L’abuso di alimenti ultraprocessati è connesso a più di 30 malattie

Ilnuovostudiopubblicato sulBritish Medical Journal– Bmjvaluta glieffetti dei cibi ultraprocessatisulla salute umana. La ricerca, che ha coinvolto oltre10 milioni di persone, ha trovato evidenze scientifiche dellacorrelazione traconsumo di cibo prodotto industrialmente e più di 30 patologie. I cibi ultraprocessati, si leggesulle pagine dell’Airc- Associazione Italiana Ricerca Cancro “sono glialimenti confezionatie pronti per essere riscaldati o consumati direttamente, frutto di ripetute lavorazioni industriali”; già nell’agosto del 2022, sempre sulBmj,unarticoloaveva dimostrato che unelevato consumodi questi alimentiaumentava il rischio di tumore del colon-retto del 30% circa. Questa volta il gruppo di ricercatori internazionali (la prima firmataria dello studio èMelissa LanedellaDeakin University)ha mostrato che lediete ad alto consumo di alimenti ultraelaboratipossono esseredannose per molti sistemi del corpo umano. In particolare, la ricerca ha mostrato che una maggiore assunzione di questi cibi è associata a unaumento di circa il 50% del rischio di morte correlata a malattie cardiovascolari,dal 48% al 53% per quanto riguarda l’insorgere di disturbi d’ansiaementali(22% quando si tratta didepressione), un’incidenza del 12% in più per ildiabete di tipo 2, ma anche diobesitàe problemi di sonno. La particolarità di questa pubblicazione consiste nell’aver analizzato i risultati di precedenti studi diffusi negli ultimi 3 anni, prendendo in considerazione quelli con determinate caratteristiche (per esempio escludendo quelli finanziati da aziende impegnate nella produzione di cibi ultraprocessati) e di aver messo a sistema tutte le informazioni raccolte (la somma totale di partecipanti nelle analisi aggregate è stata di 9.888.373 unità) tramiteun’analisi scientifica di tipo statistico. La maggior parte degli studi presi in esame riguardava la popolazione adulta, a eccezione di 5 ricerche che includevano bambini e adolescenti nell’esame dei risultati legati amalattiementali e respiratorie. La ricerca ha poi evidenziato che gli alimenti ultraelaborati differiscono dagli altri a causa deinumerosi processi di trasformazioneche rendono ilprodotto finale più poverosotto il punto di vista del profilo nutrizionale,conelevati valori di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sodio. Ma gli effetti negativi per la salute non sono completamente spiegabili con la composizione nutritiva e la densità energetica di questi cibi: a essere colpevoli sono anchele proprietà fisiche e chimiche associate ai metodi di lavorazione industriale, nonché agli ingredienti di scarsa qualità e ai sottoprodotti utilizzati per la preparazione cheincidono direttamente anche sulla digestione, sulla sazietà e sull’assorbimento dei nutrienti. UnarticolodelWashington Post,inoltre, dichiara che negli Usa il58% dell’assunzione giornalieratotale di cibi energetici èrappresentato da alimenti ultraprocessatie, che a causa dei deboli standard normativi, questi prodotti sono giunti anche neimenù scolastici(in Uk la situazione è molto simile). Di fronte a queste cifre preoccupanti, il mondo accademico non resta a guardare: tramite uneditoriale pubblicato suBmj,ricercatori internazionali hanno chiesto alle Nazioni Unite disviluppare un quadro normativoper regolamentare la produzione dei cibi altamente lavorati, come già fatto per iltabacco. Sappiamo che questi alimenticreano dipendenza, come l’alcol:è tempo di agire.