Regolamento packaging e imballaggi: c’è l’accordo provvisorio Ue

Regolamento packaging e imballaggi: c’è l’accordo provvisorio Ue

 

IlConsiglio dell’Uee ilParlamento europeohanno raggiunto un’intesa provvisoria sulla proposta di regolamento sulpackaginge suirifiuti di imballaggio(Ppwr), inclusi nuovi divieti relativi allaplastica. Il tema è piuttosto sentito nel nostro Paese:l’Italiaa dicembre aveva votato contro, mentre le aziende sono abbastanza preoccupate dalle nuove regole. “Questo regolamentomira a ridurre i rifiuti causati dagli imballaggi, rendendoli più sostenibili, garantendo al contempo i più elevati standard di gestione”, ha ricordatola presidenza belgadi turno, sulla scia del trilogo – definito lungo ed estenuante – traCommissione europea,ParlamentoeConsiglio europeo. Il primo punto stabilito nell’accordo prevede la gradualeriduzione dei rifiuti da imballaggiocon determinate tempistiche. Si parte con una diminuzione del 5% da raggiungere in sei anni, entro il 2030, si passa al 10% nel 2035 e infine al 15% entro il 2040, come previsto nella proposta iniziale dellaCommissione. Sempre dal 2030, saranno vietati alcuni imballaggi in plastica monouso: si va dai packaging perfrutta e verdura frescanon trasformata alle borse di plastica leggere – sotto i 15 micron – fino alle confezioni per cibi e bevande che vengono riempite e consumate in bar e ristoranti. Lo stop riguarda poile porzioni individuali- condimenti, salse, panna e zucchero – ma anche gliarticoli in miniaturaper i prodotti da toilette negli hotel, come i bagno-schiuma in formato mignon. Un altro obiettivo delle nuove norme, fissato ancora entro il 2030, è il riuso di almeno il 10% degliimballaggi per bevande. Una nota delParlamento Europeoha specificato però che gli Stati membri potranno concedere una deroga di cinque anni a tali requisiti a determinate condizioni. In seguito al voto negativo di dicembre all’adozione del mandato negoziale delConsiglio Uesul regolamento degli imballaggi, unico dei 27 Stati membri a dire no, oral’Italiasembra più orientata ad accettare il nuovo compromesso stretto dalle istituzioni europee, seppure con margini di flessibilità. Roma in particolare sarebbe disposta ad accettare i divieti nel campo degliarticoli monousoe in generale delriusoma con una contrarietà di base nei confronti di un regolamento che, stando alle idee del governo, potrebbe implicare alti costi sociali ed economici. È la stessa sensazione espressa da diverse aziende. Tra le obiezioni più marcate, per esempio, spiccano le posizioni del mondo dell’ortofruttache, in mancanza di packaging e materiali adeguati, vede davanti a sé notevoli ostacoli nelle esportazioni, nella gestione delle forniture e nella conservazione dei prodotti. Tuttoil settore europeo del caffè, inoltre, risulta sul piede di guerra perché stando alle regole proposte dall’Ue le cialde e i packaging dei loro prodotti dovrebbero diventare compostabili entro quest’anno. Le imprese insomma chiedono più tempoper sostenere i costi di questa conversione tecnica, che tra l’altro richiederà di sostituire il parco delle macchinette per capsule. Alle difficoltà tra l’altro si aggiungono i problemi legati a una rigida normativa comunitaria sulle importazioni dei chicchi. Nel frattempo, la posizione dell’esecutivo italiano sembra essersi solo in parte ammorbidita. Dopo l’accordo europeoVannia Gava, Vice Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ha parlato ancora in termini di difesa del sistema industriale nazionale.