Austria dice addio al gas russo grazie alle acque reflue
L’Austria è stata più volte criticata per la suadipendenza dal gas russo, soprattutto in concomitanza con la guerra ucraina, ma ora una possibile soluzione al problemasembra venire finalmente da un progettoa basse emissioni di carbonio cheha preso vita a Vienna a partire da dicembre 2023,in seguito a un investimento iniziale di 70 milioni di euro stanziato nel 2020. In sostanza “la città dei sogni e della musica” ha pensato di provare atrasformare leacque refluein una risorsa utile, pompandole in tre nuove tubature dedicate al riscaldamento e poi attraverso i circa 1.300 chilometri di tubi che corrono sotterranei lungo la città,con l’importante contributo della centrale idroelettricae con la collaborazione di una fabbrica francese parte dell’azienda americanaJohnson Controls. Sembra che si tratti dell’impianto attualmente più potente nel suo genere nel Vecchio Continente,in grado di fornire calore fino a 56.000 abitazioni.Le vecchie caldaie a oggi sarebbero quindi sparite dalla capitale austriaca, che ha poco meno di 2 milioni di residenti. La responsabile del progetto è una donna specializzata in decarbonizzazione e nuove tecnologie,Linda KirchbergerdiWien Energie, il principale fornitore di energia della città: l’esperta ha definito il nuovo sistema di trattamento delle acque di scaricouna risorsa 100% locale e rinnovabile. Secondo l’analista, inoltre, questo nuovo impianto può garantire al territorio circostante sia rifornimenti energetici sicuri sia la stabilità delle tariffe: quest’ultimo è un fattore non di poco conto, in un contesto di incertezze, tensioni e crisi internazionali che hanno visto il rincaro dei prezzi in ogni ambito della vita e nelle bollette in particolare. Se al momento oltre il 40% del consumo finale di energia per il riscaldamento e per l’acqua calda a Viennaè ancora assicurato dal gas naturale, le prospettive per il futuro promettono di essere positive: entro tre anni, ben112.000 case in totale saranno agganciate a questa rete innovativa, tra le più grandi in Europa. Infatti si tratta di un sistema che acquista maggiore efficacia e redditività con l’aumentare degli edifici e delle strutture coinvolte. In effetti le acque reflue potrebbero rappresentare una fonte di energia rinnovabile davvero importante, come l’Unione europea ha riconosciuto ormai già sei anni fa, con la lotta ai cambiamenti climatici sullo sfondo (ma non troppo). Tra l’altro scorrono in abbondanza sotto le città: non a caso diversi centri urbani di tutto il Continente risulterebbero molto interessati a questa possibilità. Il tema è abbastanza sentito nell’ambito dell’Ue dovecirca la metà delle abitazioni è alimentata da combustibili fossilie il riscaldamento produce circa 4 miliardi di tonnellate di CO2, una quota corrispondente all’8% delle emissioni nocive globali. Meno di due mesi fa l’Austria aveva impresso un’accelerazione alla volontà diporre fine al contratto a lungo terminecon la società energeticaOmvper l’acquisto di gas russo daGazprom, un’intenzione certificata anche dagli interventi pubblici della ministra dell’EnergiaLeonore Gewesslerdei Verdi.