Cina: l’invecchiamento demografico potrebbe far aumentare le morti da smog

Cina: l’invecchiamento demografico potrebbe far aumentare le morti da smog

 

Ancora oggi quando si sorvolano città come Pechino e Shangai la sensazione è sempre quella di mondi sommersisotto una cappa di gigantesco inquinamento. Buona parte delle città cinesi, come quelle indiane, sono infattifra le più inquinate al mondo, soprattutto in termini diparticolatoepolveri sottili: un recente rapporto della società svizzeraIQAirafferma per esempiocome 99 delle 100 città più inquinate del globo nel 2023 si trovino proprio in Asia. Eppure, rispetto a quasi vent’anni fa, in Cina sono stati fattipassi da gigante nella lotta all’inquinamento atmosfericoe miglioramento della qualità dell’aria, anche se ancora insufficienti. La svolta si osserva soprattutto a partire dal 2005, pochi anni prima delle Olimpiadi del 2008 di Pechino, quando la Cina preoccupata per l’impatto dello smog e la salute degli atleti, così come per l’immagine mostrata al mondo, ha avviato unprogramma per ripulire l’aria che ha riguardato l’industria, il traffico e le abitudini dei cittadini. Proprio nel 2005 Pechino era allora considerata la capitale mondiale dello smog, un brutto titolo dal quale si è smarcata a fatica negli ultimi vent’anni. Unanuova ricerca,condotta da esperti delle università cinesi, tedesche e canadesi,ha analizzato le condizioni di allora, confrontandole con quelle attuali, dimostrando sia una certa preoccupazione per le morti legate allo smog sia i segnali positivi raggiunti negli ultimi anni. Le morti per inquinamento da particolato in Cina per esempiohanno raggiunto un picco nel 2005 con 2,6 milioni di morti, decessi collegabili agli impatti del particolato: un aumento che vent’anni fa era pari a oltre 200.000 morti all’anno in più proprio a causa dellosmog. Politiche per migliorare la qualità dell’aria e ridurre le fonti inquinanti hanno però aiutato la Cina negli ultimi anni (dal 2013 al 2019)a diminuire di circa 59.000 morti l’anno queste nere statistichenonostante la Cina resti ai vertici delle classifiche dei Paesi più inquinati al mondo sia rispetto agli standard nazionali sia a quelli dell’Organizzazione mondiale della sanità. Sebbene oggi ci sianopiani per “difendere i cieli blu”come dicono i cinesi,la situazione è però ancora decisamente grigia: da una parte le politiche di investimento nelle energie rinnovabili stanno aiutando il Paese a “ripulirsi”, ma gli investimenti incarboneegas, così come il perdurare delle fonti inquinanti legate al riscaldamento domestico, restano elevate e impattanti. Per questo i ricercatori ricordano chesenza un’azione accelerata le morti per inquinamento atmosferico in Cina inizieranno presto ad aumentare: il motivo è anchelegato al progressivo invecchiamento della popolazione cinesee all’esposizione degli anziani – estremamente vulnerabili – al particolato, come il Pm 2.5. AThe Guardianil professor Michael Brauer dell’University of British Columbiaha per esempio spiegato che “lo stesso livello di inquinamento atmosferico avrà un impatto maggiore su una popolazione più anziana e meno sana con maggiori livelli di malattie colpite dall’inquinamento atmosferico, molti dei quali aumentano con l’età. Questi includono ilcancro ai polmoni, ildiabete, lemalattie polmonari e cardiache croniche”. A causa dell’invecchiamento della popolazione e l’inquinamento ancora persistente – seppur migliorato rispetto a vent’anni fa -la ricerca prevede che i decessi legati all’inquinamento atmosferico in Cina “aumenteranno tra 116.000 e 181.000 all’anno dal 2030 al 2060”e tutto ciò nonostante politiche migliori sia nel ripulire l’aria sia nell’assistenza sanitaria. Brauer ha ricordato dunque la necessità per la Cina di “ridurre l’inquinamento atmosferico in modo ancora più aggressivo”, discorso che dovrebbe valere per molte altre realtà asiatiche, come l’India, altro Stato dove “la popolazione sta invecchiando, ma ci vorranno 20 anni per raggiungere l’età in cui si trova oggi la Cina”, ma anche per “alcuni Paesi dell’Europa orientale, come laBulgariae laPolonia, che sono altamente inquinati e hanno una popolazione addirittura più antica di quella cinese”. Gli stessi esperti che hanno condotto la ricerca lanciano infine un avvertimento chiaro per il futuro della Cina, Paese capace di migliorare rispetto al passato ma davanti a uno scenario preoccupante per il domani. “Rispetto al 2019 – scrivono gli esperti nel presentare il loro studio – si prevede che le morti premature a livello nazionale aumenteranno, soprattutto nel periodo 2030-2060.Il grande invecchiamento futuro della popolazione è il fattore principale che contribuisce all’aumento dei rischi per la salute. In conclusione, l’inquinamento da Pm 2,5 in Cina negli ultimi 19 anni ha provocato un gran numero di morti premature che saranno ulteriormente aggravate dall’invecchiamento della popolazione. Pertanto è imperativo attuare misure di controllo della qualità dell’aria più rigorose per mitigare i futuri rischi per la salute associati all’inquinamento da Pm 2,5”.