La Milano Design Week 2024 è all’insegna della sostenibilità

La Milano Design Week 2024 è all’insegna della sostenibilità

 

Torna ilSalone internazionale del Mobile.Milano,il più importante appuntamento internazionale per ladesign industry:nato nel 1961 a Milano, per promuovere le esportazioni dell’industria dell’arredo, oggi richiamaoltre 300.000 visitatori, di cui il 65% provenienti da più di 181 Paesi.Stando sempre al passo con i tempi,l’obiettivo delSalone è ispirare alla sostenibilità“nella ricerca dell’equilibrio tra rispetto dell’ambiente, etica e trasparenza delle relazioni e benessere degli individui”. Per questo motivo,responsabilità ambientale, economica e sociale saranno centrali anche nell’edizione del 2024,anche grazie all’adesione (ormai da alcuni anni) alGlobal Compactdelle Nazioni Unitee alla condivisione delleLinee Guida Greenper la progettazione e realizzazione degli allestimenti in fiera. Da novembre 2023 anche la certificazione ISO 20121 per il sistema di gestione dellasostenibilità degli eventi, rilasciata daRina, multinazionale di certificazione internazionale, ha riconosciuto “ilpercorso etico e sostenibile del Salone, garantendo che non si tratti di semplici pratiche digreenwashing”. «Considero questa certificazione come un nuovo punto di partenza: continuando ainterrogarsi sul proprio impatto ambientale e coltivando comportamenti sostenibili(…) vogliamo diventare punto di riferimento e fonte d’ispirazione per tutto il settore e perseguire un modello di business il più etico possibile» afferma Maria Porro, Presidente del Salone del Mobile.Milano. Per esempio, da quest’annonon sarà più autorizzato l’impiego di materiali non riutilizzabili, come il cartongesso, mentre la plastica dovrà essere riciclata e il legno e cartone dovranno provenire da modelli di Schemi di Catena di Custodia (FcsoPefc). Particolare attenzione, quindi, all’ambiente, caratteristica che si riflette anche nelFuorisalone, il cui tema, per l’edizione 2024,è “Materia Natura”: sproprio con queste due parole si punta a indagare la cultura del progetto consapevolemettendo in risalto lasostenibilitàcome valore fondante del processo creativo. Le riflessioni sulla natura sono da sempre al centro dell’agire umano che però nel tempo,si legge sul comunicato stampadel Fuorisalone, ha trasformato“la natura in un’entità ‘altra’, come da sempre succede con la materia, che viene studiata e sperimentata”. Nella ricca agenda del Salone e del Fuorisalone c’è spazio anche per ilCircuito Lombardo Musei Design, che colgono questa occasione per farsi (ri)scoprire.La Svoltaha partecipato all’opening delle mostreIl Magistretti Inglesepresso Fondazione Vico Magistretti eProgetti per servire, i Castiglioni e la ristorazionepresso Fondazione Achille Castiglioni. Entrambe le Fondazioni hanno il loro punto di forza negli archiviche, se preservati, custoditi, studiati e conservati, possono regalare meraviglie come queste due mostre oggi aperte a tutti e tutte. Lamostra su Magistrettiè pensata, curata e allestita da Viola Pelù e Louis Mayes, giovani architetti londinesi, vincitori dellaCall for Curators;è stata lanciata dalla Fondazione in occasione del Convegno InternazionaleVico Magistretti. Tra Milano e il Mondo.Il legame tra Magistretti e Regno Unito va oltre l’insegnamento delRoyal College of Arta Londra, e si esplicita in molti progetti ispirati a forme e materiali inglesi: daltavolino Caoridel 1962 fino allapoltrona Rafflesdel 1988; questo “amore” si rilegge nell’esposizione della Fondazione, grazie a un immaginario dialogo tra la foto della Regina Elisabetta e la seduta Regina D’Africa di Magistretti. «Come ha scritto Marco Romanelli – dichiara Margherita Pellino, responsabile dell’archivio storico – Vico a Londra parla di dignità, ma negli anni ’80 eravamo troppo affascinati dai “maestri” d’oltremanica per comprendere davvero che dietro al minimalismo d’Oltremanica si nascondeva Vico» In una Milano frizzante per laDesign Weekci spostiamo da Via Bellini 1 a Piazza Castello 27, dove è allestita lamostra su Castiglioni, presso l’omonimaFondazione, curata da Chiara Alessi e Marco Marzini, che mette in scena, per la prima volta, ambienti oggi inesistenti, dando la possibilità al pubblico disperimentare la spazialitàper alcuni progetti nel campo della ristorazione. Tra i progetti presentati c’è la Birreria Splügen Bräu del 1960, in Corso Europa a Milano, che viene “ricostruita”, sezionata ma in scala 1:1, all’interno della Fondazione, e interamente visibile in un virtual tour realizzato daèvoque lab. Progetti «per servire», come dice Chiara Alessi, «e quindi perassecondare le esigenze e i bisogni, al plurale, per funzionare».