Tik Tok: aspettative, ansie, delusioni e fragilità lavorative trovano casa

Tik Tok: aspettative, ansie, delusioni e fragilità lavorative trovano casa

 

Parafrasando uno degli incipit più abusati della storia della letteratura, “tutte le carriere di successo sembrano simili tra loro;ogni carriera insoddisfacente è insoddisfacente a modo suo”. Per questo così tante voci online si susseguono nel riportare aspettative, ansie, delusioni e fragilità del mondo del lavoro contemporaneo. Anche se ogni storia è diversa alcuni schemi e perplessità ci consentono però di tracciare un quadro – non molto rassicurante – di come viene percepito illavorooggi e soprattutto di come le persone perdono il lavoro oggi. Dai lazy girl jobs al loud labouring Sui social media, si sa, le persone, in particolar modo laGenerazione Ze iMillennial, tendono a condividere molto della loro vita, dalla terapia agli appuntamenti andati male passando per le proprie aspirazioni e le questioni legate al mondo del lavoro. Per questo sulle piattaforme si susseguono contenuti che in un flusso di coscienza collettivo proiettano lo spettatore nelle vite quotidiane di milioni di persone. Un flusso piuttosto significativo recentemente riguarda la cultura del lavoro. Specialmente suTik Tokle persone si sentono molto più libere di esprimere opinioni ed esperienze relative al proprio lavoro, aprendo le porte a un fenomeno che, prima dell’avvento dei social media, non si sarebbe mai sviluppato rapidamente su così vasta scala. Condizioni di lavoro sempre più difficili che stanno dando vita a fenomeni come ilazy girl jobs, ilquiet quitting, illoud labouring. Unlazy girl jobindica, tra il serio e il faceto, unlavoro dalle 9 alle 17 con uno stipendio sufficiente a coprire le spese e garantire una vita dignitosa. Un impiego che possibilmente non richieda la presenza fisica in ufficio e offra la flessibilità di prendersi delle pause, oltre a concedere tempo libero per sé stessi e per la famiglia. In sostanza, si tratta di unlavoro non stressante e con poche responsabilità. Ilquiet quittinga partire dalla pandemia già indicava un cambiamento sottile ma significativo nelle dinamiche lavorative. Mentre il mondo affrontava le sfide e le trasformazioni connesse alla situazione sanitaria globale, molte persone hanno iniziato ascegliere vie più discrete per abbandonare i loro impieghi facendo sostanzialmente il minimo indispensabile e senza troppa enfasi, riflettendo un desiderio comune di evitare tensioni o conflitti aggiuntivi in un periodo già delicato. Il fatto già che si parli di “licenziamento silenzioso” solo perché un lavoratore non fa straordinari è significativo: non è più sufficiente svolgere le proprie mansioni maè richiesto sempre un surplus anche in termini di entusiasmo e devozione. Sulla scia delquiet quitting, c’è anche la sua controparte ossia ilquiet firing, l’atteggiamento di totale indifferenza da parte dei datori di lavoro, il quale,cercando di esasperare il dipendente, dovrebbe portarlo a ad andarsene. SuTik Toksi parla anche diloud labouring, un termine che si riferisce a quelle persone che insistono nel richiamare l’attenzione sul fatto che stanno lavorando, indipendentemente dal fatto che stiano effettivamente svolgendo un lavoro produttivo o meno. Dentro al quittok Queste dinamiche stanno effettivamente rimodellando e rivoluzionando il concetto stesso di lavoro e come viene percepito dai lavoratori. Come dimostra il fenomeno del #quittok, l’hashtag che raccoglie video di persone che si licenziano o perdono il loro impiego, il lavoro è sempre una delle prime preoccupazioni, soprattutto dei giovanissimi. Sono video che includono hashtag come #quitmyjob e #iquitmyjob, che hanno rispettivamente 194,7 milioni e 41 milioni di visualizzazioni. Si inserisce in questo scenario ilWatch Me Lose My Job on TikTokche testimonia in particolar mood le esperienze di licenziamento di molti dipendenti americani che hanno perso il lavoro in massa. Questi video andati virali mostrano persone che piangono mentre parlano con le risorse umane o svolgono la loro routine quotidiana sapendo che a breve non avranno più un lavoro. L’hashtag raggruppa video addirittura di live suTik Tokche riprendono il licenziamentoo il momento in cui lo scoprono. Non solo Tik Tok Non succede solamente suTik Tok:#quityourjob suInstagramha oltre 120k di postma ce ne sono anche altri come #leavingjob o gli analoghi della piattaforma cinese, che anche qui testimoniano a mezzo video licenziamenti e dimissioni. SuX,moltipostsonodiventativiralicon testimonianze di persone che lasciano il lavoro per intraprendere una nuova carriera, migliorando la propria salute mentale e le condizioni di vita in generale. Esistono thread anche suReddit, comer/antiworkche conta oltre un milione di membri, eè diventato un punto di incontroin cui le persone possono parlare di come lasciare il proprio lavoro. Come riporta la sua descrizione, r/antiwork è un forum e un gruppo di sostegno per coloro che vogliono mollare il proprio impiego al grido di “disoccupazione per tutti, non solo per i ricchi!”.