Greenwashing: più di 9 investitori su 10 non si fidano dei bilanci di sostenibilità

Secondo il rapportoGlobal Investor Survey, realizzato daPwC, la maggior parte degliinvestitori(94%) non si fida dei rapporti di sostenibilitàredatti dalle aziende: sospetta che siano basati solo su azioni digreenwashinge che contenganoinformazioni non veritieree non supportate da prove concrete circa il reale impegno ambientale, sociale e di governance (Esg). L’indagine (giunta al suo terzo anno consecutivo) ha intervistato345 investitori e analistidi diverse aree geografiche, classi di asset e approcci di investimento per ottenere informazioni suifattori che influenzano maggiormente le società in cui investono.È emerso un ampio consenso sull’importanza dellequestioni Esg,con il 70% che concorda sulla necessità di incorporare i fattori ambientali, sociali e di governance direttamente nella propria strategia aziendale, mentre il 75% afferma che la gestione dei rischi e delle opportunità legate alla sostenibilità da parte delle aziende sia un fattore importante nel processo decisionale. In aumento, poi, l’attenzione degli investitori sul rispetto del costoche gli impegni di sostenibilità hanno: il76%ritiene che queste informazioni sianoimportantio molto importanti. Il75%concorda sul fatto che le aziende dovrebberorivelare il valore monetario del loro impattosull’ambiente o sulla società, in aumento rispetto al 66% del 2022. Tuttavia, queste esigenze spesso non trovano soddisfazione:oltre 9 investitori su 10 diffidano dai bilanci di sostenibilità, sottolineando forti dubbi sull’affidabilità dei report e delle informazioni usate. Questa percezione è dovuta anche dalla mancanza di garanzie: gli investitori si rivolgono infatti alle autorità di regolamentazione e agli standard setter per creare chiarezza e coerenza nella rendicontazione delle aziende. Il57% degli investitoriha affermato che se le azienderispettassero le normative e gli standard(incluse le norme sulla divulgazione climatica proposte dalla Sec negli Stati Uniti e gli standard Issb), soddisferebbero le loro esigenze di informazione per il processo decisionale. Inoltre, l’85% afferma che una ragionevole garanzia (simile alla revisione dei rendiconti finanziari) darebbe loro fiducia nelreporting di sostenibilitàin misura “moderata”, “ampia” o “molto ampia”. Un esempio di normativa è laCorporate Social Responsibility(Csr),che dal 2024 si applica a tutte le imprese con più di 250 dipendenti, un fatturato superiore a 50 milioni di euro e un bilancio annuo di circa 43 milioni. A rendicontare i bilanci saranno quest’anno 50.000 aziende in tutta Europa, di cui 6.000 Pmi italiane, con una virtuosa reazione a catena, dal momento chenei report saranno inclusi per obbligo anche i fornitori,a loro volta tenuti a rispettare i parametri di sostenibilità. Altro caso è la normativa approvata recentemente dal Parlamento Uein materia digreenwashing,che punta a rendere l’etichettatura dei prodotti più chiarae affidabile, vietando l’uso di indicazioni ambientali generiche come “rispettoso dell’ambiente”, “rispettoso degli animali”, “verde”, “naturale”, “biodegradabile”, “a impatto climatico zero” o “eco” se non supportate da prove concrete. Saranno vietate tutte leindicazioni infondatecirca la durata dei prodotti e la loro riparabilità e le informazioni sulla garanzia dovranno essere più visibili. Verrà creato inoltre un marchio armonizzato atto a favorire i prodotti con una garanzia più estesa; in più, anche i marchi di sostenibilità saranno regolamentati, data la confusione che la loro proliferazione e l’assenza di dati comparativi causano. Ibenefici effettivi all’interno delle aziendeche redigono un bilancio di sostenibilità sono evidenti; miglioranol’efficienza, abbattono icostie favoriscono politiche aziendaliconsapevolinel lungo termine, consentendo migliori valutazioni costi/benefici e un costante monitoraggio dell’effettivo rispetto di standard di performance, leggi, normative e iniziative volontarie. Esternamente, le imprese migliorano la lororeputazione, dimostrano agli stakeholders il valore dell’organizzazione, e mitigano gli impatti negativi sociali, ambientali e di governance(Esg). SecondoArb, società che fornisce consulenza alle aziende in un’ottica di sviluppo sostenibile, affinché non sia “puro greenwashing”, un bilancio di sostenibilità necessita di unamappatura approfondita sui rischi e le opportunità del report, impiegando dati scientifici e affidabili e senza mai omettere degli obiettivi non raggiunti (per evitare ripercussioni sulla reputazione aziendale); inoltre, è necessario che la stesura sia fatta in tempi adeguati (dai 4 ai 6 mesi) e veda coinvolti gli stakeholder in maniera diversificata. Il lavoro, inoltre, può essere facilitato da un apposito comitato disostenibilità.