Quanto pesa essere una donna di successo?

Quanto pesa essere una donna di successo?

 

Avete presente quando in un particolare momento della vita ditebasta a qualcosa? «Da ora in poi basta relazioni, mi concentrerò solo sul lavoro». «Ormai per quella posizione professionale non mi richiameranno più, cerco altro». Quante volte abbiamo ripetuto queste parole prima di scontrarci, per caso, contro ciò da cui stavamo scappando. Ecco,Melissa PanarelloinStoria dei miei soldi(208 pagine, Bompiani editore) riesce a fare esattamente questo: sorprendere. Un libro da leggere d’un fiato, senza accorgersi del tempo che scorre attorno a noi. Un romanzo che finché non ci si immergenon fa capire esattamente dove porterà. Badate bene però, non perché la sinossi non sia chiara, anzi. Ma perché è solo iniziando la lettura che si comprendela potenza e il significato di un raccontoche snoda, con estrema naturalezza e fluidità,temi che nella nostra società sono ancora considerati un tabù. In particolare, il binomio donna-soldi. Partiamo dal principio.Clara Tè il nome con cui Panarello battezza la sua nuovaprotagonista, un’attrice acui nessuno ha spiegato il peso del successo per una donna ealla quale hanno fatto credere che in fondo, questa fama, nemmeno se la meritasse. Un’attrice, collegata all’autrice (che senza mai esplicitarlo nelle pagine è colei che ci accompagna nel viaggio introspettivo di cui inevitabilmente il libro è il biglietto) per il ruolo diprotagonista nella rappresentazione cinematografica tratta da un componimento narrativo di Melissa, scritto molti anni prima. Il primo incontro tra le due è casuale e avviene tanto tempo dopo quel film che portò Clara alla notorietà. La stessa che la condusse nel baratro. Inizia esattamente così e continua in un percorso in cui il tempo è scandito-come dice il titolo-dagli estratti conto e daisoldiche ha ricevuto e che si è vista poi portare via.La profondità colpisce fin dalle prime righe. Un aggettivo che non deve essere percepito come pesantezza, anzi. Realismo, piuttosto. Iltono di voceutilizzato da Panarello è cosìscorrevole, talvolta ironico, leggero e al tempo stesso toccante che, girata l’ultima pagina, ci si sorprende ancora perché il desiderio è quello di esplorare un altro capitolo. O forse la speranza che ci sia una fine diversa. E invece termina così, con la realtà dei fatti.Le parole sono scelte appositamente per arrivare a tutti, ai giovani, agli adulti, alle donne e agli uomini. E il significato anche. Alcune frasi vengono ripetute più volte, anche se in modo differente. E se apparentemente possono sembrare insignificanti, riflettendoci non lo sono affatto. Parafrasate, recitano più o meno così: «Ero giovane e nessuno mi diceva niente». «Pensavo fosse normale». «Mi sentivo in colpa per avere tutto queldenaro». È qui che ci si accorge di quantol’autrice non stia più facendo appello all’immaginazione.Tanto da chiedersi se effettivamente sia un romanzo tratto da un accadimento vero. In realtà sì, ma non nel modo in cui siamo abituati a pensare. Storia dei miei soldisi mostra inizialmente come unracconto autobiografico della vita di Melissa e Clarama è a metà che si trasforma inquello di tutte le donne che, quotidianamente, si trovano a dover giustificare i propri successi. Si sentono in colpa per la felicità ricavata dal proprio lavoro o dalla realizzazione professionale, tanto da preferire di perderla, alla fine. Partendo dal sorriso e poi con tutto il resto. Una narrazione portata allo stremo, certo, di fantasia. Ma nemmeno così tanto. È lospecchio di una societàin cui questo è ciò che accade e, per chi vuole, è un modo per aprire gli occhi. Storia dei miei soldiè un libro che si comincia pensando di sapere chi si è, e alla fine ci si accorge di non essersi mai conosciute davvero, fino a quel momento. Perché in un modo o nell’altro, chi più chi meno,Clara siamo tutte quante.