe avere ragione nel dire che la legge della California non la obbligava a fare di più per ridurre la capacità degli stalker di usare gli AirTag, ma questa valutazione non può essere fatta in questa fase preliminare”.