I suoni delle barriere coralline fanno bene

 

Potevamo già immaginare chei rumori dolci del mare, delle onde e del bagnasciuga sulla spiaggia facessero davvero bene alla salute, per non parlare dei benefici conclamati della musica, ma comunque ora scopriamo cheil suono dellebarriere corallinepiù sane potrebbe addirittura incoraggiare quelle degradate a rigenerarsi e salvarle. Il fatto chele larve dei corallitendessero a nuotare verso le barriere era noto grazie a precedenti indagini. Ora però unostudio caraibicodimostra infatti che, se vengono immerse in paesaggi sonori marini, hanno maggiori probabilità di insediarsi su barriere danneggiate. Ma come si possono riprodurrei suoni della barriera corallina? Con altoparlanti subacquei naturalmente, come se ci fosse una radio impermeabile all’acqua capace di trasmettere le sue frequenze con tanto di sub-deejay e consolle. Forse è meglio riportare subito a riva la fantasia. Nel dettaglio gli altoparlanti sono stati installati in tre barriere al largo diSt John, la più piccola delleIsole Vergini americane, neiCaraibiappunto. Gli studiosi hanno potuto misurare quantelarve di corallosi sono depositate su pezzi di ceramica simile a roccia in contenitori sigillati di acqua di mare filtrata, collocati fino a 30 metri dagli amplificatori stessi. In questa maniera i ricercatori sono arrivati a un esito scientifico importante. Nella barriera degradata diSalt Pond, l’unico sito in cui per tre notti sono state riprodotte registrazioni di schiocchi, gemiti, grugniti e graffi o comunque i rumori tipici diun ecosistemain salute, si sono depositate più larve rispetto agli altri luoghi “senza musica”. I dati sono pubblicati sulla rivistaRoyal Society Open Science. In sostanza,le larve di corallohanno registrato probabilità fino a sette volte maggiori di stabilirsi inuna barriera corallinain difficoltà. La studentessa di biologiaNadège AokidelWoods Hole Oceanographic Institution, nel Massachusetts,ha detto alGuardianche gli altoparlanti marini potrebbero riuscire ad attirare anchei pesci. Nella ricerca tra l’altro è stato coinvolto il biologo marino dell’University of BristolSteve Simpson, un vero pioniere che da vent’anni studia il rapporto tra suoni e barriere coralline. D’altra parte dagli anni Cinquanta in poi il Pianeta ha perso circa la metà delle suebarriere coralline, oltre agli habitat naturali in generale, specialmente a causa del riscaldamento globale, dellapescaeccessiva, dell’inquinamentoe delle epidemie. Tra le soluzioni messe in campo, anzi in mare, per contrastare la situazione ci sono tecniche comeil reimpianto con coralli allevatiin vivaio elo sviluppo di ceppi resilienticapaci di resistere al riscaldamento delle acque. In conclusionele barriere corallinesono i primiecosistemi marinida salvare, proprio perché potrebbero essere i primi a scomparire a causa delcambiamento climaticoe delleemissioni inquinanti. È una dura corsa contro il tempo, per garantire il loro futuro, e forse un po’ di “musica marina” potrebbe aiutare.