“No kids” area: fenomeno in crescita
Ultimamente pare esserci una certainsofferenza nei confronti degli under 15, apertamente manifestata sui social media, ma palesata tranquillamente anche nella vita reale. Bambiniebambinein primis, ma ancheadolescenti, per moltissime persone rappresentano unfastidio, soprattutto in determinati ambienti o circostanze. Le lamentele più frequenti sono quelle deiviaggiatori infastiditi dalla presenza rumorosa deifiglialtrui, considerati una vera e propria calamità. Non di rado, per fare un esempio, si verifica questa situazione: siamo intrenoo inaereoe il bambino/ragazzino occupa proprio il posto davanti oppure accanto al nostro e da quando si siede finché, finalmente, si giunge a destinazione è un concerto dirumori, suoni di vario tipo, incluso il chiamare un centinaio di volte i genitori per qualunque cosa. Ma può andare peggio, come quando ci troviamo in aereo e il fanciullo che occupa il sedile dietro al nostro pensa bene ditrasformare il nostro schienale in un pungiballper sgranchirsi le gambe! Il tutto conil genitoreseduto accanto a lui, tranquillo, che evidentementenon ritiene sia necessario rimproverarlo(esperienza diretta!). Questo aneddoto raccoglie e (in parte) giustifica le motivazioni del proliferare delle situazioniNo Kids. Ma perché al bambino non viene insegnato a rispettare lo spazio altrui e l’adulto non ha la sufficiente tolleranza nei suoi confronti? Gli ingredienti principali per rispondere a questa domanda sono due: da un latoun’educazione precaria, che vacilla e non sempre sa impartire quelle poche e semplici regole del convivere con gli altri; dall’altro lamentalità anti-famiglia,che sta guadagnando sempre più terreno, e che ci fa percepire i bambini come un peso anziché come una ricchezza per il domani. Il prodotto di questi fattori è ilcontinuo proliferare dialberghi, ristoranti, spiagge, villaggi turistici, centri termali e altriluoghi che vietano l’ingresso ai bambinie, in alcuni casi, anche agli adolescenti fino ai 15 anni di età. Infatti, il messaggio che deve arrivare chiaro è: maggiore relax, migliore vacanza, senza bambini. Il sito tedescoUrlaub ohne Kinder(attualmente chiuso) aveva fotografato lasituazione pre pandemiada Covid19 e i numeri mostravano unatendenza in forte crescita in tutta Europa, Italia compresa. Ormai le espressionichild freeefamily orientednon ci sorprendono più, anzi,le ricerchiamo accuratamente mentre interroghiamo il web per decidere la meta della nostra prossima vacanza. Chiaramente, se rientriamo nella schiera dei “without children stay better”, saremo interessati al primo, mentre se siamo genitori in cerca di una struttura in cui soggiornare con figli al seguito, il nostro filtro di ricerca sarà puntato sul secondo. Se un ristorante espone sul proprio sito la diciturachild freesignifica che il gestore ha fatto la scelta diescludere dalla clientela persone sotto una certa età,per garantire la tranquillità degli adulti, consapevole che che a volte i bambini abbiano un comportamento alquanto molesto, sotto agli occhi di genitori indifferenti. La tranquillità di alcuni però può trasformarsi in un grossoproblema per altri(genitori con figli), che si vedono chiudere le porte in faccia da diverse strutture. Vivre sans(Vivere senza), l’ultimolibrodi Mazarine Pingeot, scrittrice francese e docente associata di filosofia presso l’università Paris VIII, tratta il tema dellafilosofia della mancanza, doveil ‘senza’è inteso come sinonimo dimigliore, e il concetto dino kidsrappresenta una raccomandazione con uno scopo finale positivo, alla stessa stregua di “senza alcol” o “senza glutine”. Sembra unoslogan commerciale. Sembra o lo è? a ogni modo, funziona ed è decisamente efficace. E se funziona, in base alle più basiche regole del mercato, vuol dire che c’è domanda. Ma che fine ha fatto il metodo Maria Montessori? Sì, perchéincludere i bambini, anziché allontanarli, creando degli spazi dove si possano esprimere, è la base per cresceregli adulti sereni di domani, un fatto che porta giovamento alla società nell’interesse di tutti noi alla fine. Invece la tendenza contemporanea va proprio nella direzione opposta, perseguendo la creazione didue mondi paralleliche non si devono disturbare a vicenda.Da una parte, spazi e occasioni di divertimento ad hoc peri più piccoli;dall’altra, locations e situazioni riservate al relax e allo svago degliadulti. Come se gli uni e gli altri dovessero stare a osservarsi a debita distanza, senza interferire, esattamente come quando guardiamo il contenuto prezioso di una teca in vetro con sotto il cartello “No touch”. La domanda da porci èdove ci porterà questo atteggiamento alla continua ricerca di no-children zone?