Il valore (in)compreso delle parolacce

 

Si chiamaComunicazione e parolacce, ilcorsopartito il 20 febbraio all’UniversitàIULM di Milanoe riservato a tutti gli iscritti alle tre facoltà dell’ateneo. Articolato in6 lezioniper un totale di 12 ore di insegnamento, questo percorso formativo basato sull’analisi e sullo studio dei turpiloqui è ilprimo in assoluto nel nostro Paese ma non nel mondo. Precedentemente, infatti, alcune realtà accademiche internazionali, comelaNorthwestern Universitydegli Stati Uniti e l’Aston Universitydell’Inghilterra, avevano già affrontato la tematicasotto diversi punti di vista. Nello specifico, la ricerca dell’ateneo inglese ha voluto evidenziare come nell’allora 2021 lostudio delle parolaccefosse considerato quasi untabùquando invece questitermini rientravano e rientrano tuttora nelle conversazioni quotidiane delle persone, che spesso tramite l’utilizzo di un determinato turpiloquio riescono a trasmettere meglio che con altri vocaboli pensieri, emozioni e considerazioni. In un certo senso, l’ateneo milanese mira anche a questo:esaminare una parte del nostrolinguaggioche spesso non viene accettato ma che è capace di suscitare forti emozioni, fatto di parole che molte volte riescono anche ad alleviare argomentazioni spiacevoli dando un tocco di leggerezza e umorismo. Vito Tartamella, giornalista e docente del corso alla IULM, afferma al riguardo «che non ha senso fingere che queste espressioni non esistano. Al tempo stesso, però, bisogna imparare a riconoscerne il ruolo e questo è possibile solo studiandone la loro lunga stratificazione culturale e antropologica». A questo punto può sorgere spontanea la seguente domanda:quante parolacce italiane esistono?Il sito HabboLife Forum riporta che neidizionari classici come lo Zanichelli, si possono trovare ben 300 vocaboli di questo tipo. L’Italia sembra essere infatti in cima alla classifica tra i Paesi che utilizzano un linguaggio estroso soprattutto da parte dai giovani con un’età che va dai 16 ai 24 anni. Inoltre, sembra che ilgenere maschile si servi delle parolacce almeno 11,6 volte al giorno contro il 6,3 di quello femminile. La situazione sembra essere diversa in Inghilterra, visto cheTony McEnery, linguista dell’University of Leicester, asserisce che contrariamente a ciò che avveniva 10 anni fa l’uso del vocabolo “fuck” è statodimezzato dagli uomini e quintuplicato invece dalle donne. Secondoalcuni datidiPreply, la piattaforma online per l’apprendimento delle lingue,Venezia, Brescia, Padova e Genova sono le città dove vengono pronunciate dalle 19 alle 14 parolacce al giornoverso sé stessi ma anche gli altri, ovvero gli amici, i colleghi di lavoro e i parenti. Anche da quest’ultima analisi è evidente che, nonostante si tratti di una verità spesso taciuta e della quale socialmente ci si vergogna,le imprecazioni sono forme d’espressione comunie quindi non andrebbero troppo demonizzate. L’etimologia non aiuta molto considerando che il significato di “parolaccia” data dal vocabolario online Treccani è “parola sconcia, volgare”. Lo stesso vale per la lingua inglese, dove il termine viene tradotto come “bad word” (brutta parola, parola cattiva) o “dirty word” (parola sporca, brutta parola). Tuttavia,è importante andare sempre oltre il significato delle parolecome insegna anche la filosofia del linguaggio di Aristotele.