Climate change: il Pil mondiale calerà di un quinto entro il 2050

Climate change: il Pil mondiale calerà di un quinto entro il 2050

 

Ilcosto della crisi climaticasarà altissimo: lo dicono da tempo numerosi studi scientifici, lo ribadisce ogni anno l’Ipcc – Intergovernmental Panel on Climate Change,lo vivono da tempo sulla propria pelle milioni di persone in tutto il mondo. Una nuova ricerca ha stimato quali saranno le conseguenze economiche che vivranno cittadini e cittadine di un futuro tutt’altro che lontano:38 trilioni (cioè 38.000 miliardi) di dollari ogni anno entro il 2050. Il dato proviene da uno studiopubblicatosuNaturee condotto dal team di ricerca del delPotsdam Institute for Climate Impact Research-Pik(Maximilian Kotz, Anders Levermann e Leonie Wenz). Tra 26 anni, hanno stimato gli studiosi, il Pil globalesi ridurrà di quasi un quintoa causa della crisi climatica. Il gruppo di scienziati ha esaminato i dati empirici provenienti daoltre 1.600 regioni in tutto il mondo negli ultimi 40 anni, valutando gli impatti futuri delle condizioni climatiche sulla crescita economica e la loro persistenza. Nel complesso, i danni annuali globali sono stati stimati per 38.000 miliardi di dollari: questi danni derivano principalmente dall’aumento delle temperature, ma anche dai cambiamenti delle precipitazioni e della variabilità della temperatura. Significa cheil costo dei danni supera di 6 volte il prezzo della limitazione del riscaldamento globale a 2°C, come prevede l’obiettivo fissato dall’Accordo di Parigi sul clima nel 2015. Oggi la temperatura media è di 1,2°C oltre il limite. L’autore principale della ricerca, Max Kotz, haspiegatoall’Afpche rimanere sotto la soglia dei 2°C «potrebbe limitare la perdita media di reddito regionale al 20% rispetto al 60%» in uno scenario ad alte emissioni. Se il Pianeta dovesse riscaldarsi in modo significativo oltre i 2°C dal livello della metà del XIX secolo, le conseguenze economiche del cambiamento climatico potrebbero aumentare di decine di trilioni di dollari all’anno entro il 2100. Insomma, ridurre le emissioni di gas serra il più rapidamente possibile rimane la priorità per evitare impatti economici ancora più devastanti entro la fine del secolo, ma “anche se le emissioni di CO2 dovessero essere drasticamente ridotte a partire da oggi, l’economia mondiale è già destinata a una riduzione del reddito del 19% fino al 2050 a causa dei cambiamenti climatici”, si legge sul portale delPik. La percentuale stimata dal gruppo di ricerca nascondeprofonde disuguaglianze: negli Stati Uniti e in Europa il calo sarà di circa l’11%, con la Francia a quota 13%, Spagna 18%, Grecia 17%, Regno Unito 7%, Germania 11%.In Italiala riduzione del reddito medio sarà del 15%. Maximilian Kotz, scienziato delPotsdam Institutee autore dell’articolo,ha spiegatoche «si prevedono forti riduzioni del reddito per la maggior parte delle regioni, tra cui il Nord America e l’Europa», ma le più colpite saranno l’Asia meridionale e l’Africa. «Le riduzioni sono causate dall’impatto del cambiamento climatico su vari aspetti rilevanti per la crescita economica, come le rese agricole, la produttività del lavoro o le infrastrutture», ha aggiunto Kotz. Come hanno giù suggerito studi precedenti,i Paesi meno responsabili dei cambiamenti climaticiaffronteranno le conseguenze peggiori: il coautore Anders Levermann ha spiegato all’Afpche «subiranno una perdita di reddito maggiore del 60% rispetto aiPaesi a reddito più elevatoe del 40% maggiore rispetto ai Paesi con emissioni più elevate»; a essere colpite più duramente, secondo la ricerca, saranno soprattutto le Nazioni tropicali, molte delle quali sono già in grande difficoltà e presentano economie in contrazione a causa dei danni climatici. In numerosi Stati dell’Africa e dell’Asia meridionale si stimano perdite intorno al 22%. In Botswana e Mali i redditi caleranno del 25%, in Iraq del 30%, in Qatar del 31%, in Pakistan del 26% e in Brasile del 21%. L’analisi di Wenz e del suo team «mostra che il cambiamento climatico causeràingenti perdite economicheentro i prossimi 25 anni in quasi tutti i Paesi del mondo,anche in quelli altamente sviluppaticome Germania, Francia e Stati Uniti – ha spiegato la ricercatrice – Questi danni a breve termine costituiscono il risultato delle nostre emissioni passate. Avremo bisogno di maggiori sforzi di adattamento se vogliamo evitare almeno alcune di queste conseguenze. E dobbiamo ridurre drasticamente e immediatamente le nostre emissioni. In caso contrario, le perdite economiche diventeranno ancora più ingenti nella seconda metà del secolo, fino a raggiungere il 60% in media globale entro il 2100. Questo dimostra chiaramente che proteggere il nostro clima rappresenta un investimento, piuttosto che una spesa». La stima degli impatti economici del gruppo di ricerca aiuta a sostenere la necessità di un’azione ambiziosa a breve termine: «I nostri calcoli sono estremamente rilevanti» per tali analisi costi-benefici, ha affermato la coautrice Leonie Wenz.