Wall Street: ecco la startup che trasforma le canzoni in titoli in borsa

 

Una nuovastartupdi investimenti musicali chiamataJkbxpermette ai fan di condividere il successo dei loro musicisti preferitiacquistando titoliil cui valore deriva dalleroyaltiesdi streaming di un artista. Fondata nel 2022 da Sam Handel e John Chapman della società di venture capital e private equityDundee Partners,Jkbxvanta tra i suoi numerosi investitori aziende comeSpotify, Red Light ManagementeBertelsmann Digital Music. L’innovazione apportata dalla startup: la possibilità diacquistare titoli legati alleroyaltiesdelle canzoni(ovvero al pagamento fatto all’autore del brano ogni volta che viene resa disponibile la sua musica); tuttavia, ciò è stato possibile solo negli ultimi giorni, a seguito dell’autorizzazione dellaSecurity and Exchange Commissiondegli Usaper la compravendita di questi prodotti. Jkbxvende quote di royalty agli investitori al dettaglio attraverso ilTier 2del Regolamento A ai sensi delSecurities Act. Il regolamento A consente aJkbxdiportare gli investitori in una classe di attività raramente aperta agli investitori non istituzionali.I singoli utenti possono visitare il sito web della startup peracquistare titoli dal catalogo dei brani.Jkbxpresenta circa85 prodotti in vendita, tra cui lehitHalodi Beyoncè,Rumour Has Itdi Adele eBonfire Heartdi James Blunt. Tra gli altriartisti: U2, Stevie Wonder, Major Lazer e gli OneRepublic. È proprio Ryan Tedder, frontman degli OneRepublic, a essere tra i protagonisti di questa vicenda: il cantautore ha infatti prodotto ben 69 dei brani presenti all’interno del catalogo. In alcuni casi,la cessione dei diritti è solo parziale;uno di questi è la canzoneWelcome to New Yorkdi Taylor Swift(l’unica dell’artista presente suJkbx)i cui diritti sulle royalties sono stati ceduti dal produttore, ma non da Swift.Tedder ha venduto una quota di maggioranza nel suo catalogo editoriale aKkrnel 2021 per 200 milioni di dollari. I guadagni deriveranno dal rendimento della canzone sul mercato.Ogni volta che una canzone vieneriprodottasu unapiattaforma di streaming,così come in un film o in un programma televisivo, genererà guadagni per il titolare dei diritti.EJkbxsta permettendo al grande pubblico di ottenere una fetta di quel flusso di reddito. Ovviamente, i rendimenti non sono elevati se paragonati con altri tipi di investimenti; si aggirano “solamente” attorno al 3%. Iprezzi dei titoli sono fissie legano dunque il rendimento non tanto alle oscillazioni sul mercato, quanto alricavo effettivo dalle royalties;e per rivendere le obbligazioni,Jkbxha annunciato l’intenzione di aprire unmercato secondario dedicato alla compravendita delle stesse. Target di mercato a cui si punta maggiormente sono i cosiddettifandom, che hanno dato più volte dimostrazione di spendere anche parecchi soldi per prodotti legati alle proprie celebrità preferite, complice una forte componente emotiva nella scelta dei consumi. L’ulteriore spinta a promuovere e pubblicizzare le partecipazioni potrebbe aumentare la fetta di potenziali investitori, causando un effetto a catena dai larghi profitti. MaJkbxnon è stata la prima azienda a proporre questo prodotto. Già neglianni ’90,Wall Street aveva trasformato i prodotti musicali in beni finanziari,quando David Bowie esordì con iBowieBonds. Si trattava di una forma di cartolarizzazione, che fu resa possibile perchéil cantante aveva abilmente mantenuto il controllo sulla totalità dei diritti sulla propria opera, rimasti in suo possesso al 100%.Bowie aveva negoziato con una banca d’affari per ricorrere a quel prodotto; una strada che poi sarebbe stata percorsa anche da altri colleghi, come Rod Stewart, James Brown e il gruppo di heavy metal Iron Maiden. Si stima che, attraverso questi bonds, la star abbia guadagnato 55 milioni di dollari. E già nel 2008,SongVestaveva propostoSongShares,il proprio prodotto diroyalties frazionate in un ambiente regolamentato. Tuttavia, a causa della crisi di Lehmann Brothers, la vendita è stata estremamente ridotta e difficile. Infine, altri casi simili vengono dall’Europa. In Lussemburgo,ANote Musicè un mercato in cui sono offerte royalties musicali sotto forma di Nft, in un contesto in cui a guidare il rendimento sono le criptovalute. A giugno dell’anno scorso, il marketplace leader in Ue ha annunciato la partnership conLithuania Hq,etichetta specializzata in Edm -electronic dance music, che vanta oltre 10 miliardi di streams sulle principali piattaforme streaming; ciò ha aperto a un catalogo che include16 brani del Dj lituano Dynoro(tra cuiIn My Mindcon Gigi D’Agostino) la cui valutazione si aggira sui 990.000 euro. Wall Streete l’industria discografica, dunque, si avvicinano sempre più e i segni dell’ingresso dell’alta finanza all’interno della produzione musicale sono già evidenti. Se la cartolarizzazione dei brani produrrà gli effetti sperati, è ancora tutto da vedere. Sicuramente, cruciali saranno gli investitori che, per la prima volta, potrebbero non essere azionisti qualsiasi, ma vere e proprie“army” di fan pronti a supportare (a qualunque costo) il proprio artista.E chissà che nei prossimi tempi, la finanza musicale non sarà dominata proprio da “swiftie”, “arianators” o “sheerios” (i fan di Taylor Swift, Ariana Grande, e Sheeran).