L’Europa guarda al nucleare, con 12 Paesi in prima linea

 

“Le proiezioni dellaCommissione europeamostrano chele fonti dienergia rinnovabili, in maggioranza, sono integrate dall’energia nuclearee costituiranno la spina dorsale dellaproduzione di energia elettricadell’Ueentro il 2050”. La presidente dell’esecutivo dell’UnioneUrsula von der Leyenè intervenuta così al primoSummit sull’energia nucleare 2024aBruxelles, sostenendo la teoria secondo cui per garantire la competitività economica dei Paesi membri “l’energia nuclearepuò fornire un’ancora affidabile per i prezzi dell’elettricità”. Intanto, sul terreno, èla Franciaa portare avanti le ragioni delnuclearenel Vecchio Continente, dove da circa un anno una dozzina di nazioni esprime posizioni favorevoli nei confronti di quella traiettoria energetica, mentreRomaper il momento preferisce stare a guardare che succede. Gli oltre 50 reattori di Parigid’altra parte generano 2/3 dell’elettricità nazionale, in un settore nazionale che dà lavoro a 125.000 persone, pronte a diventare 155.000 in meno di dieci anni, e che si fonda molto sull’apporto di know-how di esperti qualificati provenienti dall’estero – in particolare dall’Italia, che continua a sfornare specialisti nonostante l’abbandono delnuclearerisalga a circa quarant’anni fa. La coalizione, che ha come denominatore comune il desiderio della cosiddetta “sovranità energetica”, vede in prima linea inoltre Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia. Il dibattito sul tema è partito dalla ricerca di evidenze sul fatto che si tratti diuna fonte energeticaeffettivamenteeco-sostenibile, capace di portare avanti la lotta controle emissioni inquinantie di guidare la transizione verso la neutralità climatica. Successivamente la strategia di questa “alleanza nucleare” ha virato verso nuovi orizzonti: adesso prova a cercare finanziamenti, a rafforzare il settore industriale e a consolidare le competenze specializzate in questo ambito tecnologico, in costante crescita sia nel mondo militare sia in quello civile. L’energia nucleareinfatti continua a presentare una criticità, oltre alla gestione delle scorie: il costo. È molto più cara rispetto allerinnovabili. Se si risolvesse questo nodo, magari attraverso sussidi concessi dalle istituzioni europee, si lavorerebbe poi a una semplificazione amministrativa per favorire la concessione delle autorizzazioni e la creazione di altri impianti. Il ritorno in auge di questo tipo dienergiaè iniziato con la complicità dellaguerra tra Russia e Ucraina. Fra le conseguenze più note di quel conflitto, oltre alle evidenti tensioni internazionali sul piano diplomatico ed economico, ci sono le interruzioni nelle esportazioni e quindi negli approvvigionamenti delgas di Mosca, su cui l’Occidente faceva in larga parte affidamento. Nel frattempo un recente rapporto dell’Agenzia internazionale per l’Energia, che ha sede proprio a Parigi, manda un altro segnale in quella direzione prevedendo chela produzione di energia nuclearepotrebbe far registrare un primato storico nel 2025.